“Al mio tre, gridate forte: ‘Lo giuro!”. Devono sentirlo in tutta la città, devono sentirlo, da lassù, tutti i medici che hanno dato la vita per la nostra Professione”.
Con queste parole il Segretario della Fnomceo, la Federazione degli Ordini dei Medici chirurghi e degli Odontoiatri, Roberto Monaco, nella doppia veste anche di Presidente dell’Ordine di Siena, ha esortato i giovani colleghi che stavano per prestare il Giuramento, entrando a pieno titolo nella famiglia professionale. Si è conclusa così, con la lettura delle due formulazioni, quella tradizionale attribuita a Ippocrate, e quella moderna, la Giornata del Medico e dell’Odontoiatra, che, dopo gli anni bui della pandemia, si è svolta il 2 settembre scorso nella splendida cornice di Villa Vico Bello a Siena.
Ed è stata proprio una festa di famiglia, con le numerose autorità, locali e nazionali, intervenute a titolo amicale prima ancora che istituzionale: l’Assessore alla Sanità della Regione Toscana, Simone Bezzini, il Sindaco, Luigi De Mossi, il Vescovo, Card. Augusto Paolo Lojudice; per la Fnomceo, il Presidente, Filippo Anelli, il Vicepresidente, Giovanni Leoni, il Presidente della Commissione Albo Odontoiatri, Raffaele Iandolo; per i Sindacati medici, il Segretario di Anaao Assomed, Pierino Di Silverio, di Cimo-Fesmed, Guido Quici, di Fimmg, Silvestro Scotti. Infine, il Ministro della Salute Roberto Speranza, che non è voluto mancare, pur tra i molteplici impegni, per essere vicino ai giovani medici e odontoiatri, che costituiscono il futuro del Servizio sanitario nazionale.
A fare gli onori di casa, oltre a Monaco, il Presidente della Commissione Albo Odontoiatri dell’Omceo di Siena, Antonio Natale.
“Oggi l’Ordine consegna alla comunità senese i nuovi medici e i nuovi odontoiatri, giovani che hanno scelto questo mestiere per la voglia di mettersi al servizio degli altri – ha esordito Roberto Monaco (il discorso integrale nel file allegato) – ed è proprio a loro che voglio dedicare queste parole, perché da oggi prenderanno un impegno con la Professione, con il cittadino, con sé stessi. Cari colleghi, oggi entrate di diritto nella famiglia professionale medica, salvaguardatene il decoro con i vostri comportamenti quotidiani, mantenete alta la voglia di lottare per i vostri ideali ma soprattutto siate curiosi. La scienza ha questo di bello: che ti racconta sempre storie nuove. È come avere una chiave che apre tante serrature, con le quali entrare in queste stanze delle meraviglie”.
“Siate coraggiosi – ha continuato -. La parola “coraggio” è molto interessante: viene dalla radice latina cor, che significa “cuore”; quindi essere coraggiosi significa avere cuore, vivere con il cuore. Il coraggio vive nella nostra quotidianità, nelle scelte di tutti i giorni, nelle emozioni che ci guidano a comprenderci. È il coraggio di decidere una terapia, di ammettere un fallimento, di provare emozioni forti quando nasce un bimbo o muore un paziente, quando dovrete dire a un vostro paziente che le cure non possono più fare niente, che la medicina non è infallibile, che non esiste l’immortalità nonostante i passi in avanti della scienza. Ecco allora dovete avere il coraggio di stargli vicino, di ascoltarlo, di prendervi cura dei suoi ultimi momenti. Si tratta di un coraggio diverso, tenero, inerte ma importante per chi soffre e chiede a Voi vicinanza. Siate consapevoli che il medico oggi ha un ruolo fondamentale per la società, che non è solo garantire l’applicazione dell’articolo 32 della nostra Costituzione, articolo che noi tutti conosciamo ma anche di garantire l’art 2 la salvaguardia dei diritti inviolabili, come lo è il diritto alla salute, e ancora l’articolo 3 che recita che tutti i cittadini sono uguali e che lo Stato deve mettere in atto tutto quanto in suo potere per far sì che questo sia garantito. Chi meglio del medico tutelando la salute delle persone, di fatto garantisce tutto questo? E il medico garantendo questi diritti contribuisce a garantire la Costituzione e quindi la libertà e la storia di un paese civile. Per chi è medico poi è anche un obbligo Deontologico”.
“Nella vostra vita professionale potrete fare degli errori – ha concluso – non nascondeteli ma imparate da essi e non smettete mai di emozionarvi. Mi vengono in mente queste parole: “Usa le lacrime per irrigare la tolleranza, usa le tue sconfitte per addestrare la pazienza, usa i tuoi errori con la serenità dello scultore e infine usa gli ostacoli per aprire la finestra dell’intelligenza”. Ricordatevi che il camice che indossate quando visitate una persona lo portate tutta la vita, non sporcatelo per falsi traguardi e se proprio dovete è meglio sporcarselo con la polvere che fanno i sogni. Continuate a sognare. A Voi il compito di non smettere mai di sognare a noi il compito di lasciarVi un futuro migliore”.
Quello del Giuramento non è stato il solo momento emozionante della giornata: da “nodo alla gola” anche la premiazione dei colleghi con 25 e dei 50 anni di laurea – “una sorta di passaggio di testimone tra generazioni di una stessa famiglia professionale” la ha definita sempre Monaco – e quella dei professionisti delle strutture dell’Asl Toscana sud est che tanto hanno lottato contro il Covid-19. A ricevere la targa ricordo sono state le seguenti strutture: le Unità funzionali Igiene e sanità pubblica di Siena Valdichiana senese e Valdelsa, le Cure primarie di Siena Valdichiana senese e Valdelsa, le Usca senese, della Valdichiana senese e Amiata senese, della Valdelsa, il 118, la Medicina generale e i Pronto soccorso di Nottola, Campostaggia e Abbadia San Salvatore. Una targa è stata data alle contrade. Un riconoscimento è stato inoltre consegnato nelle mani del Ministro Speranza in rappresentanza del personale del Ministero della Salute, per il prezioso e grande lavoro svolto durante la pandemia.
“La premiazione ha interessato le strutture dell`Asl Toscana sud est, dell`Aous, i medici di medicina generale, i pediatri di libera scelta, i sumaisti e gli odontoiatri che sono stati maggiormente a contatto con la pandemia – ha detto Monaco -. È un segno di riconoscenza per il lavoro svolto, perché questi professionisti hanno portato in alto i valori etici del nostro mestiere. Certo è che bisogna considerare questo premio simbolico rivolto non solo a loro, ma anche a tutto il personale non medico ha combattuto e combatte il Covid-19 ogni giorno”.
Emozionato anche il Presidente della Fnomceo, Filippo Anelli, nel rivedere le immagini della parata del 2 giugno, alla quale, per la prima volta, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha chiamato a partecipare i rappresentanti delle Professioni sanitarie.
“Queste immagini – ha iniziato Anelli – per noi hanno rappresentato un grandissimo riconoscimento, il riconoscimento di una Professione che ha incarnato quei principi e quei diritti che sono nella Costituzione e li ha resi cogenti, veri, concreti. Credo che quell’emozione sia derivata soprattutto dall’affetto che abbiamo percepito, che abbiamo toccato con mano, dei tanti cittadini, di tantissima gente che in quella circostanza ci ha ringraziato. Oggi tocca a me ringraziare voi, ringraziare tutti i medici e gli odontoiatri per il lavoro fatto, straordinario devo dire. Ed è questo il messaggio che viene fuori oggi da questa giornata. Il messaggio che viene fuori oggi è quello di una professione viva, vera, che vive in mezzo alla gente, che vive i problemi della gente e li interpreta in maniera particolare perché le competenze che noi acquisiamo nei 9, 10, 11 anni del percorso di studi e poi con la formazione continua non sono sufficienti, non sono esaustive. Oggi, con il Giuramento, i medici dichiarano che quelle competenze sono vincolate, non possono essere utilizzate liberamente ma sono vincolate a quello che noi diciamo il bene della gente, del cittadino, del paziente che si affida al medico. E io direi ancora di più: sono vincolate perché i medici giurano che i pazienti sono tutti uguali, articolo 3 della Costituzione, giurano cioè che il diritto alla salute di cui all’articolo 32 è un diritto dei cittadini che si può attuare solo se i medici pensano di fare il bene del cittadino e se decidono insieme a lui, come dispone l’articolo 13 sulla libertà personale e autodeterminazione. Oggi medici e cittadini sono sullo stesso piano, le cure le decidono insieme”.
“Viene forte oggi un messaggio – ha aggiunto Anelli – che lanciamo al Paese: quello di una professione che può indicare la strada. E la strada è quella di essere coerenti con l’etica ma soprattutto con la Costituzione”. “Oggi noi siamo qui testimoni di quello che è successo – ha ricordato -. 375 morti: questo è il numero dei medici e degli odontoiatri che sono deceduti per il Covid. Un numero enorme. Ma fatto di passione, dedizione, di voler rispettare quel giuramento che è il giuramento di essere fedele ai principi della Costituzione. La abbiamo chiamata “Democrazia del bene”: noi medici facciamo coincidere il bene con i diritti della Costituzione”.
“Non c’è differenza di censo, lingua, religione, nazionalità: a qualsiasi persona che è presente sul suolo italiano – valgono anche i ponti delle navi, che sono suolo italiano – deve essere assicurato il diritto alla salute– ha proseguito -. L’aderenza a questi diritti diventa oggi il messaggio che vogliamo lanciare al paese, un messaggio di grande ripresa, di un paese civile che mette in pratica quei principi e condiziona il proprio sapere, capacità, abilità al rispetto di un’etica. I colleghi che hanno raggiunto i 25 e soprattutto i 50 anni testimoniano che la loro vita è stata fatta di dedizione e che il loro impegno è stato a favore del bene comune”.
“Ringrazio tutto il Consiglio dell’Ordine di Siena per l’invito e l’Esecutivo nazionale per il lavoro svolto – ha affermato ancora Anelli -. Un grazie particolare al Ministro Speranza per l’atteggiamento di ascolto e disponibilità. Questo percorso insieme è iniziato all’insegna della carenza di specialisti, dell’imbuto formativo. Per lavorare nel Servizio sanitario nazionale non basta la laurea, occorre la specializzazione o il titolo di Medico di Medicina Generale. Ebbene, tanti colleghi non potevano continuare il loro percorso formativo. Avevamo 6000 borse ogni anno, e si laureavano in 9000: siamo arrivati ad oltre 20000 medici che non potevano specializzarsi. L’intervento del Ministro e del Governo ha stanziato 30mila borse in due anni, e poi 12mila borse l’anno. Ha svuotato l’imbuto, garantendo una borsa per ogni laureato. Lo avremmo voluto per legge, questo intervento, per vincolare gli amministratori a una corretta programmazione. La carenza di medici non si risolve aprendo il numero chiuso a medicina. Non mancano i medici, mancano gli specialisti e tra un po’ di tempo avremo anche troppi specialisti. Forse ci dobbiamo pensare: 30mila oggi significa 30mila tra cinque anni e poi altri 60mila fanno 90mila. E allora, facciamo gli standard: quanti medici per posto letto? E per specialità? non sprecheremo risorse e avremo numeri reali rispetto a quelli attuali”.
“È stato straordinario – ha concluso – l’impegno per aumentare il Fondo sanitario nazionale. Dieci mld in più non sono ‘noccioline’, sono una realtà vera, un impegno del Governo importante. Sostenere il Servizio sanitario nazionale è stata un’azione fondamentale, è un’azione fondamentale. Al futuro Governo chiediamo un impegno ancora maggiore. Va bene il PNRR, vanno bene le risorse per cambiare le tac obsolete, le risonanze vecchie, per rinnovare le strutture, migliorare le infrastrutture, potenziare tutta l’infrastruttura tecnologica per l’intelligenza artificiale che man mano si affaccerà sempre più nell’esercizio della nostra professione. Ma oggi credo che a questi medici che hanno dato tutti se stessi per combattere il covid in maniera straordinaria vada riconosciuta tutta questa attività, e vada riconosciuta perché bisogna ridare dignità al lavoro. E la dignità del lavoro si basa su due pilastri fondamentali: una giusta remunerazione e un numero sufficiente di personale. Non soltanto di medici, ma di tutti: medici infermieri tecnici e così via. Perché non si può lavorare se non c’è quello spirito di équipe che Roberto Monaco richiamava. Ora serve un intervento speciale dello Stato, serve un intervento speciale del Governo per ridare fiducia alla Professione, per ridare lo stimolo alla professione. Sono convinto abbiamo bisogno di dare dignità al lavoro, come sancisce l’articolo 1 della Costituzione. Da questa sede oggi deve venir fuori questo ragionamento: dare un messaggio di fiducia al paese. E la fiducia viene se coloro che oggi operano all’interno del paese hanno etica e rispetto delle nostre norme costituzionali”.
“Questo è il primo appuntamento per voi dopo l’inizio della pandemia – ha detto il Presidente della Cao nazionale, Raffaele Iandolo –. Oggi siamo sotto attacco. C’è una crisi economica l’inflazione toglie valore d’acquisto, e il libero professionista è più in difficoltà. L’aumento del costo dell’energia acuisce queste difficoltà, che pure sono state tante e importanti. A febbraio 2020, all’inizio della prima ondata, abbiamo per scelta ridimensionato la nostra attività, per non fare incontrare le persone, con grave sofferenza per gli studi odontoiatrici e per i 63mila dentisti italiani. A maggio 2020 abbiamo pubblicato le nostre linee guida per la sicurezza che ci hanno garantito rispetto al pericolo del contagio. Siamo stati in prima linea nel sottoporci alle vaccinazioni. Ci abbiamo sempre creduto anche quando non c’era il Covid e poi ci siamo affrettati a vaccinarci”.
“E allora chiudo con tre raccomandazioni ai giovani – ha concluso -. La prima, che vale anche per i meno giovani è: leggete il Codice deontologico. Riservatevi un pezzettino del vostro tempo per leggerlo. La seconda è: mettetevi sempre nei panni del paziente, come fosse un vostro fratello. Fate nei confronti del paziente una dimostrazione di affetto e di considerazione, anche dal punto di vista della comunicazione, come se fosse un vostro parente stretto. La terza: non permettete che influenze esterne condizionino la vostra libertà. Decidete i percorsi diagnostici e terapeutici in piena autonomia. Difendete col coltello tra i denti la vostra libertà, la vostra autonomia, perché solo un medico o un odontoiatra libero e autonomo può fare seriamente il medico o l’odontoiatra”.
Ricco di riferimenti alla Costituzione anche l’intervento del Ministro della Salute, Roberto Speranza, che ha voluto ancora una volta ribadire il suo “grazie” al personale sanitario, rimarcando la necessità di valorizzarlo, considerando i fondi per la sanità come un investimento e non come un costo e togliendo i tetti di spesa.
“Vedo tanti volti di persone con cui abbiamo fatto un pezzo di strada in questi anni – ha esordito – di rappresentanti del mondo medico e sanitario: è un’occasione utile per dirvi innanzitutto grazie per tutto quello che avete fatto sinora, grazie perché il servizio sanitario nazionale è la pietra più preziosa che abbiamo e, se ha tenuto anche in un passaggio così difficile, è grazie alle donne e gli uomini che lo hanno animato. Oggi è una giornata molto particolare, ci sono tre generazioni diverse che stanno insieme, ci sono giovani che hanno da poco completato il loro percorso accademico, persone che sono arrivate al traguardo dei 25 anni e al traguardo dei cinquant’anni. Penso che ci sia un filo comune tra queste persone ed è la passione per la professione, è il senso più alto del provare a donare un pezzo della loro esistenza agli altri. Questo significa fare il medico: significa decidere che un pezzo essenziale della tua vita lo prendi e lo dedichi agli altri. E alla fine penso che non ci sia una professione, un lavoro più bello perché ti dà la possibilità di donare te stesso e nel donare te stesso aiuti gli altri, realizzi una comunità che sta meglio”.
Dopo un forte riferimento alla Costituzione, in particolare ai principi racchiusi nell’articolo 32, e all’universalità del Servizio Sanitario nazionale, Speranza ha ricordato come proprio il Servizio sanitario nazionale vada difeso “con il coltello tra i denti” e come i medici siano “il perno sul quale dobbiamo costruire il rafforzamento del Servizio sanitario nazionale”.
“Abbiamo lavorato insieme – ha ricordato il Ministro – e provato a fare tutto il possibile. Non è questo il momento di mettere in campo un’agenda dei tanti temi, però io penso che ci sia una questione enorme che continua a essere connessa con le risorse. Per troppo tempo si è avuta l’idea che le spese per la sanità fossero una spesa come le altre, per cui bisognava tagliare, stringere, darci delle regole che non facevano respirare il nostro Servizio sanitario nazionale. Negli ultimi tre anni – può sembrare un paradosso ma non è così – la vicenda del Covid ha cambiato l’ordine delle priorità e la stessa voce del Ministro della salute è diventata ad un tratto molto più forte perché ci sono momenti in cui la Storia cambia l’ordine delle priorità. E il Covid che è entrato in maniera drammatica nelle nostre esistenze, ha reso la voce del mondo della sanità molto, molto più forte. Si metteva nell’ultimo decennio un miliardo all’anno sul fondo sanitario nazionale. Sono arrivato che c’erano 114 miliardi. Concludo il mio mandato dopo tre anni con 124 miliardi, 10 miliardi in più in tre anni. Questa stagione così dura, così difficile ha avuto un lascito che dobbiamo provare a mettere a valore, trasformando la crisi più drammatica sul piano sanitario che si sia vista negli ultimi anni in un’opportunità di ripartenza”.
E, ha chiosato Speranza, “un servizio sanitario nazionale più forte è la premessa di ogni ripartenza possibile per il nostro Paese”.
“Il Covid ha insegnato tante cose – ha evidenziato – ma una più di tutte e io la porterò con me per tutta la vita. E cioè che alla fine, nel servizio sanitario nazionale la chiave essenziale è fatta dal fattore umano. Dalle persone, dalle donne e dagli uomini”.
Speranza ha ricordato quindi le attività a sostegno della formazione, l’aumento delle borse per la specializzazione e per la medicina generale, sino a riassorbire l’imbuto formativo. Per arrivare poi all’aumento del Fondo sanitario nazionale e delle risorse dedicate al personale.
“La lezione finale – ha sottolineato – è questa: che le risorse umane, le donne e gli uomini sono la ricchezza più grande che abbiamo. E quando dico “ricominciamo ad investire nel Servizio sanitario nazionale” dico, prima di tutto, che abbiamo bisogno di ricominciare a investire sulle donne e sugli uomini che lavorano nel Servizio sanitario nazionale, formarli al meglio durante tutto l’arco della vita, pagarli nel modo migliore possibile, perché questo è un grande tema. Per troppo tempo le questioni dei vincoli di bilancio ci hanno bloccato. Mentre si animava una certa retorica degli eroi del personale sanitario, che a me non ha mai convinto, avevamo ancora un modello di programmazione della spesa sanitaria costruito per silos chiusi e tetti di spesa. Quindi da un lato gli eroi, dall’altro lato una spesa per il personale con un tetto che era quello del 2004 meno l’1,4%. Pensate che paradosso. Questo tetto abbiamo iniziato a toccarlo, l’abbiamo alzato del 10%. Il miliardo che investiremo per il personale sanitario sulla medicina territoriale – penso alla medicina generale che è tanto importante e centrale per il lavoro che dobbiamo fare – è fuori finalmente dal tetto di spesa. Ma il tetto ancora esiste e la mia opinione personale che il tetto va superato. Se dici che il servizio sanitario nazionale è la cosa più importante che hai, non puoi mettere un tetto alla spesa per il personale, perché è questo che ti vincola e di chiude, non ti consente di assumere e non ti consente di trattare meglio le donne e gli uomini che lavorano nel Servizio sanitario nazionale”.
“E allora, in conclusione, io dico questo – ha terminato Speranza -. Grazie, grazie davvero. Lo dico soprattutto ai più giovani, perché so la fatica, conosco quanto è difficile. Voglio ringraziare loro per lo sforzo che ci hanno messo. Per il desiderio di servire il Paese e la propria comunità decidendo di essere medico. Permettetemi di ringraziare i loro genitori. Perché so che accompagnare un figlio a una laurea in medicina non è uno scherzo, comporta un impegno anche da parte delle famiglie e quindi voglio dirvi grazie perché avete scelto così di dare un contributo fondamentale a costruire un Paese migliore. Continuiamo a lavorare insieme per rendere ogni giorno più forte il nostro Servizio sanitario nazionale”.
A cura dell’Ufficio Stampa Fnomceo
Autore: Redazione