Con l’apertura delle frontiere, ci si aspettava una “pacifica invasione” di medici dall’Est, specie nelle zone di confine. Invece, almeno nel caso della Slovenia, il flusso sembra andare nella direzione opposta. E, per la prima volta, sul bollettino dell’Ordine di Trieste è stato pubblicato un bando dell’ospedale di Sezana, che ricerca medici italiani, definendo l’avviso come “un momento storico”.
Per comprendere meglio il fenomeno, l’ufficio Stampa ha posto qualche domanda al Presidente dell’Ordine di Trieste, Mauro Melato.
Perché l’emissione di un bando che ricerca medici italiani in Slovenia si può definire “un fatto storico”?
E’ un momento storico perché l’opinione corrente ha sempre visto i paesi dell’Est come una miniera di lavoratori, anche laureati, desiderosi di immigrare nel nostro paese attratti dalle condizioni di lavoro e dal livello di vita. Realmente, almeno nel caso della Slovenia, il flusso pare andare in senso inverso, salvo qualche particolare eccezione: l’incarico di chirurgia plastica nell’azienda ospedaliero-universitaria di Trieste è ricoperto dal prof. Zoran Marij Arnez già direttore del prestigiosissimo ospedale universitario di Lubiana. Il fenomeno va attentamente monitorato in questo momento in cui in Italia si manifesta una carenza di medici, forse più apprezzabile ai confini dove appartenenti a minoranze sono spesso attratti dal paese di madre lingua.
Quali figure professionali sono richieste?
In questo caso specifico del bando, la richiesta è di medici ospedalieri internisti, da assumere a tempo pieno; vi è tuttavia una, più volte manifestata, carenza di medici di medicina generale e bisogna ricordare che una recente offerta di lavoro da parte dell’azienda triestina, all’affannosa ricerca di ortopedici e medici dell’emergenza, non ha trovato alcun riscontro.
Come si inserisce la collaborazione dell’Ordine di Trieste con la Medical Chamber slovena nella tradizione storica di Trieste, città portuale, a vocazione internazionale, e, come cantava il triestino Umberto Saba, accogliente con “scontrosa grazia”, con le “porte aperte” verso “il cielo azzurro e il mare con le antenne”?
La città di Saba, a vocazione internazionale, dal dopoguerra in poi lo è stata soprattutto nei sogni.
Realmente, gli esodi, la modifica dei confini, le stragi solo oggi riconosciute nella loro devastante vastità, l’impossibilità di un’autonoma ricostruzione del contesto civile, dal dopoguerra alla caduta dei confini l’avevano congelata nel rimpianto del passato e nell’incapacità di programmare il futuro. Ora, caduti i confini che di fatto trasformavano la città in un’isola, è possibile arrivare in una quarantina di minuti di splendida autostrada a Lubiana ed il confronto con una società nuova si fa stringente; ci si accorge così che i rapporti preesistenti erano formali, spesso rancorosi in nome di un passato ormai remoto ma non ancora superato.In questa cornice, i contatti con la Medical Chamber slovena hanno rappresentato una reciproca scoperta resa possibile da colleghi della minoranza slovena in Italia. Una scoperta che ci ha arricchito ambedue, da subito, tanto da apprestare un documento bilingue di reciproco riconoscimento (già oggetto di un vostro articolo) e da farci sentire come impossibile un cammino non condiviso sui temi della professione e del miglior servizio al cittadino nel nostro piccolo, ma finalmente condiviso e vitale, lembo di Europa.
Autore: Redazione FNOMCeO