Iniziative volte alla prevenzione ed al contrasto della diffusione di sostanze dopanti e “doping affini” presso la popolazione giovanile, nell’ambito delle attività sportive dilettantistiche e amatoriali. Nella interpellanza si rileva che la Commissione per la vigilanza ed il controllo sul doping e per la tutela della salute nelle attività sportive ha proseguito nel suo impegno finalizzato alla lotta ed alla prevenzione della diffusione del fenomeno doping nella popolazione giovanile e nei settori sportivi amatoriali, promuovendo iniziative in tema di ricerca e formazione superiore, al fine di incrementare le conoscenze sul fenomeno, quale base per lo sviluppo di nuove e mirate strategie di intervento a tutela della salute degli sportivi. La Commissione, attraverso il sistema informativo reporting system doping antidoping, realizzato in collaborazione con l’Istituto superiore di sanità, ha svolto anche per il 2013 un’elaborazione dei dati sull’uso dei farmaci consentiti, in base alle dichiarazioni rese dagli atleti sottoposti ai controlli antidoping. I dati riferiti hanno confermato la tendenza dei praticanti l’attività sportiva ad assumere grandi quantità di farmaci non vietati per doping e di prodotti salutistici. Infatti, il 69,4 per cento degli atleti sottoposti a controllo ha dichiarato di aver assunto prodotti farmaceutici (compresi prodotti omeopatici) e prodotti cosiddetti salutistici (vitamine, sali minerali, aminoacidi, integratori). Fra i primi, si conferma che la categoria di farmaci più usati e dichiarati sono i farmaci antinfiammatori non steroidei, con una percentuale del 40,9 per cento dei casi. Fra i secondi, i prodotti maggiormente utilizzati sono gli integratori (62,3 per cento dei casi) ed i sali minerali (13,6 per cento dei casi). Si chiede tra l’altro quali iniziative si intendano assumere presso i medici sportivi, i medici di famiglia, gli allenatori e i diversi tecnici sportivi, per una più appropriata formazione sportiva che consenta di ridurre l’uso di sostanze, che, pur non rientrando direttamente tra quelle considerate dopanti, rivelano comunque una cultura doping-affine. Nella seduta dell’Assemblea della Camera dei Deputati del 6 ottobre 2015 VITO DE FILIPPO, Sottosegretario di Stato per la salute, risponde all’interpellanza, sottolineando che nel corso degli ultimi anni sono state realizzate diverse iniziative sulle problematiche evidenziate nell’interpellanza. In particolare, è stato realizzato in collaborazione con l’Istituto superiore di sanità, il corso di formazione a distanza dal titolo: “La tutela della salute nelle attività sportive e la prevenzione del doping”, al fine di formare i professionisti sanitari su tematiche inerenti alla prevenzione del doping e alla tutela della salute nelle attività sportive. “Il master è rivolto ai medici di medicina generale, ai medici specialisti di medicina dello sport tesserati della Federazione medico sportiva italiana, e ai medici dello sport del Servizio sanitario nazionale. Gli obiettivi formativi riguardano: il corretto inquadramento del fenomeno del doping; l’acquisizione di informazioni circa le caratteristiche farmaco-tossicologiche delle sostanze vietate per doping; la promozione di una cultura di tutela della salute dei praticanti attività sportiva; l’acquisizione di una prospettiva di prevenzione del doping e di promozione della salute di praticanti attività sportiva. L’iniziativa ha ricevuto un alto numero di adesioni e un rilevante grado di apprezzamento anche tra i partecipanti” Il Sottosegretario rileva inoltre che “la commissione per la vigilanza ed il controllo sul doping e per la tutela della salute nelle attività sportive ha approvato e finanziato, tramite la pubblicazione di bandi annuali, numerose campagne formative e informative, i cui obiettivi strategici sono stati perseguiti e raggiunti soprattutto in ambito scolastico (studenti delle scuole secondarie di primo e secondo grado), nel mondo sportivo attraverso il coinvolgimento di atleti di categoria giovanile, di operatori sportivi e di associazioni sportive e anche nel mondo medico attraverso il coinvolgimento di medici specialisti in medicina dello sport, medici di medicina generale e anche medici pediatri. Tali iniziative, i cui risultati sono stati molto efficaci, hanno evidenziato un diffuso bisogno di informazione sulle problematiche inerenti al doping, rilevandosi utili strumenti di prevenzione di un fenomeno che ha assunto una rilevanza sociale non limitata soltanto al mondo dello sport agonistico, come veniva indicato, per la verità, anche nelle osservazioni dell’onorevole Binetti”
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