Speciale Rapporto Eurispes 2011: cultura della salute e testamento biologico

Report n. 22/2011    

SPECIALE RAPPORTO EURISPES 2011: CULTURA DELLA SALUTE E TESTAMENTO BIOLOGICO

Nel 23° Rapporto Italia 2011, l’Eurispes traccia intervistando 1.532 cittadini tra fine 2010 e inizio 2011, un’immagine netta a 360 gradi, sull’intero panorama sanitario.

  • SSN: soddisfatto solo il 35,8% degli italiani

Il livello di soddisfazione che gli italiani esprimono nei confronti dei servizi offerti dal nostro Sistema sanitario risulta scarso, considerando che a rispondere di essere poco soddisfatto è il 44,3% del campione e che il 17,1% dichiara di non esserlo affatto (il parere negativo si attesta dunque complessivamente al 61,4%). Il grado di soddisfazione si attesta invece al 35,8% (31,9% abbastanza e 3,9% molto soddisfatto). Rispetto all’anno appena trascorso il livello di insoddisfazione dei cittadini è cresciuto, si dice infatti per nulla e poco soddisfatto il 4,3% e lo 0,8% in più di persone (che fa registrare un +5,1% in un anno tra le fila degli scontenti), mentre al contrario si assottiglia la percentuale di quanti si dicono abbastanza e molto soddisfatti, comportando un -5,3% nel primo caso e un -0,6% nel secondo, che fa diminuire il livello di soddisfazione del 5,9% rispetto allo scorso anno. Maggiore soddisfazione per il nostro sistema sanitario si registra nel Centro (41,3%), seguito da Nord-Ovest (39,1%), Nord-Est (38,6%), Isole (26,4%) e Sud (26,3%). esprimono malcontento il 71,2% degli abitanti delle Isole, il 70,7% del Sud, il 58,5% del Nord-Est, il 58,2% del Nord-Ovest e il 55,6% del Centro.

  • L’assistenza ospedaliera peggiora

In merito all’assistenza ospedaliera si reputa poco e affatto soddisfatto il 40,9% e il 15,1% dei cittadini (per un totale del 56%), contro il 37,2% e il 4,8% di chi si dice abbastanza e molto soddisfatto (per un totale del 42%). Il confronto con l’anno 2010 mostra un aumento del grado di insoddisfazione dell’8,1% e una diminuzione del 6,6% circa.

  • Tempi di attesa intollerabili

Coloro che si ritengono abbastanza soddisfatti dei tempi di attesa necessari a risolvere i loro bisogni ospedalieri sono il 12,5%, cui si aggiunge un 5,4% di quanti dichiarano di essere estremamente soddisfatti, per un totale di pareri positivi che si attesta a quota 17,9%. A lamentare una totale insoddisfazione è invece il 44,9% degli intervistati, seguiti da un 34,5% che si dice essere poco soddisfatto, facendo registrare un totale che sfiora i quattro quinti degli italiani (79,4%). Considerando che la situazione disegnata nel 2010 esprimeva già delle condizioni pessime (il 74,5% si era detto insoddisfatto contro il 21,3% che svelava il contrario), il peggioramento registrato fa segnare un +4,9% tra coloro che criticano l’eccessiva lunghezza dei tempi di attesa all’interno degli ospedali presenti sul territorio e un -3,4% tra quanti invece non esprimono lamentele al riguardo.

  • Strutture ospedaliere: carenti per due terzi dei cittadini

La qualità delle strutture ospedaliere risulta insufficiente per i due terzi del campione: non si ritiene infatti soddisfatto il 66,1% (45,3% poco, 20,8% per niente) contro il 31,8% che esprime gradimento (29,6% abbastanza, 2,2% molto). Rispetto al 2010 il sentimento di apprezzamento sui requisiti che un ospedale dovrebbe avere passa dal 39,2% al 31,8% (-7,4%), quello di insoddisfazione cresce dell’8,5% (dal 57,6% del 2010 al 66,1%).

  • Nonostante la carenza di strutture e servizi, largamente apprezzata la competenza di medici e infermieri

L’opinione sulla competenza del personale medico fa registrare il primo dato positivo: sono infatti il 64,2% i cittadini che si dichiarano abbastanza (52,1%) e molto (12,1%) soddisfatti della preparazione dei medici, valore che tuttavia si attestava nel 2010 al 71,6%, facendo registrare un calo del 7,4%. I critici sono invece il 33% che, se messi a paragone con lo scorso anno (24,8%), mostrano come il dato sia cresciuto. Un altro dato positivo riguarda la valutazione relativa alla professionalità del personale infermieristico: il 60,2% esprime infatti gradimento verso la categoria e il suo operato, contro il 37,5% di quanti si dicono insoddisfatti. Rispetto all’anno passato la situazione è stabile: è diminuito il gradimento soltanto dello 0,2% ed è aumentato il malcontento dell’1,3%.

  • Ticket troppo esosi per 6 cittadini su 10

Anche per quanto riguarda il costo dei ticket, rispetto al 2010, cresce del 5,2% il malcontento e diminuisce del 5,4% la percentuale di pareri positivi. Nel 2011, infatti, l’insoddisfazione raccoglie il 60,3% delle indicazioni, contro il 33,7% di chi ritiene tutto sommato questo costo equo. In linea con i risultati ottenuti sulla rilevazione del 2010, interrogati sulla responsabilità dei casi di malasanità avvenuti all’interno di alcuni ospedali pubblici italiani, il 18,4% ne fa risalire la causa alle carenze strutturali degli ospedali pubblici, quali il mancato rispetto delle norme igieniche e il sovraffollamento, il 14,5% sostiene che il problema principale sia costituito dai medici, il 12,5% imputa la responsabilità ai tagli alla sanità, il 3,9% ritiene che i colpevoli siano gli infermieri, mentre la maggior parte, il 47%, sostiene che a dar vita ai casi di malasanità sia l’insieme congiunto dei fattori citati. Quel 10,7% che segna la distanza tra la risposta “all’insieme di tutti questi fattori” nel 2010 e nel 2011 si distribuisce, nei risultati di quest’anno, in maniera abbastanza equa tra tutte le altre possibilità di risposta fornite dagli intervistati.

  • Per cure o interventi gli ospedali pubblici, ma cresce il gradimento per i privati

Per usufruire di cure specialistiche o affrontare interventi chirurgici, gli italiani preferiscono affidarsi, nel 41,4% dei casi, alle strutture ospedaliere pubbliche, mentre si attestano su livelli simili coloro che preferiscono rivolgersi agli ospedali privati (26,1%) e quanti invece, pur volendo optare per i privati, che rappresentano la loro prima scelta, sono costretti a ripiegare sul servizio pubblico a causa dei costi troppo elevati (24,2%). Questa categoria è aumentata del 3,8% rispetto all’anno precedente, così come chi predilige le cure e i servizi erogati dalle cliniche private ha fatto registrare un aumento del 3,3%. In drastico calo rispetto al 2010 invece (-10,1%) le preferenze accordate alle strutture sanitarie pubbliche.

  • In estrema sintesi

 Il livello di insoddisfazione generale è molto alto e coinvolge più del 60% (61,4%) della popolazione, con picchi negativi che superano il 70% nel Meridione. Le lamentele maggiori riguardano i tempi di attesa negli ospedali (79,4%), seguiti dalla scarsa qualità delle strutture ospedaliere (66,1%), il costo del ticket (60,3%) e l’assistenza ospedaliera (56%). Una lancia viene spezzata solamente quando ad essere chiamata in causa è la professionalità degli addetti ai lavori, medici e infermieri, che fanno registrare rispettivamente un indice di gradimento che si attesta a quota 64,2% per i primi e 60,2% per i secondi.
A proposito dei casi di malasanità che interessano alcuni ospedali, ad essere tirati in ballo sono per quasi la metà del campione (47%) un insieme di fattori, dalle norme igieniche al sovraffollamento, dai medici ai tagli alla sanità, agli infermieri. E a conferma della scarsa fiducia accordata agli ospedali italiani diminuisce del 10,1% rispetto al 2010 la preferenza accordata alle strutture pubbliche piuttosto che alle cliniche private.

  • Eutanasia: si sta innescando un’inversione di tendenza?

I due terzi del campione intervistato (66,2%) si dice favorevole alla pratica dell’eutanasia, facendo registrare un -1,2% rispetto al 2010, in cui era il 67,4% a schierarsi in favore della pratica, un -1,8% rispetto ai dati raccolti nel 2007 (68%) e un +6,7% rispetto al 2004. Rispetto al 2010 aumenta nel 2011 la quota dei contrari passando dal 21,7% al 24,2%. Allo stesso tempo diminuiscono gli indecisi (dal 10,9% al 9,6%). A rispondere di essere favorevole alla possibilità di concludere la vita di un’altra persona, dietro sua richiesta, ricorrendo alla pratica dell’eutanasia è il 67,9% degli uomini, contro il 64,6% delle donne, mentre, invece, queste ultime si dicono contrarie nel 26% dei casi, contro il 22,3% degli uomini che fanno la stessa dichiarazione (con una differenza del 3,7%). Tra i favorevoli all’eutanasia il 75,3% appartiene alla classe d’età dei 18-24enni, il 70,9% a chi ha un’età compresa tra i 25 e i 34 anni, il 67,5% agli adulti che hanno un’età che va dai 35 ai 44 anni, il 67,7% ai 45-64enni e il 53,7% a chi ha 65 anni e oltre. L’appartenenza politica fa registrare un picco dell’82% di favorevoli alla pratica della “buona morte” a sinistra e soltanto l’11,7% dei contrari. Chi non si riconosce in alcuna posizione politica afferma di essere d’accordo per il 69,6% e contrario per il 19,4%. I votanti di destra fanno registrare un 66% a favore e un 27,7% contro l’eutanasia. Tra i militanti del centro-sinistra il 63,1% si dice favorevole e il 26,7% contrario. Nelle fila del centro ritroviamo un 57,9% di favorevoli e un 31,6% di contrari e infine tra coloro che si riconoscono nel centro-destra, il 54,5% dichiara la propria aderenza allo spirito che si cela dietro la pratica e il 37,2% si tiene invece su posizioni opposte.

  • Il 48,6% degli italiani pensa che l’eutanasia venga praticata ugualmente negli ospedali

Mentre nel 2007 di fronte alla domanda “secondo lei negli ospedali pubblici viene praticata di nascosto l’eutanasia per i casi irrisolvibili anche se la legge non lo consente?” quasi la metà del campione (47,3%) non riusciva a dare una risposta netta a favore del sì o del no, con il passare degli anni i dubbi vanno diminuendo, interessando il 25,4% degli intervistati nel 2010 e il 21,4% nel 2011. Se nel 2007 a rispondere “sì” è stato il 26,3% degli italiani, nel 2010 tale percentuale è salita al 45,2% (+18,9%) e ancora al 48,6% nell’anno in corso (+22,3% rispetto al 2004 e +3,4% rispetto al 2010). Minori variazioni ha subìto invece la percentuale di quanti ritengono che non venga praticata in sordina all’interno delle strutture ospedaliere pubbliche: erano il 26,4% nel 2004, il 29,4% nel 2010 e sono oggi il 30%. Nonostante l’opinione diffusa che l’eutanasia venga praticata illegalmente negli ospedali, la maggior parte degli intervistati afferma di non essere mai venuti a conoscenza di episodi di eutanasia praticata di nascosto da parte di familiari, amici o conoscenti: essi rappresentavano l’87,4% nel 2007, il 91,4% nel 2010 (+5%) e l’82,4% nel 2011. Al contrario, il 5,9% nel 2007, il 7,7% nel 2010 e il 7,4% di quest’anno hanno risposto affermativamente.

  • Testamento biologico: la libertà di scegliere

A proposito di una legge che istituisca in Italia il testamento biologico, già nel 2007 si diceva favorevole il 74,7% degli italiani (contro il 15% dei contrari), diventati l’81,4% nel 2010 (contro il 10,9% dei non favorevoli). I dati di quest’anno dimostrano però un’inversione di tendenza, dal momento che rispetto all’anno precedente coloro che si dicono favorevoli al testamento biologico sono diventati il 77,2%, facendo registrare un calo del 4,2%, mentre sono aumentati al 14,2%, il 3,3% in più nel giro di un anno, coloro che si schierano contro la sua istituzione a mezzo di un’apposita legge. La maggior parte di coloro che sono favorevoli al testamento biologico appartiene alla sinistra (87,5% contro il 7,8% dei contrari), seguiti da chi non ha alcuna appartenenza politica (80,1%), da quanti si riconoscono nei valori del centro-destra (76%), del centro-sinistra (75,6%) e del centro (64,9%). Nel caso fosse introdotto il testamento biologico, secondo l’opinione del 72,8% degli italiani, il medico non potrebbe ignorare la volontà in esso espressa, solo il 14,8% (13,9% nel 2010) ritiene invece che il medico potrebbe agire in maniera difforme dalla richiesta espressa dal paziente. Ad avere dato una risposta negativa è stato il 74,5% degli intervistati nel 2010, diventati il 72,8% nel 2011 (-1,7%), mentre a rispondere affermativamente è stato il 13,9% nel 2010, diventato il 14,8% nel 2011 (+0,9%).

Roma 16/05/2011

Autore: Redazione FNOMCeO

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