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Stati vegetativi e interdisciplinarietà: l’International Workshop di Nuoro

Quante professionalità e quanti approcci epistemologici sono necessari per provare a far luce sui temi delicatissimi degli stati vegetativi e sui dilemmi etici e giurisprudenziali – oltre che medici – che gli stessi presentano all’uomo e alla società contemporanea? Casi recenti hanno interrogato chi si occupa di salute, ma anche filosofi e bio-eticisti, legislatori e neuro scienziati, senza apparentemente riuscire ad indicare una via comune e condivisa di fronte a momenti della vita umana in cui la coscienza del soggetto è assente.

Per tentare di rintracciare una via comune tra le differenti discipline, si terrà a in provincia di Nuoro, il “Su Gologone Simposia: Lo stato vegetativo, evidenze scientifiche, dilemmi etici, filosofici, legali”, un international workshop (5-7 ottobre, Su Gologone Resort Oliena) di riflessione e dibattito che FNOMCeO ha inserito tra le manifestazioni correlate alla celebrazione del Centesimo anniversario della creazione degli Ordini sanitari.

Ideatore e promotore dei lavori è Luigi Arru, presidente OMCeO di Nuoro e coordinatore del Centro Studi FNOMCeO, che in collaborazione con gli altri presidenti di Ordine della Sardegna è riuscito a costruire un panel di esperti di spessore internazionale provenienti da Boston e Cambridge, dalla Corte di giustiza degli Stati Uniti e dall’Università di Lovanio (Vedi programma, ricordando che proprio in questi giorni si sono aperte le iscrizioni per partecipare alla tre giorni). Ecco, dalle parole di Arru, una prima illustrazione degli obiettivi e del metodo del Simposia.

Presidente Arru, lei ha promosso per ottobre in Sardegna un grande simposio internazionale sugli stati vegetativi: quali sono gli obiettivi di questa tre giorni?
Il Simposio, o Symposia plurale in inglese, perché mi auguro che possa essere il primo di una serie sulla bioetica, e in particolare della neuro-etica, nasce sulla scia del Forum di Bioetica che il Presidente Bianco, promosse all’inizio del 2009, dopo la drammatica vicenda di Eluana Englaro, e che portò all’incontro di Terni.Il presidente, mi invitò a partecipare agli incontri con altri colleghi, incontri con Società Scientifiche e Associazioni di cittadini.L’argomento e gli incontri stimolarono il mio interesse su aspetti che oltre ai delicati problemi medici, interessano sia il malato-persona, in particolare la valutazione della coscienza residua , i problemi del fine vita, e la relazione medico-paziente , che giace in stato di incoscienza. In questa situazione limite, la medicina, e la scienza in generale, cosa riesce a comunicare al diritto e alla giurisprudenza?Ecco in questi tre giorni si é cercato di mettere assieme, per favorire il dialogo, tre aree, medica, etico, giuridica per cercare di migliorare la comunicazione

Tre giorni di lezioni magistrali e confronti, tre macro-tematiche per ognuna delle giornate di programma : perché questa necessità di fissare in tematiche differenti l’approfondimento sugli stati vegetativi?
Il dibattito sui Disordini cronici della coscienza – cioè Stato vegetativo e Stato minimo di coscienza – é molto spesso accompagnato da forti emozioni, che in alcuni momenti non hanno favorito la capacità di ascoltarsi. Abbiamo pensato invece di invitare gli specialisti che in questo momento stanno studiando nuove tecniche diagnostiche, perché potessero comunicare senza mediazioni, con filosofi, magistrati, giuristi, con l’obiettivo non di arrivare a conclusioni definitive, ma sicuramente diminuire le incertezze, in un clima sereno di dialogo interdisciplinare

La scelta della multi-disciplinarietà e della diversità di vedute culturali sembra essere la chiave del simposio: la preoccupazione fondante è quella di offrire un orizzonte vasto ad un tema così profondo ed attuale?
L’inter-disciplinarietà é la caratteristica fondante della nostra società, i saperi non possono limitarsi nei propri recinti specialistici; come il cittadino consapevole vuol sapere di più e sempre dal medico, così anche noi medici vogliamo capire e prendere parte attiva alla riflessione sul malato, sulla persona e sui diritti fondamentali, partendo dai fatti, le cosiddette evidenze, per poi elaborare un"pensiero" che possa essere un ausilio nella nostra quotidianità.

Il programmo del convegno vede un grande alternarsi di esperti italiani e stranieri: si vuole così sottolineare la necessità di un confronto tra culture diverse e tra diverse opzioni teoretiche, etiche e giurisprudenziali?
Il confronto con colleghi, bioeticisti, giuristi, magistrati stranieri nasce dall’esigenza di valutare congiuntamente esperienze simili, quando ci si é trovati a fare delle scelte non facili nei pazienti con disordini della coscienza cronici, frutto paradossale, degli avanzamenti della medicina. Ricordo che i colleghi degli Stati Uniti affrontarono negli anni ’70 per primi la problematica della sospensione delle terapie mediche, compreso l’idratazione e nutrizione artificiale e la Corte Suprema sentenziò nel caso Cruzan il diritto insindacabile di un cittadino di rifiutare le cure, e confermò come nel caso Quinlan, la possibilità del delegato del paziente di prendere una decisione.

L’ultimo momento del simposio sarà un confronto tra medici, politici, filosofi: sta forse ad indicare che sul terreno delicato degli stati vegetativi l’ultima parola non può venire da un solo sapere?
Noi medici abbiamo un forte punto di riferimento nel nostro Codice Deontologico del 2006, in cui abbiamo espresso il nostro pensiero, ma é sicuro che un ruolo fondamentale viene svolto dalla politica, che ha il compito di promulgare leggi , tenendo conto delle diverse sensibilità e culture.

Autore: Redazione FNOMCeO

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