“Il servizio sanitario pubblico è un valore sociale e chi non lo merita deve perdere ogni beneficio, compresa l’assistenza gratuita. Siamo di fronte a una ‘carneficina’ incontrollata senza precedenti e le istituzioni non possono più stare a guardare senza mettere in campo risposte stringenti. Il fenomeno è talmente grave che non bastano più sanzioni, tribunali e costituzioni di parte civile, servono provvedimenti forti e immediati. Medici e personale sanitario sono diventati ormai una preda da prima linea su cui riversare l’isteria più pericolosa causata da un sentimento profondo di disagio sociale diffuso in Sicilia, come in tutto il Paese”. Lo ha detto il presidente dell’Ordine dei medici Toti Amato oggi pomeriggio durante il sit-in “Stop alla violenza”, organizzato dai medici di Palermo in piazza Politeama, per chiedere alle istituzioni strumenti in grado di ristabilire un clima di rispetto e fiducia tra medico e paziente. Oltre alle tante sigle del mondo sindacale e dell’associativismo, presenti, in segno di solidarietà, il presidente della Regione siciliana Nello Musumeci che, insieme all’assessore regionale della Salute Ruggero Razza, hanno annunciato la presentazione di un piano straordinario per la sicurezza negli ospedali; il sindaco di Palermo Leoluca Orlando; l’assessore regionale all’Istruzione Roberto Lagalla; e altri autorevoli esponenti del mondo politico e medico.
Amato ha lanciato anche un appello a tutti i professionisti dell’informazione, chiedendo “di difendere il grande valore della loro professione, rilevando e commentando le fake e le informazioni fuorvianti, il più delle volte diffuse solo per scopi commerciali, scatenando l’isteria delle menti più deboli”.
“Lo scenario è molto grave – sottolinea Amato – . L’Inail ha registrato nel 2018 una media di tre episodi di violenza al giorno, che vanno dalle percosse fino ai tentativi di stupro. Una ‘carneficina silenziosa’ segnalata da tempo dalla Federazione nazionale dei medici e spesso non denunciata dalle vittime per pudore, ma che continua a consumarsi soprattutto nei pronto soccorso, nei luoghi di attesa, di continuità assistenziale e nelle strutture psichiatriche ospedaliere e territoriali. Ricordo a tutti anche i dati del NurSind, il sindacato delle professioni infermieristiche: dal 2013 al 2017 le aggressioni sono passate dal 41 al 66 per cento, e 16 volte su 100 hanno causato danni fisici”.
“Le cause sono tante, ma niente può giustificare l’escalation di questo fenomeno. Attese sfibranti nelle aree d’emergenza che frustano pazienti e chi li accompagna – spiega il presidente dell’Ordine -; personale ridotto al minimo nei momenti di attività più intensa; accesso senza alcuna restrizione negli ospedali; medici e personale sanitario non adeguatamente formati nel riconoscere tempestivamente comportamenti aggressivi in moda da poterli controllare; aree assistenziali, come i presidi territoriali, spesso isolati e poco illuminati. Queste sono solo le cause ‘strutturali’ che stanno scatenando una violenza senza precedenti”. “E poi ci sono gli emuli – conclude Amato – le menti più fragili su cui web e cattiva informazione hanno gioco facile, aizzando una rabbia pericolosa e facendo dimenticare che gli ospedali sono luoghi di cura e di guarigione e non di prodigi soprannaturali”.
Addetto stampa
Stefania Sgarlata
Autore: Redazione