Cresce l’attesa per la decisione della Corte Costituzionale sulla punibilità dell’aiuto al suicidio, che dovrebbe essere comunicata stasera.
“Nel merito, non possiamo che ribadire la nostra posizione – spiega il Presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e Odontoiatri (FNOMCeO), Filippo Anelli-. È chiaro, ed esposto dall’articolo 3 del Codice di Deontologia Medica, il principio fondamentale su cui regge la nostra Professione: “Dovere del medico è la tutela della vita, della salute fisica e psichica dell’Uomo e il sollievo dalla sofferenza nel rispetto della libertà e della dignità della persona umana”. Questa affermazione porta con sé almeno due corollari: il primo è che, da sempre, i medici vedono nella morte un nemico e nella malattia un’anomalia da sanare: mai si è pensato che la morte potesse diventare un alleato, che potesse risolvere le sofferenze della persona. Se oggi la Consulta decidesse per una depenalizzazione dell’aiuto al suicidio, verrebbe capovolto questo paradigma. E le ripercussioni non riguarderebbero solo i medici e le altre professioni sanitarie: il meccanismo che porta ad accompagnare una persona verso il suicidio coinvolge l’intera società”.
“Il secondo, non meno importante – continua Anelli – è che il medico è, sempre e comunque, prossimo al paziente e alla sua famiglia, ancor più nelle situazioni ‘di frontiera’, come il nascere, il morire, e tanto più profondamente nella sofferenza, e nella cura di ciò che non si può guarire”.
“Per questo, qualunque sarà la decisione della Corte costituzionale, i medici italiani continueranno ad assolvere a questo loro dovere-missione di vicinanza, assicurando al malato e ai suoi cari i migliori ausili possibili, accompagnandoli verso la fine con le cure palliative, con la sedazione del dolore, con la sedazione profonda medicalmente indotta, come attività consentita al medico in coerenza e nel rispetto dei precetti deontologici e della dignità del morente”.
“Se oggi la Consulta dovesse deliberare la depenalizzazione dell’aiuto al suicidio, siamo certi che lo Stato tutelerà, allo stesso modo dell’autodeterminazione del paziente, l’obiezione di coscienza di quei medici che non si sentiranno di rovesciare le loro convinzioni – conclude Anelli -. Noi chiediamo allo Stato di fare un ulteriore passo, e di assumersi la responsabilità dell’atto finale. Chiediamo che sia un rappresentante dello Stato a prendere atto della sussistenza di tutte le condizioni, certificate ovviamente dai medici, e a procurare al paziente il farmaco che dovrà assumere. Non ci sottrarremo mai al dovere di stare vicini a chi soffre; ma non chiedeteci di abiurare alle nostre convinzioni e ai principi millenari del nostro Codice e del nostro Giuramento”.
Ufficio Stampa Fnomceo
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25/09/2019
Autore: Ufficio Stampa FNOMCeO