“La proposta della Commissione Salute della Conferenza delle Regioni, che ha annunciato un piano di ridimensionamento nel rimborso delle cure fuori Regione, va in contraddizione totale con il programma di Governo. È uno Stato strabico quello che, da una parte, a livello centrale, ribadisce l’universalità delle cure, l’equità negli accessi e l’uniformità dei Livelli Essenziali di Assistenza, aumentando i finanziamenti, e, dall’altra, a livello regionale, sterza in direzione nettamente opposta”.
Così il presidente della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri, Filippo Anelli, si unisce al coro di proteste che, da Cittadinanzattiva alla Federazione Italiana Medici di Medicina Generale, si è sollevato alla notizia dei ‘tagli’, voluti dalle Regioni, alle cure ‘fuori sede’ a carico del Servizio Sanitario Nazionale.
“Se messa in atto, questa proposta non farà che aumentare le disuguaglianze di salute, esasperando i cittadini. Sono stati rilanciati proprio oggi i dati Istat sul divario tra Nord e Sud sui presidi residenziali socio-assistenziali e socio-sanitari, che evidenziano come il 64% dei posti letto sia concentrato al Nord, mentre il Sud deve accontentarsi del 10,4%. E se l’assistenza territoriale è carente – ha evidenziato ancora ieri il Forum disuguaglianze e diversità, che riunisce otto associazioni di cittadinanza attiva, presentando un seminario sulle ‘periferie’ del paese, quelle definite come ‘aree interne’ – aumenta anche il tasso di ospedalizzazione evitabile. Altri dati di oggi, poi, quelli di una ricerca condotta dal Simeu, dimostrano che la metà delle aggressioni contro i professionisti della sanità avvengono nei pronto soccorso in condizioni di sovraffollamento. È quindi un cane che si morde la coda: le Regioni dove la Sanità è più efficiente e accessibile sono destinate a migliorare, le altre al collasso” continua Anelli.
“Noi medici siamo con i cittadini e con i sindacati a sostegno di questa battaglia per la riduzione delle disuguaglianze, nel rispetto dell’articolo 3 della Costituzione, dell’articolo 32 sulla tutela della salute, dei principi fondanti del Servizio Sanitario Nazionale e dei precetti del Codice Deontologico, secondo il quale il medico ha il dovere di prestare la migliore assistenza senza discriminazione alcuna, quali che siano le condizioni istituzionali o sociali nelle quali opera – afferma ancora.
Su analoghe posizioni il segretario degli specialisti ambulatoriali Sumai Antonio Magi: “L’esigenza di ridurre le spese da parte delle autonomie è legittima, però sarebbe meglio per il Sistema salute (medici, operatori e cittadini) che si operasse in altre direzioni altrimenti l’unico risultato è l’accentuazione ancora più marcata delle differenze tra diverse aree del Paese. Tra le cause della mobilità regionale ci sono anche le liste d’attesa, come specialisti ambulatoriali siamo pronti a lavorare da subito con le Regioni nel pieno rispetto del nostro Acn. Noi abbiamo idee e professionisti in grado di ridurre questa piaga, chiediamo solo di essere ascoltati e correttamente utilizzati”.
“Al nuovo Governo assicuriamo la nostra collaborazione fattiva a supporto del programma, per il mantenimento e l’implementazione dell’universalità su base solidaristica del Servizio sanitario Nazionale – conclude Anelli -. Ci aspetteremmo che anche le Regioni si unissero a noi e diventassero protagoniste dell’attuazione dell’Articolo 3 per cittadini con pari dignità sociale e uguali davanti alla legge, anche e soprattutto per quanto riguarda la sanità e la salute”.
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Comunicato 23 05 2018)
Autore: Redazione