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Terni: riflessione seria sulle Dichiarazioni anticipate di volontà

Un giorno intero a scandagliare e riflettere sul DDL varato dal Senato e attualmente all’esame della Camera dei Deputati concernente “Disposizioni in materia di alleanza terapeutica, di consenso informato e di dichiarazioni anticipate di volontà”.
Una giornata di approfondimento che ha visto nella lectio magistralis di Giovanni Maria Flick, Presidente emerito della Corte costituzionale, un elevato livello di trattazione del diritto positivo, su cui sviluppare la riflessione oggi sul cosiddetto testamento biologico e un domani su qualsiasi altra materia attinente all’etica di inizio e di fine vita. Ha fatto gli onori di casa Aristide Paci, Presidente dell’Ordine di Terni, che ha tenuto la sua relazione iniziale per delineare lo stato dell’arte della fase di discussione del DDL in Parlamento, ponendo anche l’accento sui punti indicati dalla Fnomceo.
Ringraziamenti e apprezzamenti per l’opportuna iniziativa Fnomceo sono stati espressi sia da diversi relatori, sia da parte di Raffaele Calabrò (PdL) e di Livia Turco (Pd), intervenuti, in alcuni momenti molto animatamente, nel dibattito.

Bianco: fuori dai vecchi schemi, sì a una nuova sfida
Con il convegno di venerdì 12 e quindi con il Consiglio Nazionale del 13 giugno, al termine del quale è stato votato un documento, la Fnomceo parla alla politica, innanzitutto, nonché ai cittadini tutti. E il senso di tutta l’iniziativa lo delinea così il Presidente Amedeo Bianco: “Occorrono risposte dalla politica sia sulle cure palliative, sia sui nuovi LEA che comprendano anche l’assistenza ai pazienti in stato finale di vita. Poi, alla luce di tutto questo, si può riprendere a ragionare sul ddl sul testamento biologico. La Federazione, con l’iniziativa di Terni, intende fornire il proprio contributo rivolgendo al tempo stesso un invito a una pausa di riflessione profonda, prima di varare anche alla Camera il ddl. I nostri punti di riferimento –ha detto ancora Bianco- restano la Costituzione e il Codice di deontologia medica”. Concetti, questi, ripresi da Bianco il giorno dopo, un attimo prima che fosse approvato dal Consiglio Nazionale il documento della Federazione: “Il nostro Codice, seppure sia del 2006, intendiamo rivederlo proprio nelle parti riguardanti l’eutanasia e l’accanimento terapeutico, perché la nostra professione ha un dovere grande, stare vicino alle persone. Noi ribadiamo i principi di autonomia e di responsabilità del medico e ci assumiamo il grande onere e il grande onore di essere protagonisti sul campo. Vogliamo uscire dai vecchi schemi –ha concluso Bianco – per giocare una nuova partita. Questa è la nostra sfida in un momento così difficile”. Sulla proposta di revisione del Codice, il CN ha approvato all’unanimità una ‘raccomandazione’ aggiuntiva al documento (vedere altra parte del portale), illustrata da Antonio Panti, Presidente dell’Ordine di Firenze.

I diversi profili in tre question time
La giornata di venerdì si è articolata in tre question time: i profili giuridici e della comunicazione; il profilo scientifico; il profilo delle tutele. Approfondimenti, dunque, durante i quali sono emersi diversi spunti di riflessione. Il professor Sergio Fucci, ad esempio, ha sottolineato la diversità tra i casi di Piergiorgio Welby ed Eluana Englaro, mentre Carla Collicelli, Vice-direttore del Censis, ha posto l’accento sull’autonomia decisionale del paziente e sulla previsione di reversibilità delle scelte. Giuliano Giubilei, caporedattore e conduttore del TG3, ha ricordato come esempio di cattivo giornalismo il modo in cui fu trattato il caso Di Bella, respingendo il sensazionalismo sui temi etici. Argomento, questo, ripreso da Ivano Giacomelli, Presidente del Codici, per il quale il caso Di Bella ha rappresentato la rottura del rapporto medico-paziente, “ma quel movimento ha anche rappresentato un malessere diffuso. Circa il DDL, non ci piace, ha un carattere impositivo, invece è necessario creare le condizioni perché si possa morire non solo nei tempi giusti, ma anche nei modi giusti”. Oltre alle associazioni, hanno partecipato le società scientifiche e il mondo del volontariato che fa assistenza a malati terminali, oncologici, che auspica l’immediato decollo della normativa sulle cure palliative.

Confronto Calabrò-Turco
Sul DDL, serrato confronto, nel pomeriggio di venerdì tra Raffaele Calabrò, relatore, e Livia Turco. Il DDL è un testo unificato, varato dal Senato il 26 marzo 2009, firmato da esponenti del centro-destra e del centro-sinistra, primo firmatario il senatore Ignazio Marino, che si è speso tantissimo per arrivare all’approvazione in Senato e per illustrare in iniziative pubbliche i contenuti del testo, a mano a mano che veniva elaborato e discusso a Palazzo Madama.
Ma nel passaggio prima in commissione Affari sociali e quindi nell’Aula della Camera, si riaprirà il dibattito su alcuni punti. Calabrò ha difeso il testo così com’è: “E’ stato rappresentato in maniera diversa –ha detto- mentre il testo si ispira ai principi di prudenza e di precauzione e afferma l’alleanza terapeutica tra il medico e il malato (anche non cosciente) o la persona fiduciaria”. Secondo Calabrò, “alimentazione e idratazione non possono rientrare tra le dichiarazioni anticipate di volontà. Il testo prevede –ha aggiunto- che una dichiarazione fatta in un certo momento della vita possa cambiare se cambiano le situazioni. Un altro punto è che il paziente non può imporre al medico che cosa fare e viceversa”. In un successivo intervento, Calabrò ha fornito ulteriori precisazioni: “La vita è vita, la vita ha un valore in sé. Nella legge non c’è alcuna imposizione di trattamenti che non siano buona pratica medica. La dichiarazione di volontà va attualizzata nella realtà critica del momento”.
Al contrario, per Livia Turco “il DDL è da cambiare, avendo come riferimenti la Costituzione, la convenzione di Oviedo, il Codice di deontologia medica. Ma è l’approccio di base che va cambiato: nel testo affiora una sorta di pessimismo antropologico – ha detto ancora l’ex Ministro della Sanità- non è un esempio di diritto positivo. Pare quasi che voglia porre paletti a una domanda di eutanasia che nel Paese non c’è”. Circa la volontà del paziente, secondo Livia Turco, “l’attuale formulazione esprime sfiducia e anche la relazione di cura appare ostacolata. Occorre tenere insieme la possibilità di scelta del paziente con l’attualità della scelta stessa”. Livia Turco, nel prefigurare l’andamento del dibattito in commissione Affari sociali, ha auspicato che il documento della Fnomceo venga tenuto in seria considerazione per i suggerimenti che contiene, con la finalità di migliorare il testo. “Alla Camera auspico un nuovo inizio che si fondi sull’idea Fnomceo del diritto mite”, ha concluso.
La delicatezza e la profondità di questi temi suggeriscono alla Fnomceo un comportamento fortemente propositivo nei confronti della politica chiamata a decidere. Tra le proposte, “il Consiglio Nazionale della Fnomceo ritiene infine indispensabile l’istituzione di un Osservatorio nazionale sui comportamenti e le scelte di fine vita, implementando e diffondendo sul territorio la cultura delle cure di fine vita e gli strumenti affidabili e confidenziali di rilevazione dei fenomeni, anche attraverso campagne di informazione del pubblico e formazione del personale, in particolare finalizzate a chiarire gli scopi, i limiti etici e giuridici delle dichiarazioni anticipate”.

Autore: Redazione FNOMCeO

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