Test di Medicina: Bianco e Benato oggi su Repubblica

Abolire il test di accesso per iscriversi alla Facoltà di Medicina e sostituirlo con un altro metodo di selezione? Ad esempio secondo il “sistema alla francese”? Questo modello prevede uno “sbarramento” solo alla fine del primo anno, che è invece aperto a tutti gli studenti.

È la proposta lanciata alcuni giorni fa dal ministro dell’Istruzione Stefania Giannini, subito ripresa dalla stampa: sull’argomento, per esempio, Doctor33 aveva subito intervistato il presidente della FNOMCeO, Amedeo Bianco. Le sue dichiarazioni erano state poi rilanciate da Sanità de Il Sole 24 Ore.

Oggi, per una riflessione più approfondita, torna sulla questione Affari e Finanza di Repubblica con un’ampia inchiesta a firma di Catia Barone. E, in rappresentanza della FNOMCeO, intervista ancora il presidente Bianco, oltre al vicepresidente, Maurizio Benato.

Ma in cosa consiste il “modello alla francese”? “Iscrizione libera, primo anno comune agli studi di Medicina, farmacia e Odontoiatria, poi l’esame di ammissione sulle materie appena studiate – si legge nell’articolo – . In caso di punteggio scarso o non adeguato, la facoltà indica agli studenti percorsi alternativi (infermieristica, ostetricia e cosi via) sulla base dei risultati dei test, senza cosi perdere l’anno e i crediti maturati. L’esame si può ripetere solo una volta”.

L’esempio d’Oltralpe “non convince” il presidente Amedeo Bianco, che commenta: “Prendiamo il caso di Torino. Se adottassimo questo modello, gli studenti passerebbero da 300 a 1800. Dove si farebbero le lezioni? Negli stadi? Su questo è necessario riflettere, prendersi del tempo e trovare strumenti che possano migliorare il sistema. La selezione, per sua natura, è imperfetta e può essere più o meno ingiusta. Questa è la premessa. Ma siamo sicuri che spostare il test al termine del primo anno vada davvero a favore degli studenti? Le nostre università sono pronte? Non credo".

E quale potrebbe essere una soluzione?

Interviene il vicepresidente Benato, che ipotizza: "Si potrebbe valutare l’attitudine dei ragazzi già dal quarto o quinto anno superiore, coinvolgendoli in attività di volontariato presso strutture sanitarie o di cooperazione internazionale, con un giudizio al termine dell’esperienza, oltre a un colloquio psicologico. Il sistema può essere migliorato".

Bisogna infine, conclude l’articolo, considerare che “non è detto che gli studenti abbiano voglia di scommettere uno o due anni della propria vita, senza alcuna certezza”. In Francia, infatti, solo il 15-20%  di loro supera il test.

In allegato, l’articolo de La Repubblica, quello de Il Sole 24 Ore e il pezzo di Marco Malagutti su Doctor33.

Autore: Redazione FNOMCeO

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