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Testamento biologico: a settembre l’esame del ddl, ma è già scontro

Forse il forte caldo degli ultimi giorni di agosto deve aver influito anche sul ‘clima’ politico, in vista della ripresa dell’attività parlamentare. In particolare, nella commissione Affari sociali della Camera dei Deputati riprenderà la discussione sul disegno di legge sulle dichiarazioni anticipate di trattamento (DAT), nella formulazione approvata dall’Aula del Senato il 26 marzo.
Certo, da marzo a oggi, il confronto si è sviluppato su tutti i fronti e su tutti gli aspetti del ddl, un confronto nel quale la FNOMCeO è stata presente e ha fornito il proprio contributo, in particolare con l’evento di Terni, dove, punto per punto, è stato ribadito con forza il punto di vista dei medici italiani sui temi dell’etica di fine vita.
Insomma, si preannuncia un settembre micidiale dal punto di vista del ‘clima’ politico, oltre che meteorologico. Ad aprire le danze dello scontro, il Presidente della Camera Gianfranco Fini, che, intervenendo alla festa nazionale del PD a Genova, ha detto senza mezzi termini che si impegnerà perché alla Camera il ddl sul testamento biologico sia cambiato. “Non si tratta di favorire la morte ma di prendere atto della impossibilità di impedirla” e il testo in questione “difetta” perché “non tiene conto di questo principio”. Quando si dice parlar chiaro e questa volta Fini lo ha fatto, precisando: “Non c’é nessuna crociata contro i cattolici” ma su questi temi “deve decidere il Parlamento”.

I contenuti del DDL del Senato
In effetti, nei mesi scorsi, sono stati diversi i rilievi mossi al ddl dell’Aula di Palazzo Madama, fondato sui seguenti contenuti: Il testo prevede il principio dell’obbligatorietà dei trattamenti di nutrizione e idratazione, considerati “sostegno vitale” e dunque non sospendibili. Le DAT sono inoltre definite non
vincolanti. E poi:
– TUTELA DELLA VITA E DELLA SALUTE: (articolo 1) Si stabiliscono i principi generali della legge, ovvero che la vita umana è
“inviolabile e indisponibile” e che “nessun trattamento sanitario può essere attivato a prescindere dall’espressione del consenso informato”. Si vieta “ogni forma di eutanasia e ogni forma di assistenza o di aiuto al suicidio”. A tal riguardo, si fa riferimento agli articoli 575, 579 e 580 del Codice penale, che prevedono il carcere per il medico che attui eutanasia o suicidio assistito.
– CONSENSO INFORMATO: (articolo 2) Si definisce il concetto di consenso informato ai fini dell’attivazione dei trattamenti sanitari. Si riconosce il diritto di parola ai minorenni nell’espressione del consenso.
– CONTENUTI E LIMITI DELLE DAT: (articolo 3) E’ l’articolo che affronta il nodo della nutrizione e idratazione artificiale. Si afferma (comma 6) che “alimentazione e idratazione, nelle diverse forme in cui la scienza e la tecnica possono fornirle al paziente, sono forme di sostegno vitale e fisiologicamente
finalizzate ad alleviare le sofferenze fino alla fine della vita. Esse non possono formare oggetto di Dichiarazione anticipata di trattamento”. Si prevede che il collegio di medici chiamato a valutare lo stato clinico del paziente sia formato da tre medici (un medico legale, un anestesista-rianimatore ed un neurologo, sentiti medico curante e medico specialista).
– FORMA E DURATA DELLE DAT: (articolo 4) Le DAT non sono obbligatorie. Nella versione approvata dal Senato, le DAT sono inoltre non vincolanti. Esse hanno validità per 5 anni, termine oltre il quale perdono “ogni efficacia”.
– ASSISTENZA AI SOGGETTI IN STATO VEGETATIVO: (articolo 5) Si stabilisce che il ministro del Welfare “adotta le linee guida cui le regioni si conformano nell’assicurare l’assistenza domiciliare per i soggetti in stato vegetativo permanente”.
– RUOLO DEL MEDICO: (articolo 7) Si prevede che le volontà espresse dal soggetto nelle DAT   “sono prese in considerazione dal medico curante”. Il medico “non può prendere in considerazione indicazioni orientate a cagionare la morte del paziente” e “non e’ tenuto a porre in essere prestazioni contrarie alle sue convinzioni di carattere scientifico e deontologico”.
– AUTORIZZAZIONE GIUDIZIARIA: (articolo 8) Si prevede l’autorizzazione giudiziaria in caso di assenza del fiduciario ad esprimere il consenso al trattamento sanitario.
– DISPOSIZIONI FINALI: (articolo 9) Si istituisce il Registro delle DAT nell’ambito di un archivio unico nazionale informatico. Il titolare è il ministero del Welfare.
Appare facilmente prevedibile che su questi punti il dibattito in commissione Affari sociali della Camera sarà molto acceso, come d’altra parte lo è stato in Senato e in questi ultimi giorni di agosto i principali esponenti dei due schieramenti politici hanno dato un saggio di quanto è forte la contrapposizione.

E Livia Turco fa riferimento alla FNOMCeO
Al di là delle singole posizioni, più o meno equilibrate o estremiste, vale la pena di richiamare una posizione particolarmente ragionata di Livia Turco. L’ex Ministro della Salute, oggi capogruppo PD in commissione Affari sociali della Camera, è l’unica che fa esplicito riferimento delle posizioni della FNOMCeO, essendo stata sempre presente a eventi e convention della Federazione, da Udine a Terni. Livia Turco propone un nuovo testo che “tenga conto di quanto di importante è emerso in questi mesi”, a partire dal documento della federazione degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri (FNOMCeO), approvata a giugno e che “mette al
centro il concetto della relazione di fiducia tra medico e paziente”. “I medici – sottolinea l’ex ministro – non possono essere obbligati dalla legge a tenere un certo trattamento, ma chiedono che le decisioni vengano affidate alla loro scienza e coscienza”.
Sì, la Fnomceo si è fortemente impegnata sui temi dell’etica di fine e di inizio vita. Da Udine a Terni, passando da Ferrara, la linea di coerenza dei medici italiani ha parlato sempre di ‘diritto mite’ e di ‘etica forte’, un concetto che il 10 giugno il Presidente della FNOMCeO Amedeo Bianco riassumeva così: “Nell’ultima versione del nostro Codice Deontologico, approvato nel dicembre 2006, abbiamo ulteriormente rafforzato i principi fondanti la moderna relazione medico-paziente, nell’ottica di una alleanza terapeutica.
Per la nostra deontologia, ogni alleanza terapeutica è un incontro unico e irripetibile di diritti e doveri, di libertà e responsabilità, di saperi e di domande, di valori etici e civili, di consenso e dissenso sulle scelte da compiere in ragione di scienza e coscienza. Un’alleanza siffatta, se guidata da un diritto mite che disegna – sotto il profilo giuridico – i confini invalicabili delle scelte (no all’eutanasia, all’abbandono terapeutico, all’accanimento terapeutico) e, parimenti, se illuminata da un’etica forte del valore della vita e della salute, in capo agli autori dell’alleanza stessa (paziente – famiglia / medico – servizi di cura), è a nostro giudizio l’unico ambiente idoneo a dare risposte proporzionate, condivise ed accettabili alle domande più difficili che la medicina moderna sempre più spesso pone”. Più chiaro di così. I medici italiani sanno che cosa significa in momenti cruciali della vita delle persone decidere secondo scienza e coscienza e Bianco ne ha fatto un motivo ricorrente di intervento della Federazione, con posizioni condivise all’unanimità dal Consiglio Nazionale.
E Livia Turco a Terni ebbe a dire: “Sono venuta qui oggi soprattutto per ascoltare”. Un ascolto che oggi esplicita così: “Chiediamo una legge che coerentemente con la Costituzione e con le sentenze della Corte costituzionale  non imponga il trattamento che deve essere seguito. Una legge ragionevole che affidi alla relazione di cura tra medico e paziente e alla relazione amorevole di cura dei familiari e dei fiduciari, quel che deve essere o non essere fatto”.

Medici cattolici, sponde opposte: Domenico Di Virgilio e Ignazio Marino
Su questo tema, nel centrodestra c’è il parapiglia: è tutto un ribadire e un prendere distanze. Ma è un dibattito di fine agosto. Fra tutte le baruffe, è invece interessante osservare che il relatore alla Camera, il deputato del PdL Domenico Di Virgilio, per anni guida dei medici cattolici, afferma che non intende presentare alcun testo nuovo sul testamento biologico. “Presentare in commissione Affari Sociali della Camera un nuovo testo sul testamento biologico? Ma il Senato ne ha già approvato uno, che a mio parere è un buon punto di partenza, e noi su quello dobbiamo dibattere!”. Di Virgilio precisa: “Voglio ribadire ancora una volta agli esponenti del Pd, che accusano il Pdl di avere assunto una posizione monolitica in favore del ddl Calabro’, che non vi è alcuna intenzione di impedire il confronto politico su una problematica etica così importante e delicata. Sono polemiche assurde – conclude Di Virgilio- che, come relatore alla Camera, non voglio raccogliere. Ascolterò le varie posizioni e se arriveranno proposte emendative tese al miglioramento del testo licenziato dal Senato, verranno adeguatamente valutate. Ma resta fermo il fatto della salvaguardia di valori universali e laici come appunto la difesa della vita”.
Certo, lo scontro continua a esserci e si preannuncia forte. Viene da chiedersi: Di Virgilio, medico cattolico, riuscirà a tenere conto dell’opinione di un altro medico cattolico, autore del libro ‘Credere e curare’, Ignazio R. Marino, senatore del PD, primo firmatario del ddl sul testamento biologico, all’avvio della legislatura del 2006 e quindi del 2008? Ci si può riuscire? Lo scontro è forte. Ignazio Marino, impegnato fino allo spasimo nella sua corsa da outsider alla segreteria del PD, una corsa difficile, una sfida sui temi della moralità e della legalità, fortemente sostenuta dai cosiddetti ‘sottomarini’, non perde la battuta sul testamento biologico e se la prende con il Ministro del Welfare Maurizio Sacconi, che dal meeting di Rimini di Comunione e Liberazione ha rilanciato la leggina su idratazione e alimentazione, conseguente al caso di Eluana Englaro. Dice Marino: “Auspico un percorso diverso e di ascolto”, rispetto a quello proposto dal ministro del Welfare Maurizio Sacconi. Credo sia davvero un percorso sbagliato insistere con un disegno di legge che aveva già determinato gravi tensioni nel Parlamento e nella nostra società”, ha detto Marino. Per il senatore PD è “auspicabile un percorso diverso, di ascolto, a partire dai medici italiani che poche settimane fa, in una riunione cui ha partecipato la maggioranza dei presidenti degli Ordini dei Medici delle province italiane, ha confermato quello che le società scientifiche hanno affermato più volte, ossia che nutrizione e idratazione enterali sono terapie che richiedono il consenso informato, e che questo può essere rimosso se così indicato dal paziente”.
Marino ha quindi precisato che “nessuno mette in discussione il diritto alla nutrizione e all’idratazione delle persone non autosufficienti”, e che “si parla del diritto di poter scegliere a quali terapie sottoporsi e a quali no. Altrimenti “ci troveremmo di fronte a situazioni in cui con la perdita della coscienza si perderebbe anche il diritto all’autodeterminazione”.

Maurizio Lupi: laicità non nei contenuti, ma nel  metodo
Sul fronte del PdL, Maurizio Lupi, Vice-Presidente della Camera, chiosa: “La posizione di Fini era nota. Il passaggio nuovo ora è che è sceso in campo: e su questo tema non fa il presidente della Camera. Rispetto profondamente questa sua scelta ma non la condivido: e ci confronteremo in Parlamento. Comunque su questi temi lui stesso, al congresso del Pdl, ha detto di avere una posizione di minoranza. Importante, ma di minoranza. E in ogni caso, la laicità non sta nei contenuti di una legge, ma nel metodo”.
Drastica la posizione dei radicali e dei socialisti. Per Maria Antonietta Farina Coscioni, “Il disegno di legge sul biotestamento votato dal Senato è inaccettabile. Piuttosto che la legge Sacconi-Roccella-Vaticano meglio, davvero, nessuna legge; e non è monsignor Fisichella che deve dire cosa può e deve fare, o cosa non può e non deve fare il presidente della Camera, quali siano le sue prerogative e i suoi doveri istituzionali”. Per il leader dei socialisti, Riccardo Nencini, “quelle di Fini sono posizioni rispettabili e benvenute, ma è la sinistra nel suo complesso che deve trovare una posizione e una strategia condivise e unanimi su una delle più importanti battaglie di libertà e tutela dei diritti umani che tutte le forze politiche, presenti o no in Parlamento, si  trovano a dover combattere in nome di uno Stato laico e moderno”.
E’ difficile registrare tutta la sarabanda di dichiarazioni, ma da qui a settembre, ci sarà sicuramente un continuo dire e ribadire degli esponenti delle diverse parti politiche, ma il vero confronto si svilupperà in commissione Affari sociali della Camera, di cui, al momento, non si conosce la data di convocazione.

Autore: Redazione FNOMCeO

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