Deontologia e professione: innovare per migliorare: il convegno che la FNOMCeO ha proposto nella giornata di sabato 17 maggio ha visto convergere la riflessione in quel punto di incrocio tra riflessione deontologica e riforma degli Ordini professionali. Moderate da Amedeo Bianco, Giuseppe Renzo, Maurizio Benato e Walter Gatti, le sessioni hanno approfondito aspetti storici, metodologici e linguistici del Codice deontologico dei medici italiani, analizzando con una serie di interventi di rilievo (Patuzzo, Chersevani, Scarpa, Dogliani, D’Avack) i rapporti tra deontologia, professione, giurisprudenza e bioetica.
Ma è stato Giovanni Leonardi, del ministero della Salute a creare quella cerniera tra passato e futuro, tra temi professionali e aspettative legislative. E’ stato lui, infatti, a ricordare che gli Ordini non sono enti per una difesa corporativa o per creare barriere all’ingresso dei giovani. Sono state queste sottolineature che hanno preparato la piattaforma della discussione politica della terza sessione, quella dedicata a “Riforma degli Ordini: un’opportunità per governare i cambiamenti della medicina e della sanità”, che si è sviluppata con un occhio rivolto all’Europa, l’altro all’Italia, in questo forse ultimo cross over per la riforma degli Ordini delle professioni sanitarie. Una riforma giunta più volte in Parlamento quasi al punto di essere approvata e poi più volte l’obiettivo è stato mancato per lo scioglimento anticipato delle Camere. Circostanze, queste, che si sono ripetute per più legislature, come ha ricordato Maria Rizzotti, senatrice di Forza Italia, per la quale “lo Stato deve avere potestà legislativa sugli Ordini, per la tutela della salute e per la lotta all’abusivismo”.
Tutti d’accordo su questa impostazione, basata sul prinicipio “innovare per migliorare”, secondo la sintesi di Antonio Tomassini (Forza Italia), ex-senatore, già a lungo Presidente della Commissione Sanità di Palazzo Madama. Per Tomassini, “la riforma degli Ordini non si può più rinviare”. Facendo riferimento al contesto europeo, Tomassini ha aggiunto: “Abbiamo il miglior SSN d’Europa, ma dobbiamo pensare anche a idee innovative per coniugare ricerca e clinica, immaginando, ad esempio, una struttura del tipo Politecnico sanitario. In parallelo con la riforma degli Ordini, deve marciare il ddl sul rischio professionale”.
Annalisa Silvestro, senatrice PD, nel ricordare che il Codice della FNOMCeO è del 2006 e che quello dell’IPASVI è del 2009, ha detto che “la riforma degli Ordini deve andare di pari passo con la revisione dei Codici. Ce la possiamo fare, il clima è cambiato. La riforma degli Ordini va fatta presto per dare risposte ai professionisti della salute e ai cittadini”. La presidente FOFI di Cuneo, Enrica Bianchi, intervenuta in sostituzione del senatore Andrea Mandelli, ha osservato: “Gli Ordini non sono lobby ed è necessaria la riforma proprio perché perseguiamo una più elevata qualità a tutela della salute pubblica, in una situazione nella quale i cittadini sono poco e male informati ed è dietro l’angolo il rischio del fai da te”.
Lucio Romano (Popolari) ha affermato, tra l’altro: “Gli Ordini ci devono essere, specialmente in riferimento ai tanti aspetti che attengono alla bioetica. Nell’equilibrio tra i prinicipi dell’etica e del diritto, la frontiera più avanzata è di arrivare all’alleanza terapeutica e di cura”. Emilia Grazia De Biasi (PD), Presidente della Commissione Sanità del Senato, ha ricordato che “le regole sono importanti perché qualificano e consentono di recepire i cambiamenti della società. In questi anni, sono cambiati figura e ruolo dei medici, si pone oggi con forza il tema della dignità delle figure professionali in campo sanitario, mentre il rapporto tra diritto e morale dev’essere coerente con il principio della laicità dello Stato”. Circa la tempistica della riforma degli Ordini, De Biasi ha confermato: “Dal 28 maggio si avvieranno le audizioni in commissione Sanità del Senato, la commissione licenzierà il testo che approderà in Aula per essere approvato entro luglio. Quindi ci sarà il passaggio alla Camera”.
Torna in mente uno dei famosi tweet del Premier Matteo Renzi #la volta buona. E davvero nel workshop di Torino l’aria e la speranza erano queste: con la riforma degli Ordini dovrà partire una nuova stagione di riforme, recuperando lo spirito che trenta-quaranta anni fa ha guidato alcune scelte politiche di allora. La senatrice De Biasi ha ricordato la straordinaria data del 1978: in quell’anno furono varate, infatti, tre riforme epocali per la Sanità; la legge 833, istitutiva del SSN; la legge 180 sul superamento dei manicomi; la legge 194 sull’interruzione volontaria della gravidanza. Oggi si spera che torni la volta buona.
Autore: Redazione FNOMCeO