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Tutela della salute e tutela dell’ambiente: corso di formazione a Padova il 5 marzo

E’ noto che quella medica è la professione che più di altre permette di sviluppare, quale obbligo morale, quel senso della ragione affinché l’uomo possa continuare a sopravvivere in un ambiente non degradato , ecco perché il medico è tenuto non solo ad applicare una medicina curativa ma a promuovere anche una medicina della salute.

Tra i numerosi eventi culturali e di aggiornamento professionale promossi, in questa logica, dalla stessa professione merita una segnalazione il Corso di formazione su “Cura della salute e tutela dell’ambiente” che si terrà a Padova il prossimo 5 marzo presso la Sala “Anziani” di Palazzo Moroni, promosso dall’Ordine provinciale dei medici in collaborazione con l’Associazione Medica Patavina, la Società Italiana di Mdicina Generale e “Doctor for the Environment”.

Scopo dell’iniziativa è quello di contribuire a creare una nuova visione della relazione tra ambiente e salute dove i medici ricoprano un ruolo determinante per lo sviluppo di una rete di specifiche competenze per la prevenzione delle malattie e la tutela del benessere della collettività.

“La sola assistenza medica – dice Maurizio Benato presidente dell’Ordine e uno dei docenti al corso – ha contribuito in misura comparativamente modesta allo stato di salute della popolazione. Molto si deve ai nuovi stili di vita e all’attuazione di una politiche e strategie in grado di agire anche sulle condizioni socio-ambientali. Ecco perché sono importi eventi come questo di Padova rivolti alla formazione specifica di professionisti che con il loro sapere possono contribuire a difendere l’ambiente e con esso il benessere della collettività”.

“In Italia la professione medica – ha aggiunto Benato – nella convinzione che l’ambiente di vita e di lavoro rappresenti un fondamentale determinante della salute della persona, ha definito nel proprio Codice Deontologico (art.5) e nel Manifesto di Padova sulla tutela della salute globale approvato dal Consiglio Nazionale della FNOMCeO il 31 maggio 2008, i principi che guidano il ruolo del medico nell’educazione alla salute e nei rapporti con l’ambiente. Definendo importanti obiettivi come proporsi quale supporto agli organi di governo nella pianificazione degli obiettivi strategici e alla promozione e la protezione dell’ambiente e della salute; curare il rapporto con i cittadini per l’informazione e la loro partecipazione alla formazione delle decisioni istituzionali; contribuire al miglioramento della qualità della vita e della salute umana favorendo l’individuazione delle strategie per ridurre l’esposizione, in particolare dei soggetti deboli, alle condizioni ambientali critiche che determinano l’insorgenza o l’aggravamento di alcune malattie”.

“Le preoccupazioni per l’ambiente e quelle per la salute vanno sempre più convergendo”, dice Emanuele Vinci, presidente dell’Ordine di Brindisi e coordinatore del Gruppo di studio della FNOMCeO che si occupa di salute globale e ambiente. Gruppo che ha in via di elaborazione un documento attraverso il quale la professione medica mette a disposizione delle istituzioni le proprie competenze.

Secondo Vinci “è necessario adottare nuovi strumenti di governance delle attività antropiche (opere/infrastrutture e/o politiche di gestione del territorio) superando la Valutazione dell’Impatto Ambientale (VIA) e includendo nella programmazione/valutazione sia le evidenze scientifiche degli studi sulle interazioni fra ambiente e salute, sia i processi di partecipazione, di condivisione e di comunicazione con i principali soggetti interessati, ed in particolare con le comunità locali”.

In tale direzione si muove la Valutazione Ambientale Strategica (VAS), e in particolare la Valutazione di Impatto Sanitario o sulla Salute (VIS) come strumento innovativo per valutare i rischi potenziali per la salute che possono derivare da interventi sull’ambiente. Quest’ultima viene definita come “una combinazione di procedure, metodi e strumenti tramite i quali una politica, un programma o un progetto possono essere giudicati sotto il profilo dei loro potenziali effetti sulla salute della popolazione e della loro distribuzione nell’ambito della stessa popolazione”.

“La VIS – continua Vinci – può rappresentare uno strumento ottimale sia a livello previsionale per valutare i rischi potenziali per la salute che possono derivare da interventi, piani e progetti di diversa natura e tipologia, sia per effettuare retroattivamente una stima degli impatti sulla salute non previsti e verificare quelli attesi, ma anche per stimare le conseguenze dell’azioni in corso”.

Rimangono, tuttavia, importanti aspetti da definire: l’individuazione dei responsabili del percorso di VIS, dei soggetti competenti, dei contesti in cui può essere sviluppata e dei metodi da utilizzare per ottenere le evidenze necessarie. Tali aspetti vanno affrontati nella consapevolezza che il tema centrale è la valutazione del rischio, che deve essere definito, dimensionato o stimato, valutato e comunicato. Per ognuna di queste quattro fasi sono richieste competenze ed esperienze diverse che debbono operare in modo integrato.

“Ecco quindi che la competenza dei medici esperti, coinvolti in tali processi programmatori ed esecutivi, assume un ruolo determinante, ma deve essere valutata e accreditata da organizzazioni che non possono essere né private né legate alle istituzioni politiche. Un ambito questo – aggiunge Vinci – dove gli Ordini dei Medici potrebbero svolgere un ruolo di primaria importanza ponendola professione medica al servizio delle istituzioni nazionali e locali, riaffermando nel contempo i principi e gli obbiettivi definiti nel Codice di deontologia medica e nel Manifesto di Padova”

Autore: Redazione FNOMCeO

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