Il 5 marzo 2015 è svolto a Milano il convegno sulla medicina di genere Tutta cuore e cervello. Parkinson: le donne non tremano! Il convegno è frutto di una collaborazione nata nel 2014 tra la Direzione Generale Salute, Éupolis Lombardia e la Fondazione IRCCS Istituto Neurologico Carlo Besta. Il workshop ha quest’anno come tema le diseguaglianze di genere nella diagnosi e cura della sindrome di Parkinson.
Maria Antonietta Banchero, della Direzione Generale Salute Regione Lombardia ha ricordato come la regione Lombardia abbia riconosciuto il genere come fattore determinante ed essenziale, strumento di governo e di governance di sistema. E’stata Barbara Garavaglia, direttrice dell’unità di Neurogenetica molecolare del Besta, allora responsabile della CPO oggi del Cug, ad iniziare nel 2010 una riflessione, in un’ottica di genere, sulle patologie cerebrovascolari. L’attenzione, negli anni, è stata centrata sulle cefalee, le complicanze neurologiche delle patologie ischemiche, la sclerosi multipla, la Malattia di Alzheimer, i tumori cerebrali e le malattie rare (almeno nel 50% dei casi di natura neurologica). Ogni volta intervengono esperti del settore, associazioni, pazienti, e i caregiver. E in Italia ci sono ben 13 milioni di persone che svolgono una funzione di assistenza, in maggioranza donne sopra la cinquantina. Il Parkinson è una malattia che deriva da fattori sia ambientali (come stili di vita,inquinamento, alimentazione, infezioni) sia genetici. In passato si ritenevano determinanti i fattori ambientali. Gli uomini sono più colpiti (50% in più). L’età media di esordio è di 66 anni per gli uomini e 68 anni per le donne. I casi in cui la malattia si manifesta prima dei 45-50 anni rappresentano circa il 3-4% dei pazienti. Un esiguo numero tra questi presenta un esordio prima dei 21 anni (parkinsonismo giovanile). Sia nell’Alzheimer sia nel Parkinson è evidenziato un effetto neuroprotettivo degli estrogeni. Nel Parkinson gli estrogeni prevengono la distruzione dei neuroni che producono la dopamina. Nel sesso femminile è tre volte più frequente la comparsa dei movimenti involontari (discinesie), che costituiscono gli effetti indesiderati della levodopa. Gli uomini presentano una maggiore compromissione cognitiva rispetto alle donne. Per le donne si registra un maggior carico di anni vissuti con disabilità, con la perdita del ruolo centrale all’interno della famiglia. I caregiver nei pazienti con parkinson hanno maggior burden (peso) per la fatica associata alle menomazioni funzionali e comportamentali del congiunto. Le donne dopo il trattamento con la stimolazione cerebrale profonda,(DBS) presentano per il miglioramento delle capacità nelle azioni quotidiane un beneficio maggiore.
In allegato le slide degli interventi di Enza Maria Valente e Paola Soliveri.
Autore: Redazione FNOMCeO