Vasco Errani al Governo: vera e leale collaborazione istituzionale

Tra due mesi sarà Natale, con il panettone, l’albero e il presepe. In questo autunno la politica ha accelerato su alcuni temi, come la Giustizia, e ne ha lasciati indietro altri. In primo piano, sempre i conti dello Stato con l’esigenza ricorrente di contenere la spesa pubblica e rilanciare lo sviluppo. Quasi uno stand by nei rapporti tra Stato e Regioni, in attesa di schiarite sul ‘che fare’. Alle spalle lo scontro durissimo di luglio-agosto connesso alla manovra dei 24 miliardi, più recentemente l’attenzione si è concentrata sul disegno dì legge di stabilità per il triennio 2011-2013 e il disegno di legge di approvazione del bilancio di previsione dello Stato per il medesimo triennio. Provvedimenti varati il 14 ottobre dal Consiglio dei Ministri e che configurano una manovra di 13,5 miliardi da qui al 2013. Provvedimenti che portano a quella che il Ministro dell’Economia Giulio Tremonti ha definito la fase due, “quella dello sviluppo”, puntando su cinque priorità: Nucleare, Pubblica amministrazione, Sud, tematica dei rapporti sociali fino alla riforma fiscale.

Circa l’iter parlamentare, appare quasi certo che si andrà verso il voto di fiducia. Ed è in questo contesto che si cala la questione del rapporto con le Regioni, visto che i nodi che furono oggetto di confronto-scontro la scorsa estate non sono stati ancora sciolti. Ne parliamo con Vasco Errani, Presidente della Conferenza dei Presidenti delle Regioni e Presidente dell’Emilia Romagna, che delinea aspettative e intenzioni dei Presidenti in riferimento a quelle che le Regioni ritengano essere le priorità dei cittadini amministrati.

Presidente, dopo la pausa estiva che cosa è cambiato rispetto al clima di luglio-agosto e rispetto alla manovra da 24 miliardi varata dal Governo? Le Regioni oggi come stanno rispetto a due mesi fa?
Purtroppo è cambiato poco. Ci ritroviamo dove ci eravamo lasciati e i fatti ci stanno dando ragione. Avevamo detto che con questa manovra il federalismo fiscale sarebbe stato insostenibile e puntualmente oggi ci troviamo a fare i conti con un decreto legislativo che sembra voler partire proprio dai tagli prospettati dalla manovra, azzerando quindi una parte cospicua delle risorse che dovrebbero entrare nel paniere del federalismo fiscale. Inoltre stiamo ancora aspettando l’avvio dei tavoli, promessi dal Governo, – in occasione dell’incontro del 5 ottobre – sul trasporto pubblico locale e sull’effettivo impatto della manovra che continuiamo a giudicare insostenibile.

Federalismo fiscale: tutti ne parlano, ma questa volta cosa si fa? Ci sono le condizioni, oppure no?
A parte le considerazioni precedenti, occorre chiarire il quadro complessivo: i numeri. Noi vogliamo il federalismo, ma in un quadro certo di risorse. Considerando che non è pensabile arrivare ad una definizione dei costi standard abbassando l’asticella di servizi irrinunciabili (oltre alla sanità penso al trasporto pubblico locale, all’istruzione, al welfare), è fondamentale definire i LEA, i livelli essenziali di assistenza nella sanità, e i LEP, i livelli essenziali delle prestazioni relativi alle politiche sociali e alla scuola. Sono queste le condizioni per impostare seriamente il confronto fra il Governo, le Regioni e le autonomie locali. A meno che non si pensi di realizzare un federalismo fiscale senza le Regioni.

Si avverte una sorta di assenza delle Regioni nell’attuale dibattito politico. Come pensate di affrontare i problemi reali dei cittadini: la crisi economica, il lavoro che non c’è, la difficoltà di condurre una vita normale per arrivare a fine mese?
Sono proprio questi i temi su cui vorremmo impostare il confronto con il Governo, in un contesto di vera e leale collaborazione istituzionale. Realizzare una governance in questo Paese non è una missione impossibile, se davvero ci fosse volontà politica. Da mesi stiamo sostenendo la necessità di sederci intorno ad un tavolo-Governo, Regioni, Enti locali, per riconoscere e condividere i problemi legati alla difficile crisi che sta attraversando il Paese, individuare le priorità e agire, in un quadro di concertazione istituzionale, per le soluzioni possibili. Abbiamo già dato prova in passato – penso ad esempio al ruolo che abbiamo svolto per arrivare all’accordo sugli ammortizzatori sociali in deroga – di poter gestire un percorso comune per affrontare i problemi che interessano i cittadini.

La Sanità: a parte le Regioni che hanno il problema del rientro del deficit, ma per quanto riguarda l’allocazione delle risorse, la manovra finanziaria del Governo quanto ha inciso sulle Regioni, in termini di garanzia per i cittadini che chiedono di avere strutture sanitarie efficienti, in grado di dare risposte alle domande di salute elementari connesse all’invecchiamento della popolazione?
Questo è ancora una volta il tema. Un recente studio di un importante istituto di credito, dimostra che per la sanità l’Italia investe due punti percentuali in meno di PIL rispetto a Francia e Germania. Se non siamo in grado di seguire un trend di qualità della spesa sanitaria, allora bisogna che il Governo riconosca la difficoltà, assumendosi la responsabilità di una diminuzione dei livelli assistenziali di assistenza.
A tutto ciò va aggiunto che la manovra, comunque, agisce, purtroppo, anche sulla sanità. Dobbiamo ancora avere assicurazioni del rispetto degli accordi sulla copertura dei ticket per l’anno 2011 e non abbiamo ancora avuto garanzie sul reimpiego nel Fondo Sanitario Nazionale dei risparmi conseguenti agli interventi per il contenimento della spesa farmaceutica che noi stessi abbiamo proposto.

Il Mezzogiorno: nei famosi cinque punti del Presidente del Consiglio se ne parla e si dice che si farà tutto: dal suo punto di vista, come stanno effettivamente le cose? Per esempio, la questione dei cantieri della Salerno – Reggio Calabria è solo una questione legata agli appalti e sub-appalti o c’è dell’altro?
Su questi temi il Governo non ha mai coinvolto la Conferenza delle Regioni. E’ chiaro comunque che le scelte per diminuire in modo efficace il gap infrastrutturale che esiste oggi fra il nord e il sud del Paese passano attraverso alcuni capisaldi irrinunciabili: coinvolgere in modo adeguato le Regioni e le autonomie locali nella scelta degli interventi e nelle strategie; premiare ed incentivare le realtà territoriali più virtuose; non frenare lo sviluppo del sistema Paese.

Autore: Redazione FNOMCeO

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