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Verso le elezioni regionali/3: in Lombardia toni soft tra i candidati

Roberto Formigoni, Presidente uscente della Lombardia, e Filippo Penati (PD), candidato alla Presidenza per il centrosinistra, usano toni da campagna elettorale nel contrapporsi sui temi dell’economia e del lavoro, o sull’energia e le infrastrutture. Ma sulla Sanità, il livello dello scontro si abbassa. Anche se il candidato sfidante spiega di vederla diversamente dal Presidente in carica su alcuni aspetti della Sanità lombarda, non c’è un attacco diretto forte sul cosiddetto ‘modello lombardo’ della Sanità. Un sistema che, è noto a tutti, è oggettivamente tra i più efficienti in termini di rapporto tra costi e servizi/prestazioni e che, pur tra polemiche degli anni scorsi, ha saputo conciliare il rapporto tra pubblico e privato, raggiungendo un equilibrio stabile sulla spesa in rapporto ai posti letto. Ma vediamo convergenze e divergenze così come emergono dalle parole dei due candidati Presidenti.

Formigoni: consolidare i risultati della Sanità che funziona
Poco più di un mese fa, il Presidente della Lombardia Roberto Formigoni ha presentato una ricerca realizzata dalla Direzione generale Sanità, insieme al Crisp (Centro di ricerca interuniversitario per i sevizi di pubblica utilità dell’Università Bicocca) e al Cesp (Centro di studio e ricerca sulla sanità pubblica). I dati di sintesi sono particolarmente confortanti: il cosiddetto ‘modello lombardo’ tiene e si prefigge nuovi traguardi per la prossima legislatura, nel caso di conferma di Formigoni. Prima in Italia e tra le prime in Europa, la ricerca ha indagato l’efficacia delle prestazioni ospedaliere del proprio sistema sanitario. “Il nostro obiettivo – dice Roberto Formigoni – è di perfezionare sempre il nostro sistema sanitario, tendendo verso l’alto. La sfida è sempre quella di garantire servizi efficienti a costi sostenibili”. Un obiettivo cui si giunge puntando su “qualità ed eccellenza – prosegue il Presidente –  ma anche creando addizionalità di risorse, esplorando sempre nuovi modelli di collaborazione con soggetti privati e perseguendo una costante razionalizzazione delle risorse, riducendo a zero gli sprechi, gli errori e le inefficienze grazie ad azioni sempre più incisive su una serie di ambiti”.

La Lombardia, come confermato dalla ricerca, rimane la Regione con il rapporto spesa sanitaria/Pil più basso d’Italia. Tale valore si attesta al 6,7% contro una media nazionale dell’8,7%. Dato confermato anche da quello sulla spesa sanitaria pubblica corrente pro capite che in Lombardia corrisponde a 1.603 euro, contro una media nazionale di 1.703 euro. Sceso anche il tasso di ospedalizzazione  nei primi 12 anni di vita della riforma sanitaria: dal valore di 176,7 per 1000 residenti nel 1997 al valore di 135,3 per 1000 residenti nel 2008. Il tutto è avvenuto nonostante un contestuale incremento di popolazione pari a 800.000 abitanti, dimostrando il notevole lavoro fatto per promuovere il ricorso appropriato al ricovero.

“La Lombardia – aggiunge Formigoni – ha saputo garantire un costante innalzamento della qualità e al contempo un’estrema razionalizzazione delle risorse. E questo è avvenuto senza aggravi ulteriori di costi per i cittadini, potendo usufruire di una percentuale di fondi pro capite inferiori alla media delle altre Regioni e chiudendo il bilancio in equilibrio senza disavanzi per gli ultimi otto anni consecutivi, ovvero da quando tale obbligo è stabilito per legge”.
La riforma a cui fa riferimento Formigoni porta la sua firma ed è del 1997, una riforma regionale che ha ridisegnato la sanità lombarda. Formigoni la spiega così, parlando di sistema sanitario virtuoso e di modello lombardo della sussidiarietà: un modello che, applicato a una delle aree più delicate dell’assistenza, si è tradotto in un sistema basato su libertà di scelta, separazione tra acquirente (ASL) ed erogatore (aziende ospedaliere, strutture diagnostiche e riabilitative, ecc.) e un severo processo di accreditamento e controllo, che coinvolge sia soggetti pubblici che privati, misurati sulla qualità delle loro prestazioni. “Grazie a tale sistema oggi i cittadini lombardi, indipendentemente dal loro reddito, possono contare sulla migliore qualità di cura, scegliendo il medico, l’ospedale, la terapia più adeguata alle proprie esigenze, con la copertura del servizio sanitario regionale. E molti vengono anche da fuori regione (un quinto dei pazienti che si spostano in Italia). Eppure la Lombardia ha da anni i suoi bilanci in pareggio –afferma Formigoni- senza tuttavia che si sia mai smesso di investire: nella ricerca e nella cura, nelle professionalità sanitarie, nell’edilizia ospedaliera (sette nuovi ospedali negli ultimi cinque anni) e negli adeguamenti tecnologici (investimenti per 3,5 miliardi di euro negli ultimi 10 anni, più degli investimenti realizzati in tutto il resto di Italia)”. Alcuni dettagli, che non sono di poco conto: nel 2008 sono state complessivamente assistite 105.126 persone, che hanno fruito delle diverse forme di assistenza domiciliare socio-sanitaria integrata; i voucher socio-sanitari, introdotti nell’ultima legislatura, permettono al cittadino di acquistare prestazioni infermieristiche, riabilitative, medico specialistiche ecc. da una delle organizzazioni "garantite" dalle Aziende sanitarie locali (Asl); potenziata l’offerta dei posti letto di strutture residenziali per anziani e dei centri diurni integrati.

Formigoni indica poi alcuni obiettivi per la prossima legislatura, basati sullo sviluppo di politiche di Welfare per le famiglie: aiuto alla permanenza degli anziani nelle loro case o presso i figli, attraverso voucher, cure intermedie dopo le dimissioni ospedaliere, alloggi all’interno di strutture protette, centri diurni integrati, custode socio-sanitario; sostegno alla conciliazione famiglia lavoro, attraverso forme di welfare aziendale, congedi parentali, servizi e banche ore aziendali, telelavoro e part time, ticket per il sostegno alla famiglia; piano del welfare per armonizzare gli strumenti di programmazione locale e ottimizzare le risorse; sportello sociosanitario unico, per semplificare l’accesso ai servizi degli utenti più deboli e svantaggiati, con il coinvolgimento del terzo settore; potenziamento della lotta alle dipendenze attraverso un "patto con le famiglie" per l’educazione e la prevenzione, a scuola e sul territorio; percorsi personalizzati di cura e assistenza socio-sanitaria. sviluppo delle tecnologie informatiche per la condivisione dei dati clinici attraverso la Carta Regionale dei Servizi; ammodernamento e incremento della rete ospedaliera; la Città della salute a Milano, il primo polo integrato per ricerca, la prevenzione e la cura delle malattie più gravi e diffuse; vi confluiranno l’Istituto neurologico Besta, l’Istituto nazionale dei Tumori e l’Ospedale Sacco. Il più grande campus universitario d’Europa presso il San Matteo di Pavia.

Tutto ciò a rafforzamento del sistema sanitario lombardo, che già oggi si presenta, in termini di macrodati, così: 29 aziende ospedaliere per un totale di quasi 25.000 posti letto, cinque Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico pubblici per un totale di 2.500 posti letto, cui vanno aggiunte altre 98 strutture accreditate che dispongono di 14.406 posti letto 1,9 milioni i ricoveri, non solo destinati ai lombardi, e 170 milioni all’anno le prestazioni ambulatoriali. 62 milioni le ricette di assistenza farmaceutica rimborsate.

Penati: ma alcune cose vanno cambiate
Il candidato Presidente del centrosinistra Filippo Penati sviluppa un ragionamento complessivo su Sanità e Ricerca e mette l’accento su alcuni aspetti sui quali intervenire perché, a suo parere, il cosiddetto ‘modello lombardo’ presenta dei punti critici. Penati parte da una premessa: “La sanità lombarda si caratterizza soprattutto per la qualità e la professionalità dei suoi operatori. Nonostante le sperequazioni tra pubblico e privato, riesce ancora a garantire prestazioni tra le migliori in Italia e in Europa”. Ma arriva poi a sottolineare le cose che non vanno: “Ciò non ha impedito che si verificassero gravi scandali e casi di malasanità, da quello terribile del ‘Galeazzi’ anni fa, a quello recente dell’ospedale Santa Rita, la cui responsabilità ricade anche sull’assenza di controlli dei dirigenti regionali nominati da Formigoni. E’ questa solo la punta dell’iceberg di una pratica diffusa di finanziamenti gonfiati alle strutture sanitarie private per interventi eseguiti non per il bene del paziente, ma per far guadagnare il proprietario della clinica”.
Penati punta il dito sulla politica regionale: “Le degenerazioni e gli scandali sono strettamente connessi con le nomine dei direttori generali e di molti primari, effettuate all’insegna di una brutale forma di lottizzazione tra i partiti di centrodestra. Una prassi che ha premiato più la fedeltà a un sistema di potere che il merito professionale e scientifico. I presidi sanitari sul territorio sono stati in gran parte smantellati, rinunciando alla prevenzione. Ciò determina, inoltre, preoccupanti carenze nella continuità della cura una volta che il paziente è stato dimesso dall’ospedale”.

Mentre Formigoni annuncia la tendenza al superamento delle liste di attesa, Penati non la vede così: “Irrisolta è la soluzione del problema delle liste d’attesa per la diagnostica, mentre il pareggio di bilancio della sanità lombarda è stato raggiunto con l’adozione dei ticket farmaceutici più alti d’Italia, con lo scarico sulle famiglie dei ricoverati nelle case di riposo di parte rilevante delle spese sanitarie, e anche con l’aggravio delle addizionali Irpef e Irap, che pesano sulle buste paga dei lavoratori e dei pensionati. Inoltre, il tema della disabilità e quello della salute mentale sono stati lasciati completamente sulle spalle delle famiglie e del volontariato”.

Anche per quanto riguarda la Ricerca, Penati ha critiche da rivolgere a Formigoni, ma al tempo stesso indica quali sono le linee su cui si muoverà, in caso di vittoria: “La Lombardia è naturale candidata a essere una regione leader, non solo in Italia ma in Europa, nel campo della ricerca scientifica. Oltre alle facoltà scientifico-tecnologiche di numerosi poli universitari in Lombardia e a poli del Cnr, si ha la più alta concentrazione di Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico (Irccs) in Italia. Inoltre molte piccole, medie e grandi aziende fanno da fulcro a una realtà produttiva. Eppure, l’attuale governo della Regione non sa promuovere questa leadership, né potenziarne le risorse umane e di investimento. Siamo di fronte a cambiamenti epocali della scienza, in particolare della ricerca biomedica. La vita si sta allungando, ma nella nostra Regione la qualità della vita non sta migliorando di pari passo. Possiamo e dobbiamo fare di più. La ricerca è competitività e crescita anche economica. Troppo spesso l’amministrazione Formigoni ignora quanto questo sia un aspetto-chiave per il posizionamento strategico di un Paese e per la sua ripresa. Il legame tra cultura scientifica e politica va rinsaldato, poiché il futuro si basa su un economia della conoscenza scientifica e tecnologica.

Queste sono alcune proposte che vorremmo far diventare realtà nella nostra Regione:
– valorizzare e potenziare le risorse umane e tecnologiche degli istituti di ricerca lombardi e delle aziende che operano nella ricerca;
– costruire in Lombardia una rete di collaborazione e integrazione fattiva, che comprenda pubblico e privato;
– favorire la nascita e il decollo di iniziative imprenditoriali nell’ambito degli atenei e degli istituti di ricerca pubblici, che possano incrementare la cultura del trasferimento tecnologico con l’aiuto delle fondazione regionali;
– costruire un percorso virtuoso in cui il merito abbia pubblico riconoscimento, con programmi di borse di studio e premi scientifici;
– affrontare un piano di pari opportunità, che consenta alle donne di lavorare a tempo pieno nella ricerca, senza rinunciare a farsi una famiglia, con programmi di conciliazione all’interno delle strutture di ricerca lombarde;
– realizzare un sistema di “cassa integrazione” regionale, ovvero di sostegno formativo, per ricercatori contrattisti che a causa della crisi non hanno il rinnovo dei contratti di ricerca, creando particolari programmi di aggiornamento retribuito;
– contribuire maggiormente alla collaborazione europea, destinando il programma di un’agenzia regionale alle partecipazioni a vario livello a progetti di ricerca e al 7° programma quadro dell’Unione europea per ricerca e sviluppo tecnologico.
– promuovere la costituzione di centri di eccellenza pubblici regionali, affinché i finanziamenti vengano distribuiti in modo sempre più mirato e sempre più a gruppi di ricercatori, anche per ottimizzare la crescita e l’impiego di quelli neolaureati;
– promuovere a livello regionale la creazione di laboratori per lo sviluppo di nuove tecnologie, che siano poi messe a disposizione di altri.

Autore: Redazione FNOMCeO

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