Video consulti online, siamo pronti a utilizzarli? Uno studio su JMIR

Le tecnologie digitali hanno un grande potenziale nell’implementazione di modelli che favoriscano l’accessibilità e l’efficienza dei servizi sanitari. In particolare, diversi studi condotti in passato hanno dimostrato come i video consulti medici online su Skype o FaceTime possano essere, in determinate condizioni, utili e affidabili. Tuttavia, sono in pochi a utilizzare questo strumento e non sono rari i casi di abbandono a distanza di poco tempo. Ma non tutti gli studiosi sono d’accordo. Alcuni fanno fatica ad accettare l’utilizzo dei video consulti online, giudicandoli poco affidabili: secondo loro, le interazioni umane ne risulterebbero alterate, con il rischio potenziale che i pazienti non comprendano pienamente le indicazioni del medico.

Adesso, uno studio pubblicato di recente sul Journal of Medical Internet Research, più ampio rispetto a quelli condotti in precedenza, esplora l’utilità dei video consulti medici online e valuta le condizioni e le circostanze adatte a una possibile adozione di questo strumento, ancora poco utilizzato, da parte delle strutture sanitarie. Nello specifico, lo studio analizza l’utilizzo dei consulti medici da parte del complesso di strutture sanitarie Barts Health NHS, a Londra, dal 2015 al 2017, con i pazienti affetti da diabete, diabete mellito gestazionale e in riabilitazione post-operatoria da tumore.

I ricercatori hanno concluso che l’utilizzo di questo strumento risultava affidabile solo in presenza di determinate condizioni cliniche, tecniche e organizzative. Rispetto ai consulti “in presenza”, quelli online avevano una durata leggermente più breve e funzionavano meglio quando vi era una conoscenza pregressa fra medico e paziente e si era già instaurato un rapporto di fiducia fra loro.

Lo studio conferma che i video consulti online, se applicati in determinate condizioni, possano essere sicuri ed efficaci. Tuttavia, è ancora troppo presto perché diventino una pratica di routine all’interno delle organizzazioni sanitarie, che si sono dimostrate  ancora poco aperte al cambiamento, soprattutto in tempi di austerità.

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Autore: Redazione

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