Un questionario, elaborato insieme al Presidente dell’Associazione scientifica Hospital & Clinical Risk Managers, Alberto Firenze, per monitorare il fenomeno della violenza sugli operatori sanitari e il burnout. Una raccolta di firme, a sostegno di proposte di legge volte a equiparare in ogni caso le aggressioni contro gli operatori sanitari al reato di violenza e minacce a pubblico ufficiale, con conseguente procedibilità d’ufficio e aumento delle pene. Sono le due iniziative, di prossima attuazione, condivise dal Tavolo Permanente tra la Federazione nazionale degli Ordini dei medici Chirurghi e degli Odontoiatri (Fnomceo) e i Sindacati medici, riunito ieri pomeriggio a Roma.
In crescita, purtroppo, i dati del fenomeno: alcune indagini, ancora in corso, messe in atto dall’Anaao – Assomed (Associazione medici e dirigenti del Servizio Sanitario Nazionale) e dalle Sigle sindacali della Medicina del Territorio (Fimmg, Smi e Snami), hanno dimostrato che più del 65% dei medici ospedalieri ha subito un’aggressione, fisica (33%) o verbale; percentuale che sale all’80% tra i medici del territorio, in particolare le guardie mediche. Ma neppure i medici di famiglia, nei loro ambulatori, sono al sicuro: Pina Onotri, Segretario Smi, ha ricordato l’aggressione, sfociata nell’omicidio di una dottoressa e nel ferimento della figlia, avvenuta alcuni anni fa a Roma.
Molte anche le iniziative messe in campo dagli Ordini provinciali, e raccolte tutte insieme nello ‘speciale’ sul Portale Fnomceo. Si va dal sodalizio di Pordenone, “Un alpino per amico”, che presto verrà esteso su scala nazionale, per cui gli alpini scortano le guardie mediche per non lasciarle mai sole, a quello di Palermo, con l’associazione di volontariato ‘Fiori d’acciaio’. Dalla commissione paritetica che, a Siena, vede impegnati insieme professionisti della sicurezza del lavoro, della prevenzione, dell’Azienda sanitaria e dell’Ordine, ai corsi Ecm organizzati dall’Ordine di Udine. Ci sono anche le iniziative ‘spot’, che mirano ad accendere l’attenzione sul fenomeno: i fischietti dati dall’Usl in dotazione ai medici dell’ospedale di San Donà di Piave, nel Veneziano, i corsi di autodifesa organizzati presso scuole di arti marziali.
“Ben venga l’attenzione anche mediatica, ma occorrono interventi strutturali – ha affermato il vicepresidente Fnomceo, Giovanni Leoni.
“Alcune sedi di guardia medica sono in condizioni indecorose – ha fatto notare il Segretario Roberto Monaco -: è da lì che bisogna partire, perché il decoro dell’ambiente di lavoro rispecchia il rispetto dovuto al professionista e fa da deterrente alla violenza”.
“Oltre a questi elementi oggettivi, che saranno monitorati anche con le survey già lanciate, in particolare quella ideata in collaborazione con Federasanità Anci, la violenza ha risvolti soggettivi ed è causa di burnout, il quale, in un circolo vizioso, aumenta il disagio nel rapporto con i pazienti – ha spiegato il Coordinatore del Gruppo di Lavoro Fnomceo sulla Violenza, Salvatore Amato.
“Quello che occorre è un cambiamento culturale – ha concluso il presidente della Fnomceo, Filippo Anelli -. Per questo abbiamo avviato gli Stati generali della professione medica e odontoiatrica: nei prossimi giorni metteremo a disposizione di tutti un testo con cento tesi, che apriranno la discussione, con l’obiettivo di ridisegnare la figura del medico e la Professione”.
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14 giugno 2018
Autore: Ufficio Stampa FNOMCeO