WeWorld Index 2018: Italia all’ultimo posto in Europa per inclusione di bambini, adolescenti e donne

Nel nostro Paese i bambini, gli adolescenti e le donne sono a rischio di esclusione sociale più che in tutti gli altri paesi europei e maggiormente esposti alla povertà rispetto ai maschi adulti. È quanto emerge dal WeWorld Index 2018, la classifica stilata da WeWorld Onlus in base al livello di inclusione di donne e popolazione di età minore di 18 anni in 171 paesi del mondo, che è stato presentato il 18 aprile al Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale.

L’Italia diventa fanalino di coda fra i Paesi europei perdendo 9 posizioni rispetto agli anni precedenti, piazzandosi quest’anno al 27° posto (su 171 paesi). Anche rispetto al gruppo del G20 l’Italia è tra i 6 paesi con la performance peggiore. Tra i Paesi più virtuosi, invece, troviamo quelli del Nord Europa; in testa l’Islanda, che per la prima volta supera la Norvegia, mentre occupa il fondo della classifica la Repubblica Centraficana. Si piazzano al 27° con l’Italia anche gli Stati Uniti, seguiti da Brasile, Argentina, Messico e Turchia.

La classifica è il risultato della valutazione dello sviluppo di un Paese ottenuta osservando le condizioni di vita dei soggetti più a rischio di esclusione, attraverso l’analisi di 17 dimensioni – fra cui abitazione, lavoro, salute, educazione, salute, partecipazione economica e politica, ambiente sostenibile, contesto democratico e pacifico – e 34 indicatori (provenienti da banche dati internazionali, come OMS, Unesco, Banca Mondiale, etc.).

Secondo il WeWorld Index 2018, le 5 barriere da eliminare per permettere a tutti i bambini l’accesso a un’educazione inclusiva sono: la scarsa nutrizione, la migrazione, le discriminazioni di genere, la violenza e la povertà educativa. Il Paese che rappresenta l’ereditarietà della povertà educativa è l’Italia, dove solo l’8% dei giovani figli di genitori senza diploma di scuola superiore si laurea, rispetto al 68% di laureati provenienti da famiglie in cui entrambi i genitori hanno conseguito un diploma di laurea.

Dall’analisi emerge inoltre il livello di dispersione scolastica al Sud, superiore al 20%, e quello di povertà, che investe 1.292.000 ragazzi minori di 18 anni. E ancora, che il 9,4% della popolazione studentesca con cittadinanza non italiana è 3 volte più a rischio di dispersione rispetto ai coetanei.

L’analisi mostra che investire nell’educazione avrebbe effetti importanti sulla riduzione della povertà e sullo sviluppo economico, sul miglioramento delle condizioni sociali e sull’accesso all’istruzione, anche nei Paesi sviluppati come l’Italia.

“Dalla nostra analisi emerge che l’educazione è una precondizione necessaria per l’inclusione di donne e popolazione under 18, e quindi per lo sviluppo economico” dichiara Marco Chiesara, Presidente del WeWorld Index. “Come confermano infatti i dati UNESCO dello scorso anno: in caso di completamento della scuola secondaria conteremmo 400 milioni di poveri in meno nel mondo; e l’Italia non è da meno: il superamento della dispersione scolastica potrebbe avere un impatto sul PIL nazionale di diversi punti percentuali, fino al 6%”.

Fonte:

We World Onlus

Autore: Redazione

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