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XVI Rapporto PiT Salute: carenze e aumento delle difficoltà d’accesso ai servizi sanitari

Report n. 45/2011

CARENZE E AUMENTO DELLE DIFFICOLTA’ NELL’ACCESSO AI SERVIZI SANITARI – XIV RAPPORTO PIT SALUTE DI CITTADINANZATTIVA

È l’anno dei “Diritti al taglio”, come richiama il titolo del 14° Rapporto PiT Salute del Tribunale per i diritti del malato-Cittadinanzattiva. Le politiche economiche, sociali e sanitarie messe in atto in questo periodo stanno di fatto smantellando il nostro sistema di welfare, con particolare riguardo ai servizi di carattere sanitario e sociale.

L’annuale fotografia del sistema sanitario dal punto di vista del cittadino, presentata di recente a Roma, riflette chiaramente questa crisi: le persone toccano con mano il progressivo impoverimento del sistema sanitario, notando che laddove c’era un presidio oggi non c’è più o viene ridotto; laddove vi era la possibilità di usufruire di prestazioni in modo gratuito, oggi c’è da metter mano al proprio portafogli.

Due dati sopra tutti: da una parte il perdurare di problemi storici come i presunti errori sanitari (è la prima voce con il 18,5% delle lamentale dei cittadini, +0,5% sul 2009) e i lunghi tempi di attesa (16%, nel 2010, 15% nel 2009); dall’altra la preoccupante ascesa di segnalazioni relative alle difficoltà di accesso ai servizi che passano dal 5,5% nel 2009 a quasi il 10% nel 2010.

Il Rapporto PiT Salute 2011 prende in esame il contenuto di 23.524 segnalazioni relative al periodo di tempo che va dal 1 gennaio al 31 dicembre 2010. Le segnalazioni provengono dal PiT Salute sede centrale (2.205) e dai PiT Salute locali e dalle sezioni territoriali del Tribunale per i diritti del malato (21.319). Il Rapporto contiene informazioni su dieci aree di riferimento: malpractice e sicurezza delle strutture; liste d’attesa; informazione e documentazione; assistenza territoriale; invalidità ed handicap; accesso ai servizi; assistenza ospedaliera; umanizzazione delle cure; assistenza farmaceutica; patologie rare.

  • Malpractice: troppe disattenzioni del personale. La diagnosi dei tumori e la cure ortopediche sono le aree più a rischio. Crescono le segnalazioni sulla presunta malpractice (18% del 2009 è passato al 18,5% nel 2010): se da una parte i cittadini segnalano meno i presunti errori diagnostici e terapeutici, che dal 63% del 2009 sono scesi al 58,9% nel 2010, di contro, le segnalazioni sulle disattenzioni del personale sanitario sono più che raddoppiate, passando dal 5,8% del 2009 al 12,9% del 2010.
    Con il termine “disattenzione” vengono intesi tutti quei comportamenti effettuati con trascuratezza e con mancanza di attenzione che, pur non avendo causato un danno, rientrano comunque tra le procedure incongrue e che potenzialmente avrebbero potuto creare complicazioni. Tali procedure sono percepite dagli utenti come cattiva assistenza e mancanza di qualità professionale.
    Alcuni esempi: la cattiva abitudine di lasciare i farmaci sul comodino senza accertarsi che siano assunti dai pazienti; la mancata applicazione delle sbarre di protezione ai letti di malati semi-coscienti, anziani, non autosufficienti; lasciare il degente in un luogo esposto alla corrente d’aria o sotto il getto dell’aria condizionata; la carenza di controlli sulle forniture delle bombole di ossigeno, di altri presidi o apparecchiature; la mancata segnalazione di gradini, pavimenti bagnati, porte in vetro; l’abbandono di materiale in prossimità delle vie di fuga.
    Gli errori terapeutici sono stati segnalati in una percentuale maggiore di quelli diagnostici (rispettivamente 55,3% e 44,7%). Ortopedia, chirurgia e oncologia le aree più a rischio di errori in terapia, mentre per la diagnosi i maggiori rischi si concentrano in oncologia, ortopedia e ginecologia/ostetricia.
    Le persone continuano a evidenziare difficoltà nel comunicare ai medici i propri sintomi ed i propri bisogni sanitari laddove il tempo dedicato loro è sempre meno. Spesso i sanitari compilano anamnesi affrettate, redatte in poco tempo ed in ambienti caotici, che non mettono il cittadino nelle condizioni di comprendere e riferire informazioni preziose per gli stessi medici.
    Ulteriore difficoltà lamentata dai cittadini, che può contribuire alla possibilità di essere vittima di malpractice, è quella di non riuscire ad avere un unico referente con il quale rapportarsi. Permane poi il problema delle cartelle cliniche, che non sono ancora completamente informatizzate, con parti scritte a mano, non sempre comprensibili e con impaginazioni che non seguono la cronologia degli eventi.
    Le segnalazioni inerenti le infezioni nosocomiali si mantengono pressoché costanti, rispetto ai dati del 2009 (6,7%), con una lievissima flessione (6,6%) nel 2010. Esse riguardano in particolare la mancanza di accortezze per la prevenzione e la diffusione di infezioni, ad esempio il cattivo o mancato uso di guanti, di camici, di sostituzione delle scarpe utilizzate dentro e fuori dall’ospedale, di errata disinfezione di strumenti o delle mani dopo ogni prestazione. Vi è ancora poca attenzione nel differenziare i rifiuti sanitari (materiale infetto assieme ai rifiuti comuni), come pure nella sterilizzazione di ferri chirurgici, oppure nel riutilizzo di materiali monouso. Infine, il mancato o scorretto uso delle mascherine e la non corretta gestione e conservazione dei farmaci, appaiono tutti elementi che contribuiscono a delineare un quadro di rischio avvertito e pertanto segnalato dai cittadini.
    A tutto ciò si aggiunge un peggioramento delle condizioni igieniche delle strutture, che dal 43,4% sono passate al 46,9%. Aumenta anche la segnalazione di strutture fatiscenti che passa dal 20,2% del 2009 al 27,5% del 2010. Crescono enormemente le segnalazioni da parte dal personale che lavora in ambiente a rischio (soprattutto personale infermieristico) a contatto con pazienti infetti, dal 3,2% del 2009 all’8,5% del 2010. Quest’ultimo dato, affiancato a quello relativo al rischio di infezione per ferri infetti, mette in luce un problema molto rilevante che attiene alla disapplicazione di procedure standard di prevenzione dalle infezioni.
  • Liste di attesa: ancora un anno per la mammografia, anche 15 mesi per la moc, 10 mesi per la tac. Il fenomeno è in crescita: nel 2010 il 16% delle segnalazioni al PiT Salute ha riguardato i lunghi tempi di attesa, con una crescita dell’1% rispetto al 2009. In generale l’attesa è lunga soprattutto per gli esami diagnostici (52,6%, +2,1% rispetto al 2009), le visite specialistiche (28,2%, +0,2% sull’anno precedente) e per gli interventi chirurgici (19,2%, in diminuzione rispetto al 21,5% del 2009).
    Sono soprattutto gli esami diagnostici dell’area oncologica, che dovrebbero invece essere sempre erogati con sollecitudine, quelli per i quali si attende di più. Le segnalazioni sono pari al 18,2% in leggero calo rispetto all’ultima rilevazione (19,4% nell’anno 2009). Segue la ginecologia ed ostetricia (circa 16% delle segnalazioni, sia nel 2009 che nel 2010) e la cardiologia (in leggero calo, dal 16,1% del 2009 al 14,4% del 2010).
    Per le visite specialistiche, le attese aumentano in oculistica (nel 2009 al 15,5%; nel 2010: 19,7%), in cardiologia (dato 2009: 8,2%; dato 2010: 10,1%), e odontoiatria (dato 2009: 8,4%; dato 2010: 10,1%). Queste tre branche, insieme alla ortopedia che seppur in discesa si attesta al secondo posto con il 13% delle segnalazioni (-2,4%), rappresentano le prime quattro aree di attesa per le visite.
    Molto lunghi i tempi per gli interventi di ortopedia: è un dato in aumento dal 2009 al 2010 (rispettivamente: 22% e 27%). Altra area critica è quella urologica (le segnalazioni crescono dal 15% al 18%), con tempi medi di attesa costanti intorno agli 8 mesi. Rimane alta la percentuale di segnalazioni sulle attese per gli interventi oncologici (sempre intorno al 13%).
  • Informazioni e documentazione: La carenza di informazioni anche quest’anno è tra i problemi maggiormente segnalati dai cittadini (rappresenta la terza voce, dopo presunti errori e liste di attesa con il 14% delle segnalazioni). A risultare carenti e frammentarie sono soprattutto le info sulle prestazioni assistenziali (16,2%), rappresentate in maniera preponderante dalla nuova procedura di invalidità civile ed handicap e dagli assegni di cura. Segue la richiesta di informazioni sulle strutture esistenti con il 13,7%, ed ancora sull’accesso alla documentazione sanitaria con il 13,1% delle segnalazioni.
    Emerge più di tutto la necessità di orientamento per le prestazioni di carattere socio economico e dal nostro punto di vista ciò rappresenta un importante campanello d’allarme di una società che sta cambiando, che si sta impoverendo e che non riesce più a far fronte, con i soli suoi mezzi, ai costi crescenti che la sanità le richiede.
  • Assistenza territoriale e deficit delle strutture residenziali: L’assistenza territoriale sembra registrare dati migliori, dal momento che vi è una leggera flessione del numero di segnalazioni, dal 12,7% del 2009 al 11,5% del 2010. Tuttavia permangono grosse difficoltà per i cittadini soprattutto per quanto riguarda l’assistenza primaria di base il cui dato cresce dal 23% dello scorso anno al 23,8% del 2010; segue l’assistenza residenziale (18,5%, +5,7% sull’anno precedente); la riabilitazione (17%, -1%); l’assistenza domiciliare (16,3%, -6,1%), la salute mentale (15,4%, +5,5%); ed infine l’assistenza protesica ed integrativa (9%, -4,8%).
    Medico di base, pediatra e guardia medica sono i soggetti protagonisti dell’assistenza primaria di base. I cittadini mettono in discussione alcuni comportamenti dei medici, sia da un punto di vista umano sia tecnico: hanno lamentato con maggior frequenza rispetto al passato l’inadeguatezza degli orari (18,4%, +7,4%), la sottostima del problema segnalato al medico (12,8%, +2,8%), la ricusazione ossia il rifiuto del medico/pediatra di continuare ad assistere un paziente (lo segnala il 10% dei cittadini, +1,6% sul 2009), il costo eccessivo delle visite a domicilio (7,4%, +0,6%), il rifiuto della prescrizione medica (4,4%, +0,6%).
    Sale vistosamente il dato dell’assistenza residenziale, dal 12,8% al 18,5%. Le voci che compongono l’assistenza residenziale sono quattro, e riguardano le liste d’attesa (problema segnalato dal 40%, +2,6%), i costi per la degenza (32%, in diminuzione del 5,7%), la distanza rispetto al domicilio dei familiari (20%, +2,6%), la qualità dell’assistenza medico/infermieristica (8%, +0,5%) ed in particolare si riferiscono ad RSA o lungodegenze.
    Quest’anno le segnalazioni sull’invalidità civile ed handicap subiscono un incremento notevole rispetto allo scorso anno. Dal 9,1% del 2009 salgono al 10,3% nel 2010.L’esito dell’accertamento sanitario è sempre segnalato come problematico: dal 28,2% del 2009 si sale al 35,3% nel 2010. In particolare, la percentuale di invalidità è ritenuta inadeguata per il 40% dei cittadini. I mancati riconoscimenti di accompagnamento, con il 47,8% delle segnalazioni, contribuiscono a definire il quadro delle difficoltà incontrate dai cittadini. I tempi sono come sempre lo scoglio principale: fra chi segnala la lentezza dell’iter burocratico (26,3%) e chi i lunghi tempi per ottenere i benefici e le agevolazioni (23,8%) arriviamo alla metà delle segnalazioni relative all’invalidità (50,1%). In particolare, si attende in media 5 mesi e mezzo per la prima visita, 9 mesi e mezzo per il verbale di invalidità/handicap, e 11 mesi e mezzo per l’erogazione delle indennità economiche: in totale siamo a due anni e due mesi di attesa.
  • Accesso ai servizi: Il trend delle segnalazioni sull’accesso ai servizi è in fortissima crescita. Dal 5,5% del 2009 sale al 9,5% nel 2010.Le principali difficoltà riguardano il ridimensionamento di servizi e prestazioni e i conseguenti costi sostenuti privatamente dai cittadini: in particolare segnalano i costi delle prestazioni (44,8%), la maggiore attesa per l’erogazione del servizio (32,1%) e la totale assenza del servizio determinata dalla chiusura del reparto o della struttura (23%).
    Il secondo filone di ostacolo ad un Servizio Sanitario Nazionale che abbia le caratteristiche di universalità, eguaglianza ed equità, riguarda la questione dei ticket e delle esenzioni.Nel 2009 il 62.5% delle persone segnalava costi eccessivi per prestazioni diagnostiche e specialistiche a causa dei ticket e delle problematiche connesse alle esenzioni. Nel 2010 il dato è notevolmente in crescita: +11% rispetto al 2009. Questi dati indicano in modo evidente quanto i tagli incidano sui costi e sulla qualità di vita delle persone: di fatto i Livelli essenziali di assistenza si vanno trasformando da “ciò che deve essere garantito” in “ciò che può essere garantito con le risorse disponibili.
  • Assistenza ospedaliera: a soffrire dei tagli è soprattutto la rete dell’emergenza urgenza. Sebbene il trend delle segnalazioni sull’assistenza ospedaliera sia in diminuzione rispetto al 2009 (dal 7,2% del 2009 al 6,2% del 2010), i temi che compongono la voce denotano problemi rilevanti ed emergenti: a soffrire maggiormente è la rete dell’emergenza urgenza. Il dato relativo cresce dal 29,8% registrato nel 2009 al 41,4% nel 2010.A seguire troviamo le segnalazioni sulle dimissioni, anche queste in forte crescita rispetto allo scorso anno: il dato sale infatti dal 23,8% del 2009 al 35,1% del 2010.
    Infine la percentuale delle segnalazioni sui ricoveri (46,4% nel 2009, 23,5% nel 2010), in cui si evidenzia, una insufficiente offerta di servizi ospedalieri, il mancato raccordo tra le varie strutture ed una crescente difficoltà di accesso; frutto di politiche di razionalizzazione della spesa e di piani di riordino della rete ospedaliera avviati soprattutto nelle regioni sottoposte a piani di rientro.
    Ritornando alla voce principale oggetto delle segnalazioni dei cittadini, ossia la rete dell’emergenza urgenza, sono evidenti i problemi determinati dai tagli ai posti letto, dal blocco del turn over e dalla riduzione di alcuni servizi territoriali. Il pronto soccorso è giudicato carente per le lunghe attese (42,1%), per il trasporto in ambulanza (29,4%, +19,3% sul 2009) e per la scarsa trasparenza nell’assegnazione dei codici (28,5%).

Roma 21/11/2011

Autore: Redazione FNOMCeO

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