Nella giornata del 28 giugno, l’Onaosi invita politici, medici e media ad un importante confronto sul futuro del nostro sistema assistenziale. Si tratta del convegno “Onaosi: quale futuro per il welfare?” che si terrà presso la Sala del Refettorio della Camera dei Deputati, con la moderazione di Amedeo Bianco, presidente della FNOM. Il presidente della fondazione Onaosi, Serafino Zucchelli, ha risposto ad alcune domande di presentazione dell’evento.
Presidente Zucchelli: ci vuole illustrare gli scopi di questo workshop?
Sicuramente è nostro obiettivo presentare in una sede prestigiosa il volto rinnovato dell’Onaosi, il volto di una fondazione che si rinnova mantenendo vivi gli scopi per cui è nata. La legge finanziaria del 2007 (art. 1, comma 485 della Legge 269/2006) ci ha trasformati profondamente, portandoci ad un necessario cambio di governance e di statuto. Oggi ci stiamo occupando nei termini resi possibili dal nostro bilancio delle popolazioni più deboli tra i nostri iscritti cercando di supportare le condizioni di particolare fragilità – famiglie numerose, perdita di capacità del capofamiglia, impedimenti particolari. Soprattutto stiamo offrendo dell’Onaosi un’immagine non stantia, scoprendo per altro che la professione aveva dell’Opera un giudizio negativo a prioristico non basato su dati di fatto.
Domandarsi – come avviene nel workshop – "quale sia il futuro per il Welfare" in un momento di crisi dei modelli di assistenza sanitaria e sociale equivale prima di tutto a chiedersi "se esiste un futuro per i vecchi modelli". Che risposta tenterete di offrire?
Rispondo, ovviamente per quel pezzo di welfare che è l’Onaosi: io credo che la classe sanitaria tutta – medici, veterinari, farmacisti – si trovi oggi in mano come lascito uno strumento di tutela di alcune fasce fragili e che non debba lasciarlo svanire. Noi crediamo che in se questo strumento contenga elementi di potenziale modernità perché è una realtà in cui la generosità di chi ha preceduto si connette al bisogno di chi vive nel presente. Per mantenere vivo questa Opera si chiedono solamente 12 euro detraibili al mese attraverso i quali riusciamo ad assicurare certe nobili prestazioni. Lo Stato in tutto questo non ci mette una lira. A mio parere questo è un atteggiamento antico e con grandi elementi di novità.
In uno scenario in cui spesso gli enti previdenziali ed assistenziali dell’ambito sanitario vengono presi di mira, cosa si sente di dire riguardo la situazione attuale, la mission e le attività dell’Onaosi?
Siamo un ente prevido-assistenziale e siamo tranquilli nelle nostre attuali performance economiche e assistenziali. Ma vogliamo guardare al futuro e dunque in effetti ci possono essere alcuni temi che coinvolgono noi e gli altri enti del mondo dei sanitari e che ci provocano ad un cambiamento. Ad esempio penso che non sarebbe errato pensare di mettere in comune alcuni servizi e che quindi una certa sintesi tra i vari enti sarebbe estremamente utile. Ovviamente senza perdere la propria autonomia.
A suo parere l’universalismo che è stato punto di forza del SSN italiano avrà ancora senso e potrà essere ancora sostenuto e difeso?
Ci vogliono Paesi che abbiano potenzialità economica per permetterselo. Se il PIL cala ancora ci sarà difficoltà a mantenere le tutele che abbiamo, ma un paese che cerchi di risolvere i propri problemi di sviluppo, non può rinunciare a conquiste di questo tipo. Lo ricordo sempre: la sanità non è un costo, ma un investimento produttivo. La rinuncia all’universalismo deve essere rifiutata da tutti. Si deve invece razionalizzare e ridurre gli sprechi per non registrare la fine del SSN.
Certo, ma come? Dal workshop arriveranno delle proposte?
Il come è frutto del dialogo tra le parti. Ma di certo l’universalismo dobbiamo potercelo permettere, ad esempio razionalizzando la spesa ospedaliera e sviluppando la medicina del territorio.
Il workshop vedrà la partecipazione di molti esponenti politici: è un segnale per dire che la politica deve riappropriarsi con responsabilità del dibattito sui modelli futuri di assistenza?
Noi speriamo che la sensibilità dei politici sia forte verso le nostre tematiche e che sia una sensibilità trasversale e bipartisan. Di sicuro è il momento di rispolverare la politica e i suoi motivi più nobili, visto che i cittadini non possono essere abbandonati. Il nostro è un invito: riannodiamo il filo che rende indispensabile la presenza della politica come espressione della volontà dei cittadini. Se i politici e cittadini capiscono questa urgenza, la politica ha ancora un senso.
Autore: Redazione FNOMCeO