Interrogazione a risposta immediata in Commissione – Violenza sui medici – Nel febbraio 2016, una dottoressa del servizio di continuità assistenziale, durante una notte in cui era di turno, in guardia presso il presidio di Nicolosi-Catania, è stata sequestrata, rapinata, aggredita riportando gravi lesioni personali, ad opera di due malviventi; nonostante quanto previsto dal decreto legislativo n. 81 del 2008, dal decreto assessoriale del 6 settembre 2010 e dall’accordo Stato-regioni del 21 dicembre 2011, nulla era stato fatto sulla sicurezza e l’azienda sanitaria provinciale era totalmente inadempiente agli obblighi previsti dalla legge; soltanto a seguito del succitato episodio e ad una diffida firmata da 200 medici, l’Asp ha adottato alcune misure, che nei fatti si sono rivelate inutili e addirittura controproducenti, come, ad esempio, il sistema di telecamere a circuito chiuso, utili solo a posteriori o le porte blindate che di fatto potrebbero invece diventare una trappola oppure il telefono SOS collegato con le forze dell’ordine e relativo braccialetto, che diventa inutilizzabile semplicemente staccando i fili del telefono; a conferma di ciò, nella notte del 19 settembre 2017, presso il presidio medico di via De Pretis a Trecastagni-Catania, una dottoressa di turno di guardia medica è stata aggredita e violentata da un giovane che si era recato al posto medico per richiedere cure. Si chiede quali siano state le iniziative concrete e le misure adottate, sulla base degli esiti dell’ispezione alla struttura sanitaria presso il presidio medico di Trecastagni, anche in considerazione dell’assoluta necessità di introdurre un servizio di vigilanza per prevenire i pericoli causati da atti di violenza a danno del personale medico e sanitario.
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