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Anelli (FNOMCeO) alle Regioni: “Ripartiamo dalla Costituzione, rimediando agli errori”

Medici e infermieri “Santi della porta accanto”, come li ha definiti, nella Messa del Giovedì Santo, Papa Francesco. Medici morti come soldati al fronte, come ha ribadito oggi, intervenendo con una telefonata in diretta nello speciale di “A Sua Immagine”, in onda su Raiuno, che aveva menzionato il sacrificio dei professionisti come esempio di Via Crucis. Medici “eroi in prima linea”, come ha titolato ieri la rivista Time.

Eppure, i medici continuano a cadere vittima dell’epidemia di Covid-19, a contagiarsi, a morire. Sono oggi 109 i medici deceduti che vanno ad allungare il triste elenco sul portale della Federazione degli Ordini dei Medici – FNOMCeO, oltre 14.000 gli operatori sanitari contagiati, secondo i dati dell’Istituto Superiore di Sanità. Tra i medici scomparsi, quasi uno su due, 45 in tutto, erano medici di medicina generale. Dieci gli Odontoiatri. E poi ancora, specialisti ospedalieri, ambulatoriali, liberi professionisti – pediatri, ginecologi, pneumologi – medici penitenziari. Ma tutto questo non basta a far tacere la politica.

“Continuano, in Lombardia, le reazioni, anche scomposte, o in ogni caso non coordinate, alla lettera che gli Ordini hanno voluto inviare ai vertici della Sanità per dare, anche in un’ottica di prevenzione e gestione del rischio, il loro contributo all’analisi di quanto accaduto – afferma il presidente della FNOMCeO, Filippo Anelli -. Qui non si tratta di individuare le responsabilità e additare i colpevoli. L’obiettivo è capire dove si è sbagliato, porre rimedio agli errori ed evitare di ripeterli in altri contesti”.

“Gli Ordini sono Enti sussidiari dello Stato, cui cioè lo Stato affida la tutela dei diritti garantiti dall’ordinamento, in questo caso quello della Salute – continua Anelli -. È inconcepibile che altri Enti che, come le Regioni, sono elementi costitutivi della Repubblica, vengano meno al diritto-dovere di ascoltarli, ignorandoli o rispondendo con un senso di malcelato fastidio”.

“I ripetuti appelli della FNOMCeO alla Conferenza delle Regioni, agli Assessori alla Salute, per mettere in sicurezza gli operatori sanitari sono caduti in larga parte nel vuoto – lamenta Anelli -. La lettera della Federazione lombarda degli Ordini ha avuto risposte ufficiali cariche di disappunto; affiancate da risposte informali sui social con toni di dileggio. Risposte che rivelano, oltretutto, la scarsa informazione sui sistemi sanitari di chi, quei sistemi, è chiamato a governare. Mi riferisco a un video dove la Federazione degli Ordini Lombardi, Ente sussidiario dello Stato, viene definita come un sindacato minore. Anzi, così affermando, l’autore del video, Presidente della Commissione Sanità della Lombardia, sembra dimostrare, a voler essere sinceri sino in fondo, di non conoscere neppure la Costituzione e le altre Leggi dello Stato, che pongono i sindacati a tutela dei diritti dei lavoratori e gli Ordini a salvaguardia dei diritti dei cittadini, correlati con l’esercizio della professione. Sarebbero quindi i cittadini a dover scendere accanto a noi in piazza, ove facessimo leva sull’attività di advocacy che ci compete. E infatti ieri è a noi, alla FNOMCeO, che si sono appellate 42 associazioni di pazienti, per chiedere a gran voce più sicurezza per gli operatori sanitari, che si riflette in cure più sicure per tutti, in particolare per i più fragili”.

“Il diritto alla salute dei cittadini non è disgiunto dal diritto alla sicurezza degli operatori sanitari – chiosa Anelli – anzi ne è parte integrante e premessa ineludibile. Lo è dal punto di vista scientifico, perché un medico che si ammala non solo lascia i cittadini privi di assistenza, ma può diventare veicolo di infezione per i più fragili. Lo è dal punto di vista giuridico, perché sia il diritto alla salute sia quello al lavoro sono garantiti dalla Costituzione”.

“Invece oggi siamo a piangere i nostri morti. Morti che danno fastidio alla politica, che trova più facile voltarsi dall’altra parte rispetto al guardare a viso aperto e riconoscere gli errori, per evitarli in futuro- argomenta Anelli -. E le nostre lacrime hanno scavato solchi sui nostri volti, solchi che diventano fratture tra ciò che i cittadini chiedono, e i professionisti vogliono continuare a garantire, e ciò che la politica risponde. È necessario colmare questo solco, e questo può essere fatto solo se si antepongono gli obiettivi di salute a quali di bilancio. Occorre affidare la Sanità a chi ne ha le competenze, ai medici, ai professionisti della Salute, rappresentati dai loro Ordini. Occorre riaffidarla alla guida sicura e unitaria dello Stato, perché non aumentino le disuguaglianze tra i cittadini”.

“Ci piace tanto la definizione di Papa Francesco, che vede i medici come i Santi della porta accanto – conclude Anelli -. Sono Santi, perché la loro vita trova compimento nell’adempiere sino in fondo alla propria vocazione. Non devono diventare martiri di una causa iniqua, così come devono essere mandati al fronte con le armi adeguate, non con i fucili di latta e le scarpe di cartone come certa politica vorrebbe fare. Il nostro triste elenco dei colleghi caduti su questo fronte insidioso si conclude, non per caso, con una poesia di Ungaretti, “Non gridate più”, scritta dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale. Ecco, questo vogliamo dire alla politica, ai decisori, questo vogliono dire gli Ordini ai vertici delle sanità regionale: “Cessate d’uccidere i morti,/Non gridate più, non gridate/Se li volete ancora udire,/Se sperate di non perire. Perché solo “l’impercettibile sussurro” di chi non c’è più può indicare, a chi rimane, la via della salvezza”.

Qui la risposta di Gallera e la contro-risposta di FROMCeO Lombardia.

 

Ufficio Stampa e Informazione FNOMCeO
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10/04/2020

Autore: Ufficio Stampa FNOMCeO

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