Assistenza sanitaria transfrontaliera: i diritti dei pazienti nei Paesi UE

Una legge dell’Unione Europea in materia di assistenza sanitaria transfrontaliera recentemente adottata fa chiarezza sui diritti dei pazienti di accedere a un trattamento sanitario sicuro e di buona qualità, nonché di venirne rimborsati. La legge prevede che i pazienti che si recano in un altro Paese dell’UE per cure mediche avranno diritto al medesimo trattamento dei cittadini del Paese che li ospita.

La nuova normativa presenterà anche altri vantaggi: ad esempio, renderà più facile per le autorità sanitarie nazionali collaborare e scambiare informazioni sugli standard qualitativi e di sicurezza applicabili all’assistenza sanitaria e aiuterà i pazienti che hanno bisogno di un trattamento specializzato (ad esempio, quelli che cercano una diagnosi o il trattamento per una malattia rara). La direttiva incoraggia, inoltre, lo sviluppo di "Reti di riferimento europee" che riuniranno, su base volontaria, i centri specializzati già riconosciuti in Europa. Gli esperti della sanità di tutta Europa potranno, dunque, condividere buone pratiche in tema di assistenza sanitaria e fornire standard di eccellenza.

Per l’entrata in vigore della legge i governi nazionali hanno 30 mesi di tempo per recepire queste disposizioni nel Diritto nazionale. Disposizione che riguardano, da un lato, i cittadini che hanno bisogno di cure quando si trovano temporaneamente all’estero e continueranno a beneficiare del regime previsto nei regolamenti vigenti; dall’altro, l’assistenza pianificata per la quale un paziente può già chiedere un’autorizzazione previa. Tale autorizzazione non può essere rifiutata dalle istituzioni sanitarie se il paziente non può essere curato nel proprio Paese entro un limite di tempo giustificabile sul piano medico. Le autorità nazionali possono adottare un sistema di "autorizzazione previa" per le cure che comportano un ricovero ospedaliero di almeno una notte e per un’assistenza sanitaria altamente specializzata e costosa, nonché in casi gravi e specifici correlati alla qualità o alla sicurezza delle cure prestate all’estero.

Per le cure ricevute in un Paese diverso dal proprio i pazienti riceveranno quale rimborso lo stesso importo che avrebbero ricevuto nel loro Paese per lo stesso tipo di cure. Naturalmente, se un trattamento non è disponibile in uno Stato membro, le autorità sanitarie nazionali non possono rifiutare l’autorizzazione ad un paziente che lo richieda in un altro paese dell’UE. I pazienti, però, riceveranno il rimborso per tale trattamento a patto che esso corrisponda al "pacchetto" nazionale di prestazioni sanitarie.

Per avere maggiori informazioni sui diritti dei pazienti all’assistenza sanitaria transfrontaliera, è prevista, inoltre, la creazione di un punto di contatto in ciascuno Stato membro incaricato di fornire informazioni sui diritti dei pazienti all’assistenza sanitaria in tutta Europa. Questi centri interagiranno tra loro e saranno pertanto in grado di fornire ai pazienti informazioni pratiche sulle condizioni, sui livelli di rimborso, sulle possibilità di trattamento, sui prestatori, le procedure di ricorso, ecc. I pazienti avranno, quindi, un’idea più chiara della qualità e della sicurezza dell’assistenza sanitaria prestata all’estero, il che accrescerà la loro capacità di assumere decisioni consapevoli in merito all’assistenza sanitaria transfrontaliera.

Dalla direttiva risulta, altresì, che una prescrizione rilasciata in un paese dell’UE sarà riconosciuta nel Paese di residenza del paziente e viceversa. Ciò assicura che l’assistenza sanitaria fornita in un altro Paese della Comunità abbia un proseguimento adeguato quando il paziente ritorna a casa. Il paziente avrà diritto a ottenere il medicinale prescritto sulla ricetta a patto che tale medicinale sia autorizzato per la vendita e disponibile nel Paese in cui il paziente intende acquistarlo.

La nuova normativa sui diritti dei pazienti nell’assistenza sanitaria transfrontaliera s’inserisce in un contesto che vede le politiche e i sistemi sanitari dei paesi dell’UE sempre più interconnessi fra loro per diversi motivi. Tra di essi, la mobilità dei pazienti e del personale sanitario, la crescente convergenza delle aspettative dei cittadini europei, la diffusione delle nuove tecnologie e tecniche mediche derivate dalla computerizzazione. Una progressiva interconnessione che crea, tuttavia, anche numerose esigenze: di accesso più facile alle cure sanitarie all’estero a all’interno dell’UE, con norme chiare in materie di rimborsi; di maggiore qualità delle cure; di chiarezza di informazione per i pazienti, gli operatori sanitari e i responsabili politici; di cooperazione a livello di assistenza sanitaria e di erogazione di servizi; di conciliazioni delle politiche nazionali con riferimento agli obblighi generali dell’UE.

Per questo, già nel nel luglio 2008 la Commissione Europea proponeva una nuova direttiva sull’applicazione dei diritti dei pazienti in materia di assistenza sanitaria transfrontaliera, con l’obbiettivo di rafforzare la certezza del diritto dei pazienti di farsi curare in un altro paese dell’UE, nonché di migliorare la cooperazione tra i paesi dell’UE.

Al momento la domanda di assistenza sanitaria transfrontaliera rappresenta soltanto l’1% della spesa pubblica per la Sanità, che corrisponde attualmente a circa 10 miliardi di euro. Tale stima comprende anche l’assistenza sanitaria non pianificata preventivamente dai pazienti, cioè ad esempio, le cure d’emergenza. 

Autore: Redazione FNOMCeO

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