Presidente, a Rimini il Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, ha chiesto l’aiuto dei medici per diffondere la cultura delle vaccinazioni. Questo significa che la diminuzione delle vaccinazioni sta diventando un serio problema di salute pubblica? E quale può essere, in tal senso, il ruolo del medico?
Sì, recentemente l’Istituto Superiore di Sanità ha lanciato l’allarme sulla possibilità che tornino gravi malattie infettive che si credevano debellate definitivamente con le vaccinazioni di massa e, dato che la copertura vaccinale nel nostro Paese è al limite della soglia di sicurezza, ha invitato a non abbassare la guardia. La consapevolezza nella popolazione del rischio, anche grave, connesso alla mancata vaccinazione si è affievolito e anche i medici devono dare un fattivo contributo al recupero di un atteggiamento proattivo verso le vaccinazioni in modo ancor più convinto.
Da Red Ronnie che interviene come ospite alla trasmissione «Virus» in un dibattito sui vaccini, a Robert De Niro che ammette al Tribeca Film Festival – per poi, sull’onda delle polemiche, ritirarlo – un documentario dell’ex medico britannico Andrew Wakefield che riporta in auge il mai completamente tramontato "falso mito” del presunto nesso tra vaccino e autismo: quanto può influire un personaggio pubblico che, pur non essendo uomo di scienza ma di spettacolo, parla su temi così delicati?
L’iniziale decisione di Robert De Niro di ammettere il documentario di Andrew Wakefield «Vaccinati: dall’insabbiamento alla catastrofe» al Tribeca Film Festival aveva generato sorpresa e sgomento nella comunità scientifica e nell’opinione pubblica americana. Nel film le autorità americane sono accusate dall’ex-medico britannico di aver nascosto i dati di uno studio che indicherebbe un nesso tra la diffusione delle vaccinazioni e l’aumento delle diagnosi di autismo. L’ondata di polemiche seguita alla pubblicazione del programma del festival ha indotto De Niro a rivedere il film con i suoi collaboratori e “altre persone della comunità scientifica” e a decidere per il suo ritiro dalla manifestazione. Una saggia decisione della quale, tra l’altro, nulla sapevano alla trasmissione “Virus”.
Ripercorriamo brevemente la vicenda Wakefield…
La credenza errata che la vaccinazione antimorbillo-parotite e rosolia (MPR) possa essere associata ad autismo si è diffusa nel 1998 in Galles dopo la pubblicazione da parte di Wakefield di uno studio su 12 bambini con disturbi intestinali e del comportamento, 10 dei quali autistici. Le conclusioni dell’articolo non attribuivano al vaccino la responsabilità diretta dell’autismo, ma si limitavano a suggerire ulteriori studi per approfondire l’argomento.
Tuttavia, Wakefield, in una conferenza stampa, dichiarò che il legame era probabile e consigliò ai genitori di evitare la vaccinazione MPR e di praticare separatamente i singoli vaccini, che all’epoca, però, non erano in commercio. I media propagarono la notizia con una campagna intensiva che generò paura e diffidenza verso il vaccino specie nel sud del Galles. I vaccinati contro il morbillo scesero dal 93% al 75%. A Londra, il crollo fu del 50%. I casi di morbillo in Galles aumentarono da 56 del 1998 a 1.348 del 2008, 2 dei quali mortali. Nel 2010 una commissione disciplinare del General Medical Council ha stabilito che Wakefield aveva avuto un “comportamento disonesto ed irresponsabile” e che aveva “mostrato insensibilità ed indifferenza per il dolore e la sofferenza dei bambini oggetto dello studio”. Inoltre, nel tentativo di dimostrare un collegamento tra MPR e autismo, aveva “effettuato test invasivi e non giustificati dal punto di vista clinico sui bambini senza la necessaria approvazione del Comitato Etico del suo ospedale”.
Ma come andò a finire? Ci furono studi successivi?
A fronte delle molte centinaia di milioni di dosi di vaccino somministrate, non è rilevabile alcuna correlazione con una contemporanea diffusione dell’autismo, anche se l’incidenza dei disturbi dello spettro autistico negli ultimi anni è aumentata in modo consistente. Ma i fattori sono altri: ad esempio l’esposizione materna ad abusi nella prima infanzia o da parte del partner durante la gravidanza è un fattore di rischio di autismo nella progenie. Molto studi suggeriscono che la malattia insorga durante lo sviluppo intrauterino del cervello. Infatti, l’autismo si accompagna ad anomalie già presenti alla nascita e la presenza di sintomi lievi è stata rilevata in epoca precedente la vaccinazione già nei primi 4 mesi di età. In uno studio condotto su oltre 95.000 bambini americani, 9.929 dei quali avevano fratelli più grandi con autismo, è stata esclusa la correlazione fra vaccino MMR e aumento del rischio di autismo anche, in particolare, nei soggetti con fratelli maggiori affetti dalla malattia.
I vaccini di oggi sono veramente sicuri?
La diffusa opinione che le malattie infettive siano sotto controllo induce a sottovalutare il beneficio delle vaccinazioni e a dare un peso esagerato al rischio di effetti indesiderati, nonostante i vaccini attuali siano i più efficaci, sicuri e controllati di sempre. Quando cala la protezione vaccinale nella popolazione, malattie apparentemente scomparse possono ripresentarsi con effetti devastanti nelle comunità. Chi si oppone alle vaccinazioni non ha dati epidemiologici o sperimentali metodologicamente robusti a sostegno delle sue posizioni, ma fa opinione e tendenza specie nella popolazione giovanile. Nell’era del consenso informato e dell’autonomia, il cittadino non può essere abbandonato alle sensazioni o alle suggestioni, ma deve poter attingere alle migliori informazioni disponibili per fare scelte consapevoli. Il convegno si propone di fare chiarezza su questi punti e di offrire strumenti operativi a sostegno di una pratica preventiva dall’efficacia eccezionale.
Una delle obiezioni portate dagli antivaccinisti è quella della neurotossicità di alcuni eccipienti che potrebbero essere presenti nei vaccini, ad esempio i composti del mercurio.
Il mercurio fa paura perché è un potente tossico per il cervello. Tutto è cominciato nel 1956 in Giappone, dove un impianto industriale disperse tanto METILmercurio nell’acqua della baia di Minamata che causò l’avvelenamento di milioni di pesci. Più di 3.000 persone appartenenti alla popolazione locale che si era nutrita mangiando i pesci pescati nella baia contaminati dal METILmercurio si sono ammalate gravemente e 600 sono morte. Il nesso tra dispersione del METILmercurio nell’ambiente e le gravi patologie del neuro-sviluppo fu riconosciuto soltanto 9 anni dopo, quando si verificò, ancora in Giappone, un altro incidente analogo.
Nei vaccini, però, non è mai stato inserito il METILmercurio, ma l’ETILmercurio, combinato con il salicilato a formare il tiomersale, che è usato come antisettico, per proteggere il preparato dalle contaminazioni batteriche e fungine (muffe). Si parla del 1920-30, prima della scoperta degli antibiotici, quando ancora si usavano i flaconi multi-dose e il rischio di inquinamento era molto elevato. Oggi, da tempo, preparazioni di vaccino sono confezionate in monodose senza bisogno di mettere alcun conservante. Comunque sia, a differenza del METILmercurio, che si accumula nell’organismo perché ha affinità con i lipidi, l’ETILmercurio viene velocemente eliminato. Non è mai stata dimostrata alcuna relazione fra vaccini contenenti il conservante tiomersale e disturbi dello sviluppo neurologico, compreso l’autismo. La quantità che può essere somministrata con una dose di vaccino è comunque inferiore a quella giornaliera consentita ed è molto meno di quella contenuta in una porzione di tonno, che oltretutto contiene anche il ben più pericoloso METILmercurio!
E quali sono le sfide per il futuro?
Secondo l’OMS nel decennio, nel 2011-2020 i vaccini eviteranno 25 milioni di morti: 2,5 milioni di vite all’anno, circa 7000 al giorno, 300 ogni ora, 5 ogni minuto. Ricordiamoci che, secondo l’UNICEF, ogni 20 secondi nel mondo muore un bambino a causa di malattie prevenibili attraverso un vaccino.
Stiamo vivendo una fase entusiasmante che potrebbe segnare un’accelerazione significativa nella messa a punto dei vaccini del futuro. La ricerca è passata da un approccio empirico alle nuove tecniche e alle nuove tecnologie che permettono di avere, tra l’altro, vaccini che contengono sempre di più solo gli antigeni che servono a innescare la produzione di anticorpi e sempre meno o quasi nessuna proteina che non sia utile a raggiungere questo scopo.
Sono disponibili vaccini per tutte le età: dalla gravidanza, all’infanzia e adolescenza, per gli adulti e per gli anziani. Quindi le vaccinazioni non sono solo un capitolo importante dell’infanzia, ma ci sono necessità peculiari in tutte le età della vita.
Nuovi vaccini si prospettano per la società del 21mo secolo: contro le malattie cronico degenerative, i tumori, le malattie autoimmuni, quelle metaboliche, le infezioni croniche, le allergie e le dipendenze.
La più importante sfida per il presente e il futuro è quella di promuovere il valore della vaccinazione secondo un approccio decisionale che consideri l’impatto complessivo delle vaccinazioni sulle comunità.
Deve essere proseguita la ricerca e lo sviluppo di nuove tecnologie per mettere a punto vaccini più innovativi ed efficaci ed economicamente accessibili dare risposte concrete ai bisogni attualmente non soddisfatti.
A cura dell’Ufficio Stampa Fnomceo
Autore: Redazione FNOMCeO