Comunicare la salute: la sfida dell’edicola secondo Liotta

Proseguendo la riflessione dopo il convegno di Reggio Calabria sulla filiera della comunicazione in sanità, abbiamo provato ad osservare al luogo dove una buona parte degli italiani va per cercare informazione: in edicola. Da alcuni anni uno dei più grandi editori italiani ha puntato su una nuova testata cartacea con contenuti di “salute e benessere” rivolta ai cittadini. Stiamo parlando di OK, la salute prima di tutto. E, per la direzione di questo periodico, ha scelto di puntare su una donna, Eliana Liotta. Ci siamo fatti raccontare da chi dirige una rivista non specialistica e a grande diffusione, come vengono affrontate le tematiche informative che più stanno a cuore alla Federazione dei Medici.

Direttore, il tuo editore ha puntato alcuni anni fa su una nuova testata in ambito salute e benessere: raccontaci questa scelta controcorrente in un settore in cui pare che gli editori abbandonino la carta per trasferire tutto su web.
Da anni in Rizzoli non nasceva una nuova testata e, dopo il tempo debito per gli studi di mercato, nel 2005 ha preso il via Ok la salute prima di tutto. La scelta interessante è stata dar vita a un giornale con una nuova filosofia, una testata che non vuole raccontare i malanni, ma che in tutto cerca di avere un approccio positivo e propositivo. Si vuole dare spazio ai comportamenti corretti, agli stili di vita che ti permettono di vivere meglio in ogni ambito, dalla casa all’ambiente. Questo approccio positivo è chiaro fin dalla cover, dove appare sempre un personaggio che dice “ok” all’americana, tentando un messaggio positivo a chi sfoglia in edicola e a chi compra…

Credi che la necessità di vendere copie si possa sposare con scelte editoriali di qualità che sfuggano allo scandalismo, alla vendita di speranze infondate e alla “malasanità”?
Diciamo che sono assolutamente convinta che con lo scandalo e con la demonizzazione di medici e strutture non si possa costruire un buon giornalismo. I cittadini e i lettori non vogliono queste cose: vogliono sapere come vivere meglio. Credo che l’informazione più sensibile e intelligente vada in questa direzione.

Un problema che la FNOMCeO percepisce, recentemente ben sottolineato in un simposio a Reggio Calabria, è quello dell’autorevolezza dei contenuti. Come fate i conti con questo aspetto?
Ci siamo legati da subito alla Fondazione Veronesi proprio perché siamo molto attenti a questo versante dell’informazione. La linea specifica del nostro giornale è avere un linguaggio chiaro, anche attraverso le immagini, senza tradire la serietà scientifica. La Fondazione Veronesi è direzione scientifica della nostra testata e ciò significa che ogni pezzo lo mandiamo agli esperti della Fondazione che offrono suggerimenti precisi sull’articolo in uscita.

Hai la sensazione che il mondo della comunicazione sia mobilitato sul tema dell’autorevolezza dei contenuti?
Certamente gli editori importanti e seri sono – come si dice – sul pezzo. Noi, ad esempio, ne facciamo un punto d’eccellenza.

Con la vostra testata collaborano molti medici. Come vi rapportate al mondo dei vostri collaboratori? Come li scegliete?
Torniamo al precedente discorso: è la direzione scientifica che governa anche il rapporto con i medici che scegliamo come consulenti del giornale. Alla base di tutto, inoltre, c’è un accordo tra noi e Fondazione Veronesi per cui possono collaborare solo medici che abbiano un incarico pubblico, che lavorino in università o in ospedale, questo per evitare di fare pubblicità a privati o a strutture non qualificate.

La comunicazione su web ha scosso il patto terapeutico tra medico e paziente…
E’ una problematica forte. Che le persone siano più informate, è un fatto, non si può combatterlo, perché così c’è più cultura, più informazione. Però in giro per la rete c’è di tutto e la necessità di avere una bussola la sentono tutti. Il tema dell’attendibilità è un problema su web ancor più che sulle tradizionali testate cartacee. Nel nostro piccolo, anche con il nostro sito web, cerchiamo di essere un luogo di informazioni sicure e autorevoli nella speranza che l’attendibilità si diffonda come valore condiviso. Se molti siti web di riferimento sono autorevoli ne trae giovamento tutto il sistema: in questo modo si autoesclude chi propone informazione di basso livello.

Esiste un livello di soglia per le notizie che pubblicate? Quali caratteristiche e condizioni per la pubblicazione?
Certo che esiste. E’ un nostro codice interno quello per cui una notizia per essere pubblicata deve essere già uscita su una rivista attendibile e dotata di un alto livello di autorevolezza. Inoltre evitiamo accuratamente le notizie che possano dare illusioni o speranze a fasce di lettori con malattie gravi o debilitanti. Tanto per essere chiari: non pubblichiamo mai i risultati dello studio realizzato su tre topi del Giappone o su due scoiattoli della Nuova Zelanda. E’ poi nostro abito quotidiano quello di non riferirsi mai a tematiche di “guarigione”, ma sempre di “cura”.

Che rapporto ha la vostra testata con il mondo medico?
Noi abbiamo molti medici tra gli abbonati, lo abbiamo visto dai recapiti ambulatoriali presenti nei nostri database. Ciò significa che molti lo tengono in sala d’aspetto, ritenendolo una lettura utile – o comunque non nociva – per i proprio assistiti. Inoltre molti sono i medici che scrivono e si propongono come collaboratori del giornale o del sito web. Ci fa piacere, pur sapendo di essere una giornata di divulgazione popolare.

Direttore, un’ultima domanda, decisamente personale: non è di poco conto essere direttore e donna di un giornale di benessere. Credi che il mondo femminile abbia sufficiente peso nel mondo vastissimo della salute?
Io incontro donne-medico di enorme spessore professionale e sono certa che, anche se si nota una certa diffidenza, le difficoltà di genere sono destinate a passare perché è una rivoluzione ormai in atto e anche il mondo della sanità italiano è destinato a femminilizzarsi. Dal mio piccolo punto di vista dirò solo una cosa: quando il mio editore mi ha proposto di dirigere questa testata ero appena diventata madre di due gemelli e ho quindi assunto due incarichi quasi in contemporanea, quello di direttore e quello di madre. E assicuro tutti che è una cosa che si può fare. 

Autore: Redazione FNOMCeO

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