• Home
  • Archivio
  • Comunicare la salute: pregi e difetti del mondo web secondo Ingrosso

Comunicare la salute: pregi e difetti del mondo web secondo Ingrosso

Pochi giorni sono trascorsi dal convegno di Reggio Calabria sulla filiera della comunicazione in sanità e l’importanza dei lavori, delle partecipazioni autorevoli e delle riflessioni svolte, ci ha spinto ad avviare un lavoro di “ricognizione” di pareri tra specialisti del settore. Iniziamo da Marco Ingrosso, sociologo dell’università di Ferrara direttore del Centro di Studi Sociali sulla Salute e la Qualità, che dagli anni Ottanta osserva e approfondisce linguaggi e strumenti della comunicazione in sanità. Con lui abbiamo voluto approcciare il tema della comunicazione su web.

Professore: lei analizza i sistemi, i contenuti e gli obiettivi della comunicazione nell’ambito “salute” da decenni. In questo settore chi sta utilizzando "al meglio" o con maggior intensità le possibilità offerte dal web?
Al momento attuale direi che proprio la parte meno organizzata, e cioè le associazioni di pazienti e consumatori, è quella che ha saputo utilizzare meglio le possibilità del web. I siti dei pazienti sono stati giudicati fra i migliori da alcune indagini Censis (2005), vi è capacità di creare socialità, di diffondere informazioni fra pari, di raggiungere interessati lontani – si pensi alle malattie rare. Ora vi sarebbe bisogno di creare associazioni di associazioni – molte sono single-disease – per un impatto più significativo. Nelle Ausl, invece, vi è ancora la cultura della vetrina o della semplice informazione di servizio, piuttosto che della trasparenza, del dialogo, dei nuovi servizi di supporto alla cittadinanza competente che si potrebbero fornire per creare un nuovo clima fiduciario reciproco. Solo in alcune situazioni, poche mi pare, si sono create sperimentazioni. Non si producono ancora Piani comunicativi di servizio in cui la strategia e lo stile comunicativo siano un compito delle organizzazioni e non legati solo a striminziti e sempre iniziali corsi-base di comunicazione interpersonale come è accaduto – e solo in alcune aree – finora.

Quali sono gli elementi di maggior criticità della comunicazione health su internet in Italia?
Le indagini condotte dal Censis anche per conto del Forum per la Ricerca Biomedica alcuni anni or sono (2004 e 2005) segnalavano la presenza di “siti spazzatura”, molto abborracciati e poco chiari, e “siti generalisti”, solitamente ad ampio spettro ma poco qualificati e poco approfonditi. Anche i siti farmaceutici lasciavano a desiderare per l’orientamento apologetico generalmente seguito. Meglio, come già detto, i siti delle associazioni di pazienti. Nelle nostre indagini su 200 siti in campo sanitario e di benessere (2007) abbiamo evidenziato la limitata estensione dei marchi di garanzia come l’Hon Code e la bassa presenza di servizi interattivi e di consulenza. Inoltre, ad una analisi più ravvicinata (2008), abbiamo costatato che non tutti i gestori di tali siti consulenziali – medici, ma non solo – adottano modalità “disponibili”, ossia capaci di incontrare la domanda che viene loro posta; piuttosto una quota di risposte risultano piuttosto frettolose e impazienti o poco chiare per i richiedenti. Ciò nonostante il Dottor Web diviene sempre più richiesto come “terza parte” nei rapporti di cura al fine di ampliare l’informazione disponibile per il paziente e i suoi familiari e la capacità valutativa.

Trend: quali sono i passi che lei si attende – o auspica – nel settore per il prossimo decennio?
Potrei riprendere alcuni elementi già sopra ricordati: la questione di una legittimazione e di un supporto alle competenze dei pazienti, familiari e cittadini. La questione di sviluppare la comunicazione di “medio raggio” o organizzativa nelle aziende sanitarie, cioè lavorare su Piani comunicativi di servizio in cui le competenze comunicative personali e professionali siano sostenute da un progetto organizzativo complessivo e valutate come insieme. E’ utile poi intervenire sulla scena mediatica con dei patti fra grandi attori sanitari e giornalistici. Inoltre sviluppare sistemi di qualità per i siti internet e nuove sperimentazioni di servizio. Sicuramente anche le info skills dei professionisti vanno migliorate, in particolare nelle cure primarie, ma all’interno di progetti d’insieme: non basta infatti certo la competenza nelle tecnologie per ottenere risultati comunicativi e relazionali soddisfacenti.

Quali sono gli step “obbligati” pena una decadenza o una perdita di efficacia dell’intero sistema?
In effetti il fenomeno dell’health communication mediatica è finora cresciuto in modo volonteroso e disordinato. Vi è il rischio di uno stallo e di una involuzione. I grandi attori istituzionali hanno una nuova responsabilità culturale e politica in questo campo: penso al Ministero e alle Autorità Sanitarie Regionali. Sono necessari nuovi indirizzi e una sperimentazione effettiva e incentivata. Molto spesso si tratta anche di adottare un orientamento promozionale, cioè di rafforzare ciò che già c’è, in particolare gli interlocutori associativi che possono avere un grosso ruolo nell’alfabetizzazione e socializzazione dei pazienti. Vorrei però che anche l’ambiente dei comunicatori e dei giornalisti e le grandi Agenzie si facessero promotori di siti adeguati e interattivi, come in parte già si comincia a vedere. La possibilità di fare circolare informazione sanitaria potrà avere grande sviluppo con l’introduzione della digitalizzazione (e-health). Tuttavia mi sembra che la discussione tecnica non proceda di pari passo con quella sociologica, ossia con la prospettiva di coinvolgimento dei cittadini nello scambio di documentazione. Penso che le associazioni mediche abbiano un ruolo molto significativo nel socializzare e preparare una nuova prospettiva, che significa andare verso configurazioni di cura più integrate e coordinate in cui il destinatario è interno e parte attiva del sistema curante.

Autore: Redazione FNOMCeO

© 2023 - FNOMCeO All Rights Reserved. Via Ferdinando di Savoia, 1 00196 ROMA CF: 02340010582

Impostazioni dei Cookie.