Dopo aver raggiunto il record negativo lo scorso anno, il numero dei donatori di sangue nel nostro Paese continua a calare, in particolare fra i giovani. È quanto emerge dai dati diffusi ieri dal Centro Nazionale Sangue (CNS), in vista della Giornata mondiale del donatore di sangue – il World Blood Donor Day – che si celebra domani 14 giugno su impulso dell’Organizzazione mondiale della Sanità. Proprio in virtù della diminuzione dei donatori, quest’anno il CNS e il Civis – il coordinamento delle associazioni e federazioni dei donatori di sangue – hanno organizzato una campagna di sensibilizzazione diretta soprattutto ai giovani sul tema della donazione, intitolata “Be there for someone else”.
L’iniziativa prevede la realizzazione di una pagina web sul sito del CNS, online il 14 giugno, che raccoglie video di testimonianza di pazienti e donatori, iniziative specifiche e contributi da parte di personaggi noti del mondo dello spettacolo e dello sport. Inoltre, su iniziativa della Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento informazione e editoria verrà riprogrammato sulle reti RAI lo spot sulla donazione del sangue realizzato dal Dipartimento nel 2015 a firma congiunta Presidenza del Consiglio e Ministero della Salute.
“La donazione di sangue ed emocomponenti è un atto volontario, anonimo e responsabile: per questo in occasione del 14 giugno vogliamo innanzitutto dire grazie al milione e 680mila donatori che tendono il proprio braccio a favore di quanti necessitano di terapie trasfusionali”, dichiara Aldo Ozino Caligaris, portavoce protempore del Civis. Al tempo stesso, tuttavia, è necessario continuare nell’attività di sensibilizzazione delle nuove generazioni affinché sperimentino l’importanza di questo gesto etico e solidaristico a favore degli altri e di se stessi in quanto contribuisce a tenere sotto controllo il proprio stato di salute e a perseguire corretti stili di vita”.
Il Ministero della Salute, per aiutare le Regioni a far fronte alle carenze di donatori soprattutto nei mesi estivi e in quelli di picco dell’influenza, ha inserito per la prima volta i donatori di sangue tra le categorie per cui è possibile offrire gratuitamente il vaccino antinfluenzale, e una raccomandazione del Centro Nazionale Sangue dà la possibilità a tutte le Regioni di non sospendere i donatori che provengono da aree dove è presente il virus West Nile ma di fare loro il test per scoprirne l’eventuale presenza.
I numeri
Dai dati diffusi dal CNS emerge come nel 2017 i donatori siano stati poco più di 689mila, 8mila in meno rispetto all’anno precedente, di cui 304mila nuovi. Nel 2017 sono state effettuate oltre tre milioni di donazioni (3.006.726), trentamila in meno rispetto all’anno precedente. Il calo continua dal 2012, anno di picco con quasi un milione e 740mila donatori registrati. Il 31% dei donatori è di sesso femminile e a donare di più sono gli individui fra i 46 e i 55 anni, il 29% del totale, e quelli fra 36 e 45 anni, il 26%. Il 13% ha tra 18 e 25 anni.
Grazie al sistema sangue italiano, che si basa totalmente sulla donazione volontaria e non remunerata, sono state effettuate oltre 637mila trasfusioni, per interventi chirurgici o terapie di malattie come la talassemia. Le trasfusioni di globuli rossi sono in leggero calo grazie anche alle tecniche di Patient Blood Management, fortemente supportate dal Ministero della salute, anche con provvedimenti normativi, che permettono di ottimizzare l’utilizzo delle unità di sangue e migliorare i risultati in termini di salute per i cittadini.
“È importante che tutte le Regioni cerchino di contribuire il più possibile al sistema di compensazione nazionale e che garantiscano una organizzazione della rete regionale di medicina trasfusionale tale da mantenere costanti i livelli di raccolta di plasma e sangue anche durante i primi mesi dell’anno o quelli estivi e conseguire gli obiettivi di raccolta del plasma e del sangue contenuti nel programma nazionale di autosufficienza, che dalle Regioni è stato condiviso”, sottolinea il Direttore del CNS Giancarlo Maria Liumbruno. “Anche sulla raccolta del plasma, per cui non siamo autosufficienti, occorre uno sforzo organizzativo delle istituzioni regionali per garantire questa risorsa strategica. Lo sforzo organizzativo dovrebbe avere anche il fine di reperire le risorse necessarie ad ampliare gli orari e i giorni di apertura delle strutture trasfusionali, in modo da favorire con la massima flessibilità l’accesso dei donatori di plasma e sangue”.
Autore: Redazione