Donne in Medicina/1: Trotula, la “guaritrice di Salerno”

Il lungo cammino dell’emancipazione femminile, in casa, nel lavoro, nella società, ha il grande obiettivo della parità di diritti e doveri tra i sessi. Un cammino tortuoso, fatto di balzi in avanti e di altrettante retromarce, ma è chiaro che l’obiettivo della parità prima o poi sarà raggiunto. E’ giusto che sia così e sarà così. Intanto, la professione medica è quella che, proprio negli ultimi anni, ha visto realizzata la parità almeno per quanto riguarda le immatricolazioni nelle Facoltà di Medicina. Quanto poi alla parità tra donne e uomini nei posti di responsabilità, che siano primariati o funzioni dirigenziali in Asl e ospedali, dobbiamo dire che questa – purtroppo – è un’altra storia.

Ma, con un occhio al passato e l’altro al presente per guardare verso il futuro, non si può non osservare che le donne in medicina hanno lasciato un segno sensibile, nonostante per oltre un millennio dopo Cristo siano state ostacolate in tutti i modi. Scrive Lorenza Sassi della Commissione permanente per lo studio dei problemi della donna medico e odontoiatra: “Uno dei periodi peggiori, le cui conseguenze arrivarono a condizionare la vita per molti secoli a venire, è stato certamente quello dell’Inquisizione. Gli storici discutono ancora oggi su quante furono le vittime di quel periodo; le cifre variano, ma tutti concordano, comunque, sul fatto che la stragrande maggioranza delle vittime furono donne”.

Ma si scopre – e i più attenti già lo sanno – che c’è stata una grande eccezione nella Scuola Medica Salernitana attorno all’anno Mille, una Scuola che è stata definita la “Madre delle Università”. Fu anche la prima scuola che mise in pratica una vera e propria strategia per aggredire le malattie e curare i malati non solo nell’anima, ma anche nel corpo. Uno dei più importanti esponenti della Scuola Salernitana fu il monaco Gariopontus. Ma ebbe altrettanta fama, considerata l’epoca, una “medichessa”, Trotula, “sapiens matrona”, forse abilissima levatrice, proveniente dalla famiglia salernitana de Ruggiero, di origine longobarda. Trotula, prima donna-medico della storia, chiamata anche sanatrix Salernitana (guaritrice di Salerno), nel Medioevo era riconosciuta autorità indiscussa in disturbi e malattie femminili e cosmesi, godendo in quanto donna di fiducia delle sue consimili, offrendo a tutti garanzie per  l’appartenenza alla Scuola medica salernitana; fornita di una cultura medica superiore, sottolineò l’importanza  dell’igiene, del controllo delle nascite, dei metodi per rendere il parto meno doloroso, ed ebbe anche delle avanzate intuizioni, come, ad esempio, che l’infertilità potesse dipendere anche dall’uomo. Così scrive Francesca Santucci, che precisa: “A Trotula, dunque, va ascritto anche il merito di aver offerto ai medici ignoranti, che lasciavano le donne alle terapie delle altre donne, offrendo cure solo all’altro sesso, utili insegnamenti, sulla natura delle donne”.

Nata a Salerno nel 1050, campò ‘solo’ 47 anni, sposa del celebre medico Giovanni Plateario il vecchio, ebbe da lui due figli: Giovanni il giovane e Matteo, pure famosi nella Scuola medica salernitana e conosciuti come Magistri Platearii. Insomma, una famiglia di medici e si racconta che Trotula tradusse la propria esperienza personale della gravidanza in assunti scientifici da applicare poi nella pratica corrente della sua professione di guaritrice soprattutto di donne. Una bella storia che fa onore alla Scuola Salernitana che ha lasciato in eredità numerosi volumi che sono stati alla base dello sviluppo dei successivi studi e progressi della Medicina italiana, nonché una serie di principi tradotti in versi, di cui si ha ancora oggi viva memoria.

Autore: Redazione FNOMCeO

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