È morto Eolo Parodi. Addio a una figura esemplare del mondo medico e della sanità italiana

Il vasto e variegato mondo dei medici e degli odontoiatri è in lutto. La scorsa notte è morto Eolo Parodi. Avrebbe compiuto 92 anni il prossimo 21 maggio. Era nato a Genova – Sestri Ponente, città alla quale è rimasto sempre legato, nonostante gli impegni ordinistici, quelli nell’Enpam e quelli parlamentari lo portassero in giro per l’Europa, ma soprattutto a Roma.

Medico ospedaliero per 40 anni, di cui 26 da primario, è stato Presidente della FNOMCeO dal 1977 al 1992 e poi, dal 1993, Presidente dell’Enpam. Ha curato decine di pubblicazioni scientifiche ed ha partecipato come relatore a convegni nazionali e internazionali.

Ha ricevuto la medaglia d’oro al merito della Sanità pubblica, il primo Premio internazionale ‘Esculapio’ Scienza della Medicina, è stato Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine al merito della Repubblica italiana.

Ha svolto anche un’intensa attività parlamentare, prima al Parlamento Europeo (dal 1984 al 1999), poi alla Camera dei Deputati, dove fu componente della commissione Affari sociali (dal 2001 al 2006).

Tantissimi medici e giornalisti, ma anche politici e professionisti in genere, specialmente coloro che sono un po’ avanti negli anni, ricordano episodi, aneddoti, momenti vissuti dalla professione medica, momenti nei quali Eolo Parodi fu protagonista. Sicuramente, nelle prossime ore e giorni ci saranno persone che vorranno condividere un loro ricordo, un evento, una frase, una parola in cui è stato presente Eolo Parodi.

Per lunghi anni del suo sterminato impegno, Eolo Parodi ha avuto accanto il giornalista e scrittore Giuliano Crisalli. Impossibile non ricordare che proprio Crisalli, nel 2007, pubblicò il libro-intervista dal titolo emblematico: “Eolo Parodi, vita da medico”, con la prefazione di Gianni Letta, amico “storico” di Parodi. Il libro è arricchito da tanti contributi: tra essi, quelli di Giulio Andreotti, Gianni Baget Bozzo, Silvio Berlusconi, Pierferdinando Casini, Leonardo Santi, Gaetano Gifuni, Umberto Veronesi. E, proprio nel 2007, quando la sede centrale dell’Enpam era a Roma, in via Torino 38, alla presentazione del libro intervenne, tra gli altri, proprio Gianni Letta.

Per molti che hanno conosciuto e frequentato Eolo Parodi, questo è un momento di dolore. Ed io stesso, che frequento la FNOMCeO dalla seconda metà degli anni ’80, non posso che provare un dolore profondo, il dolore di una perdita di una persona che per tanti di noi è stato un punto di riferimento negli anni. A quel libro, Parodi teneva tantissimo, in particolare ad una pagina, la 109. Perché? Perché in quella pagina c’è una foto di Eolo Parodi e Renato Dulbecco del 1989, quando insieme parteciparono a un convegno internazionale a Sanremo su Oncologia e Aids. Quella foto la scattai proprio io, cogliendo l’attimo fuggente, proprio io che non avevo e non ho la passione per le fotografie. Solo dopo molti anni detti a Giuliano Crisalli quella fotografia e poi la vidi pubblicata in quel libro, che non è l’unico scritto da Parodi.

Ma la professione medica, se ripercorre le tappe della sua affermazione ed emancipazione, non può non ricordare la conquista dell’area medica come area autonoma dal contratto generale per la sanità. Una battaglia lunga anni, volta ad affermare l’autonomia dell’area medica che la si voleva codificata in un contratto nazionale. Alla fine, l’area medica arrivò, dopo scioperi e proteste che culminarono nella prima grande marcia dei camici bianchi a Roma. Ma, tra la fine del 1985 e l’inizio del 1986, la trattativa con il Governo era impantanata nelle sabbie mobili. La forza espressa dai sindacati medici trovò uno sbocco proprio nella mediazione dell’allora Presidente della FNOMCeO Eolo Parodi che avviò direttamente il dialogo con il Presidente del Consiglio dell’epoca, Bettino Craxi. Molti di noi giornalisti di diverse testate seguirono da vicino quella trattativa e qualcuno di noi più spiritoso, commentò alla romana: “Due teste pelate hanno portato in porto la trattativa dei medici”. Ma Craxi, fuori dall’ufficialità, qualche giorno prima in un’intervista a tutto campo al settimanale “Oggi” si lasciò scappare, anzi, di proposito, disse una sola frase: “I medici hanno ragione”. Questi sono pezzi di storia della professione medica dei quali Parodi fu protagonista. Come quando, a forza di insistere con il Presidente del Consiglio degli anni 2000 Silvio Berlusconi, riuscì a far cambiare nome al Ministero: non più della Sanità, ma della Salute. In quel momento il Ministro era Girolamo Sirchia, ma l’idea, anzi, la fissazione (nel senso buono del termine) era di Eolo Parodi.

Di fronte alla morte, in momenti tristi, il pensiero va anche ai tanti morti giovani, nonché ai bambini colpiti da malattie dall’esito fatale. Ma una morte è sempre una morte, specialmente se la signora in nero si porta via uomini e donne che hanno lasciato un segno della loro esistenza. Pertanto non è questione di età e vale per tutti: per Parodi con i suoi 92 anni, per Renato Dulbecco con i suoi 98 anni, per Rita Levi Montalcini con i suoi 103 anni. Bisogna affermare con forza che vale per tutti. Per diverse morti recenti a cui ho assistito, ho sempre pensato a una frase che oggi, di fronte alla morte di Eolo Parodi, dedico a tutti i viventi. È di John Donne, un poeta e religioso inglese, vissuto a Londra tra il 1500 e il 1600: “Ogni morte d’uomo mi diminuisce, perché partecipo all’umanità. E così non mandare mai a chiedere per chi suona la campana: essa suona anche per te”.

Orfeo Notaristefano

Autore: Redazione

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