FNOMCeO: “Diciamo no alla cultura del sospetto”

COMUNICATO STAMPA del 15 novembre 2013

“Pur nella consapevolezza che il film di Morabito sia la narrazione di un dramma intimo che non parla certo solo di corruzione, pur nella convinzione che non si possa giudicare un’opera artistica esclusivamente analizzandone l’oggetto, non vogliamo però esimerci da alcune riflessioni”.

Il Comitato Centrale della FNOMCeO, riunito oggi a Caserta, ha dunque rilasciato un commento sul film del regista Antonio Morabito, “Il venditore di medicine”, presentato fuori concorso in questi giorni al Festival internazionale del Cinema di Roma.

Bruno, il protagonista, è un informatore farmaceutico. Quando la sua azienda va in crisi, per non perdere il posto di lavoro, inizia a corrompere i medici perché prescrivano i farmaci della sua ditta: alcuni cedono, altri si rifiutano di prestarsi a questo gioco.   

“Nessuno, dopo questo film, guarderà senza sospetto la più anonima scatola di medicinali, o almeno senza pensare di essere vittima di una truffa”: è stato lo stesso regista a rilasciare questa dichiarazione, durante la Conferenza Stampa di presentazione.

“È proprio questa cultura del sospetto, alimentata da un certo clima mediatico, a preoccuparci profondamente” ha affermato il presidente della FNOMCeO, Amedeo Bianco.

“Il pericolo insito in questo tipo di messaggi –  ha continuato – è quello di calare ombre pesanti sul rapporto di fiducia che, sotto il profilo tecnico-professionale, etico e civile, legittima la Relazione di cura, rendendo quindi più difficile il saldarsi di un’Alleanza terapeutica. Questa non definisce una base contrattualistica, ma un perimetro comune di valori, fondato sull’Autonomia e sulla Responsabilità, che traduce l’incontro tra il medico e la persona assistita in una relazione intima, unica e irripetibile”.

“Comprendiamo che quella di Bruno è una storia paradigmatica di un dramma che, sulla corruzione, fonda il suo discrimine e la sua analisi umana – ha poi concluso –. Ma non possiamo non dichiarare che non ci appartiene quello stereotipo di una  professione medica svenduta a interessi commerciali, che specula e lucra sulle spalle dei pazienti, prescrivendo farmaci non in ragione dell’appropriatezza e dell’efficacia ma per i meri interessi economici”.      

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Autore: Redazione FNOMCeO

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