Formazione e università: parola a Federspecializzandi

Da anni gli specializzandi in medicina del nostro Paese richiamano l’attenzione sul loro status: sono i medici del futuro, eppure scarsissimo peso riescono ad avere nel processo di riflessione e razionalizzazione del Ssn. Proprio su questo punto, nel mese di gennaio Federspecializzandi, la confederazione delle associazioni dei medici in specialità, ha emesso un comunicato che esprime un importante visuale sui temi della formazione e delle scuole di specialità. Abbiamo intervistato Giovanni Di Lorenzo, presidente di Federspecializzandi, per approfondire le attuali preoccupazioni e attività degli specializzandi italiani.

Di Lorenzo, recentemente Federspecializzandi ha emesso un comunicato sul tema delle Scuole di Specializzazione: cosa avete voluto esprimere?
Federspecializzandi, si batte da anni per la salvaguardia dei diritti del medico in formazione e il recente comunicato non è altro che espressione della necessità, quanto mai attuale nel panorama sanitario italiano, di una formazione adeguata per i giovani medici, in conformità alla legge 368/99 ed al riassetto delle scuole di specializzazione datato 2007/2008. L’Italia oggi, soprattutto in ambito sanitario, vive un momento di estrema difficoltà. La formazione dei nuovi medici, che dovrebbe essere il punto di partenza per una reale ripresa, è stata per troppo tempo non considerata, accantonata. Basti pensare che un ordinamento didattico della scuole di specializzazione degno di nota, almeno sulla carta, è stato emanato solo nel 2007 ed ancora stenta ad essere applicato.

Quindi il vostro comunicato è stato un campanello d’allarme?
Il nostro comunicato ed il questionario sull’andamento delle Scuole di specializzazione contestuale, è una dimostrazione di come le cose non vadano per il verso giusto ed è un allarme nei confronti di istituzioni che sono sembrate in passato – e ancor oggi – sorde a richieste elementari: formazione, salvaguardia dei diritti di normali lavoratori, possibilità di sottintendere ai propri doveri.

Come giudicate il lavoro dell’attuale Commissione di esperti del Miur sulla razionalizzazione delle Scuole?
La Commissione di esperti del Miur sta facendo un buon lavoro. Quanto meno sembra abbia capito che non si può riformare un sistema, qualunque esso sia, senza coinvolgere coloro i quali il sistema lo vivono e lo subiscono: per questo un membro di Federspecializzandi è stato chiamato come esperto all’interno del tavolo. Il lavoro di questa Commissione parte quindi da buoni presupposti. Speriamo solo che non si riveli un lavoro inutile, e che tali sforzi possano trovare riscontri legislativi: troppe volte il lavoro svolto nelle commissioni ministeriali viene deriso, per lasciar spazio ad equilibri politici … speriamo non sia questo uno dei tanti casi.

Uno dei vostri temi forti è quello della trasparenza sul tema dei Centri d’eccellenza per l’alta formazione: a che punto è questa richiesta? Ritenete che possa essere ascoltata?
I Centri di Eccellenza, un nodo cruciale della sanità italiana, purtroppo eccessivamente dipendente da equilibri politici più che dalle reali esigenze dell’utenza. Basti pensare che oggi non esiste ancora una lista ufficiale di questi Centri. Peraltro i criteri di inclusione sono a nostro parere non attinenti con la quotidiana attività medica. E’ infatti secondo noi inammissibile che si proceda all’individuazione dei centri, considerando come requisito imprescindibile il numero di lavori scientifici pubblicati in riviste con ‘Impact factor’. Altro punto che non condividiamo: è inconcepibile che un centro di eccellenza venga finanziato, anche cospicuamente, per poi non avere alcun tipo di controllo della reale attività svolta al suo interno.

Su questo piano quali sono dunque le vostre richieste?
A nostro avviso i criteri di individuazione per la creazione di un Centro di eccellenza dovrebbero essere rivisti ed, ancora una volta, alla stesura degli stessi dovrebbero poter contribuire coloro i quali quotidianamente vivono le necessità e le realtà sanitarie italiane. E’ insomma di indubbia necessità l’esigenza di riorganizzare la sanità e le strutture ospedaliere connesse, ma con metodologie da individuare e, soprattutto, con esperienze da formare e gratificare, per evitare la continua ed inarrestabile fuga di cervelli determinata anche dalla scarsa qualità del lavoro e dalla scarsa retribuzione che viene loro offerta in Italia..

Da ultimo: possiamo fare il punto su Federspecializzandi? Che numeri e che capillarità sul territorio ha raggiunto la vostra Confederazione?
Federspecializzandi è ormai conosciuta ed apprezzata su gran parte del territorio italiano. Basti pensare che esistono attualmente 24 sedi italiane, suddivise in tutto il Paese. La figura del medico in formazione oggi è alquanto dubbia: non è un lavoratore a tempo indeterminato, non uno studente, almeno per ciò che concerne il carico di responsabilità; l’unica certezza è la durata d questo limbo: 5 o 6 anni.
In tale contesto difficile e segmentato, è riuscita a calarsi Federspecializzandi, attribuendo autonomia alle varie associazioni locali, e ponendosi come strumento di coordinamento nazionale. E’ utile precisare che le sedi italiane che confluiscono in Federspecializzandi sono associazioni locali indipendenti. E’ questo un elemento fondamentale, a nostro avviso, del successo dell’associazione. Grazie alla trasversalità politica e alla indipendenza partitica, la nostra Federazione è riuscita, con gli anni, a diventare catalizzatore di tutte quelle energie che il medico in formazione oggi come ieri investe per ottenere una formazione sostenibile ed è anche grazie a questo che Federspecializzandi è diventato un punto di riferimento non solo per gli specializzandi, ma per tutti gli attori della formazione medica. Basti pensare che la Federazione viene convocata come un unico punto di riferimento degli specializzandi all’interno del tavolo tecnico degli esperti.

Autore: Redazione FNOMCeO

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