GIMBE, regionalismo differenziato: le maggiori autonomie bocciate su tutta la linea

LA CONSULTAZIONE PUBBLICA PROMOSSA DALLA FONDAZIONE GIMBE RESTITUISCE UN VERDETTO SENZA APPELLO: SECONDO QUASI 4.000 PARTECIPANTI LE MAGGIORI AUTONOMIE IN SANITÀ AVRANNO UN IMPATTO RILEVANTE SULLE DISEGUAGLIANZE REGIONALI. DALL’ANALISI PRELIMINARE DI OLTRE 5.000 COMMENTI EMERGONO SERIE PREOCCUPAZIONI: IMPREVEDIBILITÀ DELLE CONSEGUENZE, AUMENTO DEL DIVARIO NORD-SUD E DIFFERENZIAZIONE DEL DIRITTO ALLA TUTELA DELLA SALUTE. LA FONDAZIONE GIMBE INVITA TUTTE LE FORZE POLITICHE A PROMUOVERE IL DIBATTITO CON LA PIÙ AMPIA PARTECIPAZIONE DELLA SOCIETÀ CIVILE.

18 febbraio 2019 – Fondazione GIMBE, Bologna

Lo scorso 6 febbraio la Fondazione GIMBE ha lanciato la consultazione pubblica “Maggiori autonomie in termini di tutela della salute richieste da Emilia Romagna, Lombardia e Veneto ai sensi dell’art. 116 della Costituzione Italiana” per far luce sui potenziali rischi del regionalismo differenziato sulla tutela della salute. Infatti, «in un Paese democratico – afferma Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione GIMBE – è inaccettabile l’assenza di dibattito su un tema le cui conseguenze rischiano di compromettere i diritti civili delle persone». La consultazione pubblica, promossa tramite i canali della Fondazione, è stata divulgata da numerose istituzioni e organizzazioni: dalla Camera dei Deputati alle Regioni, da FNOMCeO a FNOPI, da Cittadinanzattiva a CONAPS, dall’Associazione EPAC a Federspecializzandi, da vari sindacati (CIMO, SNAMI, Sindacato Nazionale Area Radiologica, CGIL Toscana e Veneto, ANAAO ASSOMED Veneto, SUMAI Lombardia, Nursind) a decine di testate giornalistiche.

«Nel ringraziare pubblicamente tutti coloro che hanno diffuso e partecipato alla consultazione pubblica – continua il Presidente – abbiamo ritenuto opportuno pubblicare immediatamente i risultati preliminari per informare il dibattito politico che si intravede dopo la brusca frenata nell’ultimo Consiglio dei Ministri».

La consultazione pubblica chiedeva di stimare l’impatto di ciascuna autonomia in sanità sulle diseguaglianze regionali, tramite uno score da 1 (minimo) a 4 (massimo), con possibilità di “astenersi” e di aggiungere commenti. Dal 6 al 17 febbraio hanno completato la consultazione 3.920 persone, un campione rappresentativo della popolazione italiana con un margine di errore inferiore all’1,6%. Sono stati inviati 5.610 commenti, pari a 1,43 per partecipante. Per ciascuna delle autonomie vengono riportati i risultati in termini di score medio (± deviazione standard), % di “Non so” e numero di commenti.

  • Maggiore autonomia finalizzata a rimuovere specifici vincoli di spesa in materia di personale stabiliti dalla normativa statale.
    Media 3,4 (± 0,9) – Non so 4.3% – Commenti n. 640
  • Maggiore autonomia in materia di accesso alle scuole di specializzazione […]
    Media 3,3 (± 0,9) – “Non so” 3,3% – Commenti n. 540
  • Possibilità di stipulare, per i medici, contratti a tempo determinato di “specializzazione lavoro” […] Media 3,2 (± 1,0) – “Non so” 7,9% – Commenti n. 510
  • Possibilità di stipulare accordi con le Università del rispettivo territorio: per l’integrazione operativa dei medici specializzandi con il sistema aziendale [Emilia Romagna e Veneto], per rendere possibile l’accesso dei medici titolari del contratto di “specializzazione lavoro” alle scuole di specializzazione [Emilia Romagna e Veneto], per l’avvio di percorsi orientati alla stipula dei contratti a tempo determinato di “specializzazione lavoro” [Lombardia]

Media 3,2 (± 1,0) – “Non so” 6,4% – Commenti n. 470

  • Maggiore autonomia nello svolgimento delle funzioni relative al sistema tariffario, di rimborso, di remunerazione e di compartecipazione, limitatamente agli assistiti residenti nella Regione
    Media 3,4 (± 1,0) – “Non so” 2% – Commenti n. 490
  • Maggiore autonomia nella definizione del sistema di governance delle aziende e degli enti del SSN
    Media 3,4 (± 1,0) – “Non so” 4,1% – Commenti n. 440
  • Possibilità di sottoporre all’Agenzia italiana del farmaco (AIFA) valutazioni tecnico-scientifiche relative all’equivalenza terapeutica tra diversi farmaci […]
    Media 3,2 (± 1,0) – “Non so” 6,1% – Commenti n. 510
  • Competenza a programmare gli interventi sul patrimonio edilizio e tecnologico del SSN […]

Media 3,1 (± 1,0) – “Non so” 4,8% – Commenti n. 360

  • Maggiore autonomia legislativa, amministrativa e organizzativa in materia di istituzione e gestione di fondi sanitari integrativi

Media 3,1 (± 0,9) – “Non so” 3,6% – Commenti n. 440

Maggiore autonomia in materia di gestione del personale del SSN, inclusa la regolamentazione dell’attività libero-professionale [solo Veneto]
Media 3,4 (± 0,9) – “Non so” 7,4% – Commenti n. 360

  • Facoltà, in sede di contrattazione integrativa collettiva, di prevedere, per i dipendenti del SSN, incentivi e misure di sostegno […] [solo Veneto]

Media 3,0 (± 1,1) – “Non so” 8,2% – Commenti n. 390

  • In tema di distribuzione ed erogazione dei farmaci: competenza a definire, sotto profili qualitativi e quantitativi, le forme di distribuzione diretta dei farmaci per la cura dei pazienti soggetti a controlli ricorrenti […] [solo Emilia Romagna]

Media 3,0 (± 1,1) – “Non so” 10,5% – Commenti n. 460

Dai dati quantitativi e dall’analisi preliminare dei commenti emergono alcune ragionevoli certezze:

  • L’esigua percentuale di “non so” (range 2-8,2%) e l’elevato numero di commenti riflette un campione composto prevalentemente da stakeholder della sanità.
  • L’impatto delle maggiori autonomie in sanità sulle diseguaglianze regionali viene percepito rilevante (media score da 3,0 a3,4), con deviazioni standard omogenee tra le diverse autonomie (da 0,9 a 1,1).
  • Tra le preoccupazioni più frequenti: imprevedibilità delle conseguenze, ulteriore spaccatura Nord-Sud, aumento del divario tra Regioni ricche vs povere, differenziazione del diritto costituzionale alla tutela della salute.
  • Le numerose proposte per “mitigare” i possibili effetti collaterali delle maggiori autonomie in sanità riconducono in sintesi a due contromisure: il contestuale aumento delle capacità di indirizzo e verifica dello Stato sulle Regioni e la messa in atto di meccanismi di solidarietà tra Regioni.

«Seppur limitati alla sanità – conclude il Presidente – questi risultati suggeriscono che il regionalismo differenziato deve essere “maneggiato con cura” con l’irrinunciabile obiettivo di rispettare gli equilibri previsti dalla Costituzione e garantire i diritti civili a tutti i cittadini sull’intero territorio nazionale. Ecco perché, la Fondazione GIMBE invita tutte le forze politiche a mettere da parte posizioni superficiali e sbrigative e ad avviare un vero dibattito favorendo la più ampia partecipazione della società civile, ripartendo dalla consapevolezza che il regionalismo differenziato non è un fenomeno univoco perché le richieste delle 3 Regioni sono guidate da differenti presupposti politici ed economici».

Autore: Redazione

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