Giovanni Leoni, vicepresidente FNOMCeO: il 118 in uno scatto

Quando le situazioni diventano estreme, si vede la natura dell’uomo. La solidarietà può essere ideale ed distanza, ma per alcuni è proprio materiale, per dovere, per scelta, perché è giusto così. E si rischia, rischia anche nel proprio, per gli altri.

Tra i tanti scatti che stanno immortalando Venezia questi giorni e che ritroveremo un giorno nella futura memoria, questo l’ho trovato per caso in rete e mi ha molto colpito: due soccorritori quasi anfibi con la barella carica a pelo d’acqua. Pubblicato con citazione della fonte su Facebook ha superato rapidamente le 800 condivisioni ed i 300 commenti sulla mia pagina. Non è un fenomeno che accade spesso e mi ha tanto confortato.

L’Autore, l’infermiere Federico Sandrini su Linkedin che ringrazio sentitamente commentava: “Nonostante l’alta marea, infermieri, medici, oss e soccorritori del 118 di Venezia continuano a salvare vite. Complimenti ai colleghi e a tutti i soccorritori impegnati in questo terribile momento #venice #nursetimes #provideassistance”.

Vigili de Fuoco, Protezione Civile, Polizia Locale, Forze dell’Ordine istituzionali e Volontari, da ringraziare tutti quelli che stanno lavorando da giorni in esterno, in condizioni precarie, a favore di chi sta peggio.

I veneziani discendono da una antica stirpe che ha superato le pestilenze e resiste vivendo in una città in cui il turismo di massa ha trasformato profondamente il centro storico negli ultimi 25 anni. Molti ci vengono lavorare dalla terraferma ogni giorno, un autentico esercito di pendolari.

Ma questo è un disastro principalmente per i residenti, o per chi ha una attività in laguna, ed in particolare per quelli delle isole, per Pellestrina ad esempio ma non solo, per lo “zoccolo duro” di tutti i veneziani, per quelli che hanno la responsabilità di perpetuare i principi di una vita che ha l’acqua salata come elemento universale a discendenti che vanno a vivere spesso altrove. La mareggiata ha causato danni anche in provincia da Sottomarina a Caorle, dove ero ieri ad un convegno medico, ed anche più in estremità sul litorale.

Ed il termine “veneziani” io lo uso in senso estensivo per il popolo di mare e di terra, di tutti coloro che vivono e lavorano attorno alla Laguna di Venezia e si sentono di farne parte per storia ed origini con un pensiero particolare per quelli che sono “andati sotto con tutto” sul serio.

Tutti si stanno adoperando per il ripristino di spiagge ed edifici. Spero che le Autorità competenti abbiano la possibilità di imprimere una svolta ai lavori di ingegneria idraulica e meccanica necessari a salvaguardare Venezia, nel rispetto di quello che hanno fatto i loro antenati del Magistrato alle Acque, l’istituzione per eccellenza della Repubblica Serenissima.

I nostri antenati ci hanno tramandato questa città integra ed unica nei millenni deviando il corso dei fiumi che avrebbero interrato la laguna e costruendo i murazzi per proteggerla dal mare con i mezzi di una volta, una città che stenta a trovare una protezione oggi nel mondo della più avanzata tecnologia.

In questa battaglia non c’è alternativa alla vittoria.

Duri i banchi!

Giovanni Leoni

 

Pubblicato su www.ordinemedicivenezia.it

Autore: Redazione

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