Il Medico del futuro? Muzzetto: “Servo di due padroni: Stato e paziente”

Come reagire? Adottando il sistema delle “5 C”: critica, complessità, collaborazione, comunicazione e creatività

Il medico del futuro? Servo di due padroni: Stato e paziente. Come reagire? Adottando il sistema delle “5 C”: critica, complessità, collaborazione, comunicazione e creatività. La sua formazione dovrà essere adeguata ai tempi e la giurisprudenza che lo giudica non potrà non tener conto del contesto socio economico in cui opera. È quanto emerso nel corso del convegno “I cambiamenti e la crisi della professione medica di fronte agli input economici e giuridici e alle mutate richieste dei pazienti: come prepararsi al futuro che è già oggi?”, che si è svolto lo scorso sabato all’Ordine dei Medici chirurghi e odontoiatri di Parma, nell’ambito degli Stati generali della professione indetti a livello nazionale per delineare e i nuovi paradigmi che andranno a caratterizzare i camici bianchi nei prossimi anni.

“La Federazione nazionale degli Ordini dei Medici ha indetto gli Stati Generali della professione – spiega il Presidente Omceo Parma e coordinatore della Consulta Deontologica Fnomceo Pierantonio Muzzetto –  come momento di riflessione sulla medico e su un suo eventuale ripensamento, all’interno del sistema salute. La sua figura sta davvero cambiando pelle a tal punto d’aver perso quei connotati che si richiamano alla clinica e ai padri della medicina o viviamo in un momento in cui sono solo mutate le aspettative? Nel rispondere a queste domande si cercherà di immaginare il medico del futuro”.

Un medico del futuro definito da Muzzetto “servo di due padroni” – da un lato delle istituzioni statali, con la loro esigenza di far quadrare i cosiddetti conti e dall’altro del paziente, accresciuto sempre più nel convincimento di diritti assoluti spesso reclamati in nome dei consigli di “Dr. Google” – e che, secondo Antonio Panti, componente delle Commissioni di Bioetica della Regione Toscana e Deontologica nazionale, dovrà contemplare determinate caratteristiche. “Avere una sviluppata capacità critica di fronte a una società e un progresso scientifico in continua evoluzione; tener conto della medicina della complessità, perché un paziente è spesso multipatologico e quandanche non lo fosse la valutazione oltre ai dati clinici deve riguardare anche il vissuto o la fenotipia; spirito di collaborazione nella catena di interventi; doti comunicative comprovate e adeguate al paziente; e creatività, perché quella del medico non è un’attività meccanicistica ma serve esperienza e capacità interpretativa”.

Per un medico del genere anche la formazione gioca un ruolo fondamentale, secondo Maurizio Benato Componente delegato del Comitato Nazionale di Bioetica. “Gli insegnamenti dovranno saper combinare e gerarchizzare diversi livelli: quello della vocazione all’assistenza, del malato come oggetto di conoscenza razionale, dell’esercizio della pratica medica al servizio delle istituzioni, e quello del guadagno e prestigio. Insomma dovranno avere consapevolezza delle faglie di conflitto esistenti tra questi modelli e avere i mezzi per comprenderne i valori sottesi”. Occorrerebbe soprattutto sfuggire al rischio di una disumanizzazione della medicina ovvero la perdita dei valori umanistici che dovrebbero ispirare ogni atto di cura.

Ci si è poi incentrati sul concetto innaturale dell’infallibilità che condiziona, accrescendole, le pretese di risultato e determina, insieme alla burocratizzazione cui è sottoposto e ai condizionamenti dettati e imposti a contenere la spesa pubblica, il modus operandi del medico. A questo punto però “la giurisprudenza nella valutazione dell’eventuale responsabilità medica non potrà non tener conto del contesto anche economico e delle condizioni in cui svolge la propria attività”, conclude Gianfranco Iadecola giurista e già Magistrato della Corte di Cassazione.


Ufficio Stampa Omceo Parma

Autore: Redazione

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