Il medico tra passato e futuro: intervista ad Amedeo Bianco

Ed eccoci arrivati al traguardo: tra poche ore Medici, Odontoiatri, Farmacisti e Veterinari festeggeranno insieme a Santo Spirito in Sassia i Cento anni degli Ordini delle Professioni Sanitarie.  E, come accade a ogni compleanno, anche per gli Ordini è tempo di “bilanci”. Quali insegnamenti trarre dalla propria storia? Come costruire la Professione nel futuro? A queste domande il primo a rispondere non poteva che essere il presidente della FNOMCeO, Amedeo Bianco.

Presidente, a lei è affidato il compito di traghettare verso il futuro la Professione medica. Cosa ritiene che sia assolutamente indispensabile portare in questo viaggio?
Un viaggio verso il futuro non può non tener conto delle radici e della storia. E le radici della nostra Professione stanno proprio in quei principi e in quelle finalità che hanno portato all’istituzione degli Ordini delle Professioni sanitarie. Alla costituzione, in altre parole, di un Ente pubblico con funzioni ausiliarie dello Stato, preposto non solo alla tutela della qualità tecnica dell’esercizio della Professione ma – soprattutto – alla sua “tutela morale”, costituita dalla Deontologia, nella sua accezione più completa e profonda.
Il fine ultimo è garantire – attraverso sempre più elevati standard di prestazioni professionali – la Tutela della Salute dei Cittadini, così com’è sancita dall’articolo 32 della Costituzione. E, anche in questo senso, il Codice deontologico integra e “ausilia” le Leggi dello Stato.

Questi principi fondanti sono transitati sostanzialmente indenni in un secolo di Storia che pure ha visto profonde trasformazioni della società, della cultura e della medicina stessa. Cosa significa, in uno scenario così sostanzialmente mutato, garantire la qualità professionale?
Garantire la qualità professionale oggi significa innanzitutto rivisitare profondamente le relazioni tra sistema formativo universitario e sistema professionale: va assicurata una formazione long life, vale a dire capace di adeguare nel tempo le conoscenze e le competenze, per compensare il rapido consumo delle stesse, in ragione della straordinaria velocità delle innovazioni cognitive, operative e organizzative, ma anche dei mutamenti sociali.
Bisogna sempre tenere presente, infatti, che l’odierno paradigma medico della malattia è la risultante non solo di una competenza tecnica e di un sapere scientifico, ma soprattutto di molteplici vettori di relazioni umane e sociali.

Questi mutamenti scientifici e sociali coinvolgono quindi anche la Deontologia…
Sicuramente, la stessa “qualità morale” dell’esercizio professionale oggi si cimenta non solo con un paziente profondamente diverso, ma anche con dei contenuti della relazione intimamente cambiati: sono, infatti, radicalmente mutati sia il potere della medicina di dilatare i confini della vita e della morte, sia gli obiettivi stessi della cosiddetta “Medicina curativa”.

E quali sono dunque – in questo scenario – i progetti per il futuro della Professione medica?
Ci deve animare un forte senso di fiducia e identità. Più in generale, ci deve animare il comune disegno di una Professione medica vicina alle Istituzioni sanitarie, a supporto dei loro compiti di tutela della Salute pubblica e altrettanto prossima ai cittadini, soprattutto dove e quando sono oltraggiati da disinformazione, silenzi, incapacità amministrative e il diritto alla Salute viene negato da una devastazione dei territori, degli ambienti di vita e di quelli di lavoro.
Dobbiamo quindi tutelare i nostri giovani, garantendone l’ottimale formazione di base e specialistica, e favorire il loro ingresso nella professione.
Infine dobbiamo contribuire a rendere il sistema sanitario affidabile per i cittadini e vincere la sfida della sostenibilità economica, assumendoci la responsabilità morale e tecnico-professionale dell’uso appropriato delle risorse.

In conclusione, presidente, come vede il medico di oggi, a cavallo tra due secoli, in questo crinale tra tradizione e futuro?
Possiamo definire il medico come un “nuovo artigiano”, che lavora in uno straordinario laboratorio di conoscenze, di competenze, di vissuti, di percepiti, di valori, di credenze, di speranze ed evidenze.
Di tutta questa “attrezzatura” il medico deve fare tesoro per essere sempre più e sempre meglio vicino ai cittadini, ai loro bisogni, alle loro inquietudini, in modo da poter dare risposte forti ed equilibrate ai dubbi e alle incertezze tecniche, civili, etiche che il travolgente sviluppo della medicina inevitabilmente propone.

Autore: Redazione FNOMCeO

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