La fattura elettronica è dietro l’angolo. Ecco il punto su oneri e sanzioni

Pubblichiamo un articolo integrale di Doctor33 su una tematica molto dibattuta in questi giorni, quella della fatturazione elettronica per tutti i professionisti.


Iniziare per aree geografiche o dai professionisti con alti fatturati. I vertici della Federazione degli Ordini si rendono conto che la fattura elettronica è dietro l’angolo, e propongono un’applicazione graduale dell’obbligo. Anche se è un po’ tardi e un rinvio sulle sanzioni è probabile. Da gennaio 2019 i lavoratori autonomi non potranno più emettere fatture su carta o con file Word, Excel o Pdf, ma dovranno usare un software ad hoc per compilare ed archiviare i file. Ai loro pazienti, medici e dentisti potranno o meno rilasciare un documento cartaceo privo di valore: la fattura i pazienti se la ritroveranno nel loro cassetto fiscale al momento di dichiarare per le detrazioni sul 730. Sono in vista oneri da sostenere sia per dotarsi di programma di fatturazione, sia per archiviare; o in alternativa per rimettere il compito al commercialista. E ci vorrà un po’ di tempo per linkarsi all’Agenzia delle Entrate e ottenere credenziali. Un rinvio è improbabile.

Il Sottosegretario all’Economia Massimo Bitonci ha ribadito che comporterebbe una riduzione del gettito previsto e necessiterebbe copertura. Sulle sanzioni però le forze politiche sembrano disposte ad aprire rispetto all’ipotesi originaria secondo cui per le fatture su carta o in altri formati, che si considerano non emesse, la multa va dal 90 al 180% dell’imposta relativa all’imponibile non documentato, mentre per quelle dei sanitari che non incidono sul corretto pagamento Iva vanno da Euro 250 a 2.000 (con possibilità di sconto in caso di autodenuncia). Dall’onere saranno esonerati i soli contribuenti minimi, i soggetti rientranti nel regime forfettario e forse chi godrà della Flat-Tax, se confermata in Finanziaria. Ma anche queste categorie verso la Pubblica Amministrazione, se è loro cliente, dovranno fare fattura elettronica. Il documento andrà firmato digitalmente dall’emittente o dal commercialista e inviato tramite il Sistema di Interscambio all’Agenzia delle Entrate che lo smisterà al destinatario. Sarà poi archiviato, e conservato in un database a prova di privacy: 6 anni per il Fisco e 10 anni per i contenziosi civili. Per quanto numerosi, i corsi di formazione di qui a fine anno non copriranno i fabbisogni.

Il presidente della Commissione Albo Odontoiatri Fnomceo Raffaele Iandolo sottolinea come in particolare la sua categoria sia «poco preparata all’impatto perché non ha avuto in passato rapporti con la Pa, è mancato un periodo di adattamento. Servirebbe gradualità, tanto più che le categorie che rilasciano fatture sanitarie sono esenti Iva e la tracciabilità della nostra fattura non risponde alla necessità di far emergere l’Iva evasa. Noi abbiamo proposto di partire dai professionisti con i fatturati più alti o da studi con un numero maggiore di dipendenti. Mi pare che ci siano anche proposte politiche in tal senso; tra l’altro, nei piccoli studi più tempo per assimilare le novità consentirebbe poi una più semplice gestione in-house dell’incombenza». Sindacati odontoiatrici, come AIO, hanno chiesto l’esonero. «Se altre categorie professionali mandassero un segnale per ragionare su sistemi di monitoraggio alternativi, siamo disponibili a collaborare. Ad oggi però tutte le categorie sono coinvolte e rifiutarsi di partecipare ad un obbligo di legge sulla base del fatto che non siamo soggetti Iva potrebbe essere interpretato in modo controverso». «È chiaro che ci saranno problemi di attuazione ed oneri aggiuntivi», aggiunge Iandolo. «E, se in corso d’opera si manifestassero gravi criticità, chiederemo l’annullamento delle sanzioni. Mi pare che le forze politiche stiano per ridurre le sanzioni (si propongono 6 mesi di moratoria e margini di tolleranza fino a 10 giorni per i ritardi ndr): sono quindi coscienti dei problemi in arrivo».

Il vicepresidente Fnomceo Giovanni Leoni per i medici vede come problemi «sia il costo dei programmi sia il funzionamento del SDI. Il primo è un onere aggiuntivo da sostenere per trasformare documenti nel nuovo formato della fattura. Una produzione di poche fatture potrebbe essere sostenibile dai segretari, se invece il volume di fatture è ampio sarà meglio chiedere lumi al commercialista. Poi c’è il problema delle linee telefoniche, che in passato in ospedale abbiamo sperimentato con i certificati Inps: i cavi quelli sono, sono preparati all’impatto di milioni di modelli che tra l’altro in gran parte verranno compilati in remoto o sul sito del Fisco o da una piattaforma condivisa? Da una città all’altra la velocità di upload è diversa, bene sarebbe stato prevedere un invio graduale, magari a partire dalle città meglio “cablate”».

Mauro Miserendino

Autore: Redazione

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