La Fnomceo contro le bufale

La Federazione nazionale promuove una campagna di sensibilizzazione dei cittadini contro le fake news in rete. Per restituire al medico il ruolo centrale nel rapporto con il paziente rispetto al tema salute

I manifesti presentati alla stampa il 10 maggio a Roma, nelle vostre città a partire dal 14 maggio

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Non mi hanno vaccinato per paura dell’autismo”, “Avevo acquistato sul web un farmaco miracoloso”, “Ho curato il cancro con il bicarbonato di sodio”. Sono alcuni degli epitaffi che, sovrastati da una croce, campeggiano su altrettante lapidi nella campagna shock ‘Una bufala ci seppellirà?’ lanciata dalla Fnomceo per combattere le bufale in tema di salute, soprattutto quelle che si diffondono tramite la rete.
Diffidate delle bufale sul web. Chiedete sempre al medico” è l’invito che campeggia sui poster 6 metri x3 e sugli annunci stampa che la Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici ha ideato e messo a disposizione degli Ordini provinciali per la pianificazione in affissione sul territorio e sulla stampa locale. Sono già più di trenta gli Ordini che hanno aderito.

La campagna – presentata il 10 maggio a Roma –  intende sensibilizzare l’opinione pubblica e combattere il fenomeno della diffusione delle fake news sulla salute tramite la rete. Un fenomeno preoccupante e in crescita, che mette a repentaglio la salute dei cittadini.

Una Spoon River delle occasioni perse in tema di salute, una campagna che in modo secco ed efficace, potremmo dire ‘lapidario’, mette in guardia dai pericoli delle false cure pubblicizzate in maniera allettante anche sul web – commenta il responsabile dell’Area Strategica della Comunicazione Fnomceo, Cosimo Nume.
Secondo la Ricerca Censis Assosalute 2017 sono infatti 15 milioni gli italiani che, in caso di piccoli disturbi, cercano informazioni sul web. Un atteggiamento pericoloso che è sempre più diffuso tra i giovani: il 36,9% dei millennials usa autonomamente il web per trovare informazioni su come curare i piccoli disturbi.

Nel nostro paese ammontano a 8,8 milioni ogni anno le vittime di fake news in materia di salute, mentre sono 3,5 milioni i genitori che si sono imbattuti in indicazioni mediche sbagliate in rete. Anche perché le fonti di informazione sul web non sempre sono autorevoli: nel 17% dei casi si tratta di siti web generici sulla salute, nel 2,4% di social network e solo nel 6% si tratta di siti istituzionali.

I canali web pesano sempre di più come punto di riferimento per l’informazione in materia di salute: il medico di medicina generale è la fonte nel 53,5% dei casi, il farmacista nel 32,2%. Seguono a breve distanza i canali web (28,4%).

I dati rilevano un bisogno reale: il 69% degli italiani vorrebbe trovare sui siti web e sui social network informazioni certificate sulle piccole patologie e sui farmaci. Anche per questo motivo da tre mesi è attivo il portale Fnomceo Dottoremeveroche, che intende essere un punto di riferimento per i cittadini, offrendo informazioni certificate da un ampio comitato scientifico e smontando così le fake news che girano in rete.

La campagna appena lanciata dalla Fnomceo si inserisce in questo ambito di attività, puntando a ridare un ruolo centrale al medico nella relazione con il paziente in tema di salute. A causa dei tagli alla Sanità, il rapporto di fiducia medico paziente si è infatti venuto ad incrinare negli ultimi anni, perché il professionista è sempre più visto come chi nega la prestazione piuttosto che come un alleato nella relazione di cura.

Abbiamo scelto una campagna shock perché vogliamo far comprendere i pericoli spesso sottovalutati cui il cittadino va incontro nel momento in cui si affida a fonti non autorevoli per decidere della propria salute. Gli Ordini dei medici sono garanti della Salute pubblica come bene per tutta la società ed hanno quindi il dovere di intervenire per informare e sensibilizzare i cittadini rispetto ad atteggiamenti che ne minano il benessere. – spiega Filippo Anelli, Presidente Fnomceo – Il medico deve tornare al centro della relazione che il paziente ha con la propria salute. Occorre ricostruire quel rapporto di fiducia medico-paziente che è stato fortemente indebolito dall’aziendalizzazione della Sanità”.

Le conseguenze di questa crisi hanno radici anche in un profondo mutamento culturale, che si riflette sulla figura del medico e sulla sua autorevolezza. L’accesso sempre più facile all’informazione ha creato l’illusione di un sapere alla portata di tutti e ha indotto un pregiudizio verso le professioni intellettuali, che vengono sempre più percepite come superflue: a cosa serve un medico se posso trovare la terapia per una patologia digitandone il nome su Google?
Questo lascia spazio ad atteggiamenti scettici nei confronti della scienza e delle terapie convenzionali e apre il campo a una medicina fai da te quando non a imbonitori e truffatori.

“Le crescenti aggressioni ai danni dei medici sono una delle ultime conseguenze di questa complessa somma di fattori: medici visti come meri erogatori di servizi in una sanità-azienda, facile accesso all’informazione e scetticismo nei confronti del sapere certificato dagli esperti, svalutazione del ruolo sociale e dell’autorevolezza delle professioni intellettuali.” – sottolinea Anelli – “Serve una sterzata decisa per riportare il diritto alla salute dei cittadini nelle mani di chi può tutelarlo al meglio, nelle mani dei medici”.

 

 

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Autore: Michela Molinari - Ufficio Stampa FNOMCeO

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