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La Psicoterapia, senza sponsor, in aiuto della mente

L’emozione della prima volta c’era tutta nell’Aula Magna della “Sapienza”, a Roma, alla cerimonia di apertura del primo congresso della Società Italiana di Psicoterapia (Sipsic), mercoledì 21 settembre, che ha visto una grande partecipazione di questi professionisti della mente e del corpo umano, che in ogni loro intervento pare applichino prima a se stessi e poi agli altri il vecchio, ma sempre valido motto: “mens sana in corpore sano”. In effetti, è la mission di questa professione, espressa in un congresso che abbiamo voluto seguire per le caratteristiche di unicità che presenta. Unicità che si registra già a partire dal fatto che tutti coloro che esercitano la psicoterapia si sono trovati insieme per la prima volta, essendo questo il I° Congresso della Sipsic, neonata società che ha portato al suo interno medici e psicologi, ospedalieri e privati, e che ha il merito non indifferente di aver coinvolto in questo suo congresso la stragrande maggioranza delle scuole di psicoterapia.

Nelle introduzioni congressuali Antonio Capparelli, direttore generale dell’Azienda Policlinico Umberto I°, emanazione della “Sapienza”, ha ricordato che secondo “l’Oms non esiste salute senza la salute mentale, che la depressione è ormai diventata la terza malattia dell’Occidente e che entro il 2020 si stima che possa diventare la prima”. Il Presidente OMCeO di Roma, Mario Falconi, ha espresso la sua convinzione “che la Psicoterapia debba entrare in convenzione, perché oggi non tutti se la possono permettere, in un Paese dove 350 mila famiglie rischiano la povertà proprio perché hanno un malato grave in casa. Ci troviamo oggi ad affermare il valore della nostra professione in Paese fermo, come direbbe il Censis, rattrappito su se stesso. Un Paese al tempo stesso violento, mentre a me piace un Paese solidale. In più, siamo in una Regione, il Lazio, dove si è puntato tutto sul risparmio a scapito della qualità con il rischio di indurre ulteriori costi: una visione miope che va contrastata in tutti i modi”. Secondo Mari Lori Zaccaria, presidente dell’Ordine degli Psicologi del Lazio “la psicoterapia, adottando il metodo del confronto, ha cambiato atteggiamento rispetto alla società. La psicoterapia, che in convenzione non si è mai fatta, va collocata all’interno del Ssn. Nel Lazio, poi, non si fanno concorsi da decenni e non vengono rimpiazzati gli psicologi che vanno in pensione”. E qui la Zaccaria ha lanciato un altro allarme: “attenzione alla psicoterapia on-line che elimina la necessaria co-presenza del terapeuta e del paziente”.

FINALMENTE UN CONGRESSO “AUTOFINANZIATO”
Per quattro giorni, dall’inaugurazione al prossimo sabato (giorno di chiusura dei lavori), ogni aspetto dello stato attuale di questa disciplina in Italia è preso in considerazione. C’è voluta volontà e fatica per arrivare a questo primo congresso che segna un punto fermo e rappresenta una ripartenza verso obiettivi ancora più ambiziosi se si considera il risultato dei 3500 delegati giunti a Roma a partecipare ai lavori progettati da Nino Dazzi, Massimo Biondi, Piero Petrini e Camillo Loriedo, assieme ai colleghi del Consiglio direttivo della Sipsic. Petrini e Loriedo tengono particolarmente ad una notazione preliminare: “Questo è un congresso sul quale abbiamo puntato tutto, è stato un grosso sforzo delineare i temi che sono sul tappeto e organizzare un evento che resterà nella storia della psicoterapia e della medicina perché da questo congresso usciranno pubblicazioni importanti”. La soddisfazione aumenta riflettendo su un fatto di autentica novità: il congresso si sostiene “esclusivamente sulle quote degli associati partecipanti, senza ricorrere a sponsorizzazioni da parte delle case farmaceutiche: è un congresso completamente autofinanziato”. Con un congresso di questa portata, cosa chiede la Sipsic alla politica nazionale e regionale? Risponde Petrini: “Alla politica nazionale chiediamo che la psicoterapia sia inserita nei Lea. Alle Regioni chiediamo che bandiscano concorsi specifici per la psicoterapia e che finalmente vengano attivati centri di ricovero, day hospital dove trattare soggetti affetti da disturbi alimentari, da dipendenze, da depressioni. Questa è una cosa che non si è mai fatta. Siamo fermi al TSO”.

PSICOTERAPIA E MEDICI
Nei vostri percorsi, avete incontrato casi in cui fossero i medici a chiedere aiuto alla psicoterapia? “Ci sono due relazioni, di Biondi e Zucconi, che entrano in questo tema”, è la sottolineatura di Piero Petrini, “trattando in linea più generale il rapporto tra bisogno di salute e psicoterapia, nonché il rapporto tra trauma e modifica dei nuclei interni del cervello”. Aggiunge Loriedo: “Il problema si pone: il medico può aver bisogno di psicoterapia e oggi si va verso un superamento della diffidenza con cui negli anni passati il medico si avvicinava alla nostra disciplina. Ma ci sono tanti casi in cui i medici, proprio nell’esercizio della loro professione, diventano essi stessi psicoterapeuti di fronte a pazienti che si rivolgono a loro. Penso ai medici di famiglia, primo presidio sul territorio, che sono regolarmente interpellati da pazienti che accusano un disturbo depressivo o di altra natura. Il primo impatto lo reggono loro, poi indirizzano verso uno specialista”. SI entra così nel territorio dell’attualità: quali sono le principali novità, scoperte, tendenze della psicoterapia contemporanea? Secondo Petrini la più importante novità è che oggi “si punta sempre di più sulla qualità della psicoterapia e passi in avanti ne sono stati fatti, al punto che ci sono già i primi risultati della valutazione della qualità e si va verso un coordinamento delle scuole di psicoterapia. L’altro cambiamento notevole attiene all’interazione tra le nuove molecole e la psicoterapia. Non più farmaci che tendevano a “sedare” il paziente per cui la psicoterapia diventava impraticabile: esistono oggi trattamenti farmacologici che sono sempre più compatibili con la pratica della psicoterapia e gli effetti positivi si sommano. Si arriva prima al risultato di riabilitare un paziente con disturbi anche importanti”. E Loriedo aggiunge: “L’altra innovazione sta nella tempistica: oggi si può avviare un percorso di psicoterapia sapendo che a un certo punto questo percorso si potrà interrompere, una volta si parlava di psicoterapia a vita. Anche l’approccio è diverso: una volta si scavava, si lavorava sugli aspetti negativi o traumatici della vita di una persona, oggi si cerca di evidenziare le positività per farle emergere, per rafforzarle e rafforzare così anche il paziente. C’è da dire che la psicoterapia è diventata più flessibile e di fronte a noi si presentano pazienti sempre più consapevoli”.

BASAGLIA: TRE DECENNI DOPO
Il congresso romano giunge a 33 anni dalla legge Basaglia e dalla sua radicale trasformazione delle problematiche di cura dei disturbi mentali e del comportamento: qual è la valutazione dei risultati di quella “rivoluzione”? “33 anni sono tanti”, rispondono Pietrini e Loriedo, “una valutazione si può fare: la legge di Franco Basaglia ha avuto grandi meriti nel derubricare malattie psichiatriche e manicomi. Il fatto è che nel ’78 non c’erano le conoscenze che ci sono oggi, ad esempio sul rapporto tra farmaci e psicoterapia, due fattori che oggi riusciamo a mettere insieme creando nel paziente un effetto terapeutico inimmaginabile fino a qualche anno fa. Quel che è mancato nella legge Basaglia è l’applicazione dinamica, vale a dire l’istituzione di strutture alternative ai manicomi, come i day hospital che proponiamo noi. Oggi mancano gli spazi fisici dove trattare determinati pazienti, questa è una realtà che è sotto gli occhi di tutti. E pensare che nella popolazione italiana riscontriamo un 10% di disturbi alimentari, un 8% di dipendenze, un 12% di disturbi della personalità e sei milioni di soggetti affetti da depressione. Non c’è niente da fare, occorrono strutture specifiche e questo la legge Basaglia non lo aveva previsto e nulla è stato fatto”. Petrini aggiunge una battuta: “Se Franco fosse vivo oggi, se ne renderebbe conto. D’altra parte anche la legge 833 di riforma sanitaria, rispetto alla quale la legge Basaglia era complementare, è rimasta inapplicata per quanto riguarda gli aspetti della prevenzione e della riabilitazione. Non se ne rendono conto soltanto quelli che ancora oggi continuano ad essere più “basagliani” di Basaglia. Ma noi, che viviamo la realtà dei disturbi mentali tutti i giorni, ne abbiamo piena consapevolezza”.

Autore: Redazione FNOMCeO

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