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Medici, Medicina, Mass Media/2: cosa chiedono i giornalisti ai medici

Meno uno: manca un giorno al Seminario “Medico, Medicina, Mass Media: la filiera della Comunicazione in Sanità”, che, a Reggio Calabria, vedrà medici e giornalisti impegnati insieme per elaborare un nuovo modello di informazione sanitaria.     Abbiamo già sentito dal presidente Veneziano cosa i medici chiedono ai giornalisti per incontrarsi su un linguaggio comune, che non rinunci al rigore della scienza né all’efficacia della comunicazione.

E, viceversa, quali sono le richieste dei giornalisti ai medici? L’Ufficio Stampa le ha raccolte da Lucia Visca, componente della Giunta della Federazione Nazionale Stampa Italiana, che, insieme al presidente della FNOMCeO, aprirà i lavori con una relazione proprio su questo tema.

Quali sono le proposte che i giornalisti fanno ai medici perché le informazioni che riguardano il delicatissimo settore della Salute arrivino al paziente in maniera chiara, trasparente e completa?
Nel flusso delle informazioni a carattere sanitario, dobbiamo distinguere due aspetti.
L’informazione al singolo sul suo stato di salute riguarda la relazione di cura: il medico sa come far arrivare al suo paziente, in maniera trasparente, comprensibile e completa, tutte le informazioni di cui quest’ultimo ha bisogno per poter fornire consapevolmente quello che viene non a caso definito “consenso informato”.
Diversa è la comunicazione “di sistema”, non verso uno specifico paziente ma verso tutti i cittadini, e cioè la divulgazione della Salute e della Scienza vera e propria. È in questo campo che i medici possono e devono trasmettere ai giornalisti le loro competenze per aumentare il rigore scientifico dell’informazione e, viceversa, i giornalisti trasferire ai medici il loro sapere per rendere tale comunicazione efficace.

Quanto influisce il lavoro degli Uffici Stampa Sanitari sul passaggio della notizia dai medici ai media?
Questo dipende, ovviamente, dall’abilità dell’Ufficio Stampa. In alcuni casi, gli Uffici Stampa degli Ospedali si limitano a trasmettere asettici bollettini medici, senza spiegarli né commentarli. Un modello di perfetta comunicazione, al contrario, è stato quello che ha accompagnato l’agonia e la morte di Giovanni Paolo II: le informazioni venivano date con puntualità, trasparenza e chiarezza, senza rinunciare al pathos dell’umana compassione e della commozione di fronte alla perdita di un grande uomo.
Perciò è fondamentale che a capo di ogni Ufficio Stampa ci sia un Giornalista, in modo tale da saper discernere cosa “fa notizia”, e trasmettere ai Colleghi le informazioni usando il loro stesso linguaggio.

E pensa sia importante che i Colleghi che operano in questi Uffici Stampa e, più in generale, i giornalisti della Stampa Specializzata Medica abbiano competenze specifiche? Come si potrebbe ipotizzare un modello di formazione che trasmetta tali saperi?
“Fare” Ufficio Stampa Medico Sanitario – così come divulgazione scientifica – è più difficile che fare giornalismo e basta. Si tratta di un doppio professionismo: questi Colleghi esercitano sia la professione di Giornalista, sia quella di divulgatore scientifico, e devono possedere competenze in entrambi i campi.
Per questo è importante la formazione dei giornalisti che hanno la responsabilità di operare in questi settori così specifici e delicati.

Autore: Redazione FNOMCeO

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