Messina/1: Ristagno e il Codice Rosa in Sicilia

Caro direttore,

le invio un breve resoconto del convegno “La violenza di genere. Codice Rosa in Sicilia” svoltosi a Messina, per lasciare traccia di approfondimenti utili a quanti si occupano dell’argomento.

Nell’Auditorium dell’OMCeO dove il convegno si è svolto vi era, in prima fila, un “Posto Occupato” da un paio di scarpe rosse e da una locandina della campagna di sensibilizzazione alla quale abbiamo aderito. Abbiamo voluto ricordare così le tante donne che avrebbero potuto essere lì, se non fossero state uccise da uomini avidi di possederle, non di amarle.

Nella sua relazione M.Antonella Cocchiara ha chiesto che gli interventi legislativi siano supportati, a tutti i livelli, da misure istituzionali socio-assistenziale e di sanità pubblica e dal lavoro delle associazioni. Sono indispensabili interventi “formativo-culturali” perché la violenza, in particolare quella nelle relazioni sentimentali, è frutto di una cultura profondamente radicata dentro ognuno di noi, spesso anche in chi subisce la violenza. E allora solo una cultura antitetica può stanarla e rimuoverla. Realizzato dall’Università e dalla Consigliera di Parità si svolgerà a Messina un ciclo di seminari perché ci si educhi e sensibilizzi, sin dalla più tenera età e in una prospettiva di life long learning, alla parità, alla cultura del rispetto reciproco e della valorizzazione delle differenze e al contrasto verso qualsiasi forma di discriminazione.

Ha concluso Antonella Cocchiara ricordando “il metodo Scotland” – formazione come nucleo centrale di un sistema integrato di interventi – messo in atto nel Regno Unito dalla ministra laburista Patricia Scotland, che in un solo anno è riuscita a Londra a ridurre il numero di femminicidi da 49 a 5. "Un tale sistema – ha detto – non potrà essere realizzato con le poche risorse messe a disposizione dalla recente legge n. 119/2013, risorse oltretutto ripartite in modo discutibile dagli organi di governo. In proposito è necessario poter contare su un ceto politico e amministrativo convinto che l’impegno per prevenire e ridurre il costo umano e sociale della violenza domestica non sia spesa ma investimento, per contribuire nella prevenzione al bilancio dell’economia del Paese”.

Focalizzato l’attenzione sulla normativa italiana contro la violenza, M.Claudia Giordano ha richiamato la convenzione di Istanbul. Teresa Staropoli, psicologa del CEDAV onlus, Centro Donne Antiviolenza di Messina attivo da 27 anni nell’accogliere, ascoltare e creare percorsi di fuoriuscita dalla violenza di genere, ha caratterizzato le 750 donne che negli ultimi dodici anni si sono rivolte al centro. “Il primo contatto con il centro antiviolenza è una telefonata da donne di tutte le età, con una prevalenza fra i 31 e i 40 anni: il 52% delle donne sono coniugate, il 25% conviventi, il 15% separate o divorziate e infine l‘8% sono single. La percentuale delle donne separate e divorziate evidenziano come, spesso i problemi familiari di maltrattamento non cessano con la chiusura ufficiale del rapporto”.

Maria Assunta D’Angelo, medico di MMG, ha detto di sentire il ruolo del medico sul territorio come la più politica delle attività sanitarie per la presenza capillare e il rapporto di fiducia costruito. Ha detto: ”Possiamo far superare alla vittima silenzio, paura, nonché vergogna. Occorre far emergere situazioni di violenza ed accompagnare e indirizzare le donne, i bambini, gli anziani verso la rete dei servizi competenti. Dobbiamo trovare nella formazione di base e nella “vocazione”, parola desueta, ma quanto mai opportuna, i valori e le modalità di un intervento medico che teso a far prendere alla donna coscienza della sua dignità, diventi elemento indispensabile per mantenere una buona salute individuale, sociale e familiare. Sembrerà anacronistico ma voglio ricordare una donna, una piccola suora che diceva: Fate che chiunque venga a voi se ne vada sentendosi meglio e più felice”.

Elvira Ventura Spagnolo, medico legale dell’Università degli Studi di Palermo, ha costruito il suo intervento sul ciclo della violenza che gli operatori sanitari dovrebbero conoscere. Dalle attività locali in Sicilia nel dicembre 2013 è stato pubblicato Il manuale per operatori sanitari sulla violenza di genere, per aiutare nelle modalità operative, dall’accoglienza alla visita, e anche nelle eventuali successive procedure forensi e indagini giudiziarie.

Ho personalmente concluso il breve incontro ricordando i dati ISTAT 2010 sulla violenza di genere in Sicilia, gli Obiettivi della programmazione sanitaria (anche attraverso l’implementazione di uno specifico flusso informativo, a partire dal 118 e dalle SDO, per monitorare le prestazioni erogate dai servizi sanitari ai minori vittime o a rischi di violenza e alle donne) e la Circolare Assessorato Regionale della Salute del 7 marzo 2014 n. 6 pubblicata sulla GURS n. 19 del 9 maggio 2014, che, richiamati gli esempi di buone prassi di Ragusa e di Palermo, invita le Aziende Sanitarie della Regione ad avviare rapporti di stretta collaborazione con le autorità di competenza, organi inquirenti e Procura della Repubblica, per la costituzione di Task Force Inter-istituzionali. Senza dimenticare quanto già esistente: già il “Piano Sanitario Regionale 2011-2013” aveva previsto la costituzione di “reti interistituzionali”, da attivarsi attraverso procedure operative condivise e vi era una legge regionale – n.3 del 2012 titolata “Norme per il contrasto e la prevenzione della violenza di genere”.

Rosalba Ristagno
Presidente sez. Tirreno S. Stefano C. (ME) – AIDM
Consigliera Ordine dei Medici e degli Odontoiatri Provincia di Messina
Referente per l’Osservatorio FNOMCeO della professione medica e odontoiatrica femminile

Autore: Redazione FNOMCeO

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