Metagenetica e armi biologiche: la Sanità militare in Convegno

“Al medico militare è fatto divieto di mettere in atto, ricercare e perfezionare metodi di tortura e di violenza, nonché di attuare attività di ricerca finalizzata alla produzione di armi di distruzione di massa”.

Suonerà all’incirca così – salvo emendamenti proposti dagli Ordini Provinciali, che stanno revisionando l’intero lavoro – il nuovo articolo 77, tutto dedicato alla Medicina militare, del Codice Deontologico che la FNOMCeO promulgherà a fine anno.

Dallo stralcio appare chiaro il riferimento alle armi di distruzione di massa, biologiche chimiche o nucleari: e non poteva essere che un netto rifiuto del loro impiego.

La novità è che, per la prima volta, un Codice Deontologico senta il bisogno di assumere una netta presa di posizione contro questi strumenti. Cosa è cambiato nel contesto storico, scientifico e culturale? Lo abbiamo chiesto al vicepresidente della FNOMCeO, Maurizio Benato, che proprio di armi biologiche sta parlando a Roma al Workshop “Le Offese biologiche alla luce delle nuove conoscenze sui genomi”, organizzato dal Centro Studi e ricerche di Sanità e veterinaria dell’Esercito (Brigadier Generale Giacomo Mammana) in collaborazione con il Dipartimento di Malattie Infettive dell’Istituto Superiore di Sanità (Professor Gianni Rezza).

Ospite dei lavori, il Centro Studi della Sanità militare, che da circa quindici anni si occupa dei microorganismi potenzialmente in grado di essere utilizzati o manipolati per azioni di guerra biologica e bioterrorismo, a partire dalla ricerca di base sino alla messa a punto di diagnostici e vaccini.

Ma ecco, di seguito, le risposte di Benato.

Bioterrorismo, uso bellico degli agenti patogeni: quali sono le nuove sfide alla sicurezza pubblica che il medico militare ma anche civile si può trovare oggi ad affrontare?
Pensiamo allo scenario di New York subito dopo gli attentati alle Torri Gemelle: in un Paese già profondamente scosso e disorientato, si verificò il primo caso di morte per un quadro sintomatologico polmonare molto aggressivo, tale da far sospettare – e poi diagnosticare – che si trattasse di antrace. Fu subito chiaro che i peggiori timori si erano effettivamente materializzati e ci si trovava dinanzi ad un episodio di bioterrorismo. Il bilancio finale di questo episodio fu di ventidue persone colpite, di cui la metà con antrace cutaneo, tutte guarite a seguito di terapia antibiotica, e l’altra metà con antrace polmonare, di cui soltanto sei sono guariti, mentre gli altri sei sono deceduti.
Fu quello il “punto di rottura” che fece capire come il bioterrorismo fosse diventato ormai una minaccia reale e globale, che minava e mina la pace e la convivenza civile nel mondo occidentale.

E questa minaccia come ha cambiato la concezione stessa di guerra e di pericolo?
È vero: è lo stesso concetto di guerra ad essere diverso. La minaccia non appartiene più ad un Governo, spesso anzi non è convenzionale, è dinamica, accidentale e imprevedibile.
In pratica, è come se ci trovassimo di fronte a una guerra mai dichiarata, nella quale il mondo intero diventa un campo di battaglia senza confini, dove il nemico non è facilmente individuabile sin dal principio – come insegnano nelle scuole belliche – ma può nascondersi ovunque.
Ecco allora il nuovo ruolo della Sanità Militare, alla quale è chiesto di combattere su due fronti: quello della ricerca, della conoscenza, della trasmissione del sapere; e quello di intelligence in grado di fronteggiare le minacce sanitarie a livello planetario.

In questo Workshop si parla soprattutto del primo fronte, quello della ricerca. Qual è lo stato dell’arte?
Molte sono le applicazioni pratiche offerte dalla metagenomica, quel ramo applicativo della microbiologia molecolare che studia simultaneamente il DNA di intere comunità di microrganismi, direttamente nel loro habitat naturale. È quindi in grado di osservare le interazioni dei microorganismi sia tra loro, sia con l’ambiente, sia con l’uomo.
 Si tratta di una rivoluzione nella scienza, paragonabile all’invenzione del microscopio. E tale nuova applicazione  potrebbe far ottenere gli stessi successi di quanto è avvenuto con il Progetto del Genoma nella mappatura del codice genetico umano. Sino ad oggi, infatti, la microbiologia si è focalizzata su singoli ceppi di microrganismi coltivati in laboratorio ed esaminati al microscopio.
Ma, nella realtà, i microrganismi fanno parte di complesse comunità ed alcuni di essi neppure si sviluppano in vitro.
La metagenomica dà quindi la possibilità ai ricercatori di studiare tali comunità nel loro insieme, per capire come si esplicita la loro patogenicità e per produrre vaccini e diagnostici contro gli agenti bioterroristici. 

Autore: Redazione FNOMCeO

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