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Obiezione e professione medica: riflessioni a margine del convegno della Consulta di Bioetica

Si è svolto il 30 giugno nella Sala della Mercede di Palazzo Marini, a Roma l’ultimo degli incontri del 2014 della terza edizione della campagna "Il buon medico non obietta", promossa dalla Consulta di Bioetica per la sensibilizzazione e mobilitazione in difesa della libertà di scelta e della salute delle donne che vogliono interrompere la gravidanza.

L’obiettivo del workshop, come da introduzione di Maurizio Balistreri (filosofo, tra i fondatori della Consulta) è stato quello di promuovere una riflessione sul valore e sull’accettabilità morale, prima che giuridica, dell’obiezione di coscienza all’interruzione di gravidanza a quasi quarant’anni dall’approvazione della legge 194.

Durante i lavori c’è stato spazio per la presentazione delle attività di Associazione Vita di Donna e di Laiga – Libera Associazione Italiana Ginecologi per l’applicazione della legge 194/78 – illustrato da Gabriella Pacini e Silvana Agatone, che hanno evidenziato le difficoltà che incontrano le donne che vogliono interrompere la gravidanza, la migrazione sanitaria a cui sono costrette.

Marilisa D’Amico, professore di Diritto Costituzionale alla Statale di Milano, ha illustrato la decisione della Commissione dei diritti sociali del Consiglio d’Europa. Presenti all’incontro erano Marisa Nicchi, deputata Sel, Livia Turco (già Ministro della salute) e Maura Cossutta, ex parlamentare coordinatrice di Se non ora quando sanità. Presente fra il pubblico è intervenuto Michele Grandolfo (che a lungo si è occupato di salute della donna e dell’età evolutiva all’Istituto Superiore di Sanità), che ha detto: "Ogni presidente di Regione, ha la responsabilità dell’attuazione della legge stessa e deve fare in modo che i direttori generali delle Asl e della Ao facciano un piano operativo per organizzare il servizio tenendo conto delle tre modalità – farmacologico, chirurgico e terapeutico – con cui l’interruzione di gravidanza può avvenire se vuole evitare possibile incriminazione per interruzione di pubblico servizio. Va garantita la qualità sia concentrando un numero mimino per tipologia d’intervento sia una distribuzione territoriale che minimizzi gli spostamenti delle donne. Per realizzarle un servizio adeguato occorre organizzare le risorse anche utilizzando la mobilità del personale".

Per la FNOMCeO ha partecipato Annarita Frullini, che ha sottolineato che “la Federazione, che non ha compiti organizzativi o sindacali , ritiene etico tutelare quei colleghi che si trovano a lavorare in situazioni difficili organizzative/personali, perché non obbiettori, sia per i tempi di lavoro e di riposo, sia per la formazione e la progressione di carriera, senza ruoli rigidi derivanti dalla obiezione/non obiezione”. A lei abbiamo posto alcune domande per sintetizzare i lavori dell’evento romano.

Lei è intervenuta al simposio di pochi giorni fa a Roma: quali sono i contenuti che ha presentato in rappresentanza della Federazione?
Ho ricordato che la FNOMCeO, con il suo Comitato Centrale e i suoi gruppi di lavoro, si muove da anni per promuovere la sostenibilità del Servizio sanitario nazionale garantendo i principi di universalità, solidarietà ed equità, ribadendo i valori fondanti della Professione: Indipendenza, Autonomia, Responsabilità, a garanzia della libertà e dei diritti delle persone. Ma non è possibile risolvere difficoltà organizzative rilevate nell’applicazione di una legge azzerando uno dei diritti in gioco: quello del paziente di avere accesso a cure o prescrizioni e quello del medico di obiettare. La tutela dell’obiezione di coscienza è costituzionalmente fondata e si devono prevedere misure adeguate a garantire l’erogazione dei servizi, con attenzione a non discriminare né gli obiettori, né i non obiettori. Il nuovo Codice deontologico recentemente approvato prevede articoli specifici per la clausola di coscienza e l’obiezione di coscienza: 22 , 42, 43. Già in una circolare della FNOMCeo del 2006 si diceva che “si attribuisce alla coscienza uno spazio di espressione maggiore rispetto a quello che risulta esplicitamente attribuito dalle disposizione di legge”. Riteniamo quindi necessario individuare un punto di equilibrio che consenta a tutti i soggetti coinvolti di poter esercitare i loro diritti …senza che l’esercizio della clausola di coscienza si traduca di fatto nelle restizioni delle libertà e dei diritti riconosciuti. Per uscire da situazioni di stallo ed evitare contrapposizione e logiche binarie occorre pertanto cambiare il paradigma di approccio all’argomento e puntare a un discorso globale rifacendosi al titolo Norme per la tutela sociale della maternità e sull’interruzione volontaria della gravidanza della legge 22 maggio 1978 n. 194. Dobbiamo costruire percorsi possibili per evitare il ricorso alla interruzione di gravidanza. È necessario promuovere iniziative informative ed educative, perché si realizzi il diritto alla contraccezione come richiesta di libertà e di giustizia.

Dottoressa Frullini, visto che si riferisce a iniziative informative: che ne pensa del titolo scelto per la campagna promossa dalla Consulta di Bioetica, “Il buon medico non obietta”?
Da donna non amo le contrapposizioni, perché ritengo che le scelte dicotomiche penalizzino tutti, in particolare le donne, costrette a scegliere fra opposti. Credo piuttosto sia saggio sintetizzare gli opposti in una unità più vasta e passare dalla cultura dell’«or», alla cultura dell’«and». Inoltre abbiamo la ricchezza del pensiero femminile che include in sé la relazione, la capacità di prestare attenzione ai bisogni degli altri, di dialogo e di comunicazione. In altre parole cercare di capire le ragioni dell’altro diverso da sé.
Dire “il buon medico” presuppone l’esistenza di altro che… “buono non è”, significa scegliere indicatori con i quali purtroppo operare contrapposizione.

Quali sono a suo parere le ragioni che spingono molti ginecologi a scegliere l’obiezione di coscienza?
Negli ultimi dieci anni, secondo dati FNOMCeO, i ginecologi in Italia sono circa 14 500, con una percentuale di donne oscillante fra il 40% e il 43 %. Cosa sappiamo del lavoro di tutti questi colleghi? Cosa sappiamo dei medici obiettori? Non possiamo dire che – perché obiettori – non siano buoni medici. Per meglio cercare di capire riporto brani di testimonianze di colleghe non obiettrici riprese dalla stampa. Una collega ha dichiarato “In quel momento so benissimo che sto sopprimendo una vita. E non un embrione, bensì un futuro bambino. Ogni volta provo un rammarico e un disagio indicibili”. Un’altra collega dice “Dopo autocoscienza, autovisita e consultori, si era formata una generazione di operatori motivati… poi negli anni, senza mediatori culturali, senza assistenti sociali è diventato impossibile instaurare un rapporto con le donne che si presentavano a noi. Mi sono sentita soltanto un braccio esecutore”.

Cosa indicano secondo lei queste dichiarazioni?
È l’essere solidali con le donne, il voler evitare aborti in clandestinità e senza sicurezza che ha sostenuto la non obiezione. Ora sembra essere venuta meno la potenza delle relazioni che motivava un lavoro per alcuni aspetti poco gratificante. In tutti i campi oggi si registra una minore disponibilità ad occuparsi e fidarsi degli altri. Anche la partecipazione al volontariato diminuisce. C’è maggiore difficoltà ad impegnarsi in obiettivi comuni. Aumentano le diseguaglianze fra uomini e donne e le diseguaglianze fra donne. Credo sia necessario per tutti un maggiore convolgimento ai vari livelli e c’è da sviluppare una nuova “fiducia critica” l’uno verso l’altro e verso la società. Scrive Laura Fortini nel presentare il nuovo libro di Maria Luisa Boccia, Con Carla Lonzi. la mia opera è la mia vita: “Occorre pensare a un atto di cura femminile e anche maschile perché la necessità di cura attraversa tutti i generi e le generazioni per supplire in modo innominato alla mancanza di cura pubblica”.

Nel convegno romano avete parlato anche del decreto Zingaretti. Quale è il suo parere?
E’ buona l’intenzione di riorganizzare le funzioni e le attività dei Consultori Familiari istituiti con la legge 405 nel 1975, ma pare che il decreto del commissario Zingaretti operi introducendo tagli lineare senza una analisi mirata dei fabbisogni. Vi sono magistrati e politici che mostrano di non avere contezza di leggi dello stato e impongono le loro opinioni in campo scientifico. Per attuare cambiamenti sarebbe opportuno promuovere il consenso di quanti operano nelle strutture sanitarie. Anche con la "legislazione concorrente”, il Presidente di una Regione non può modificare una legge dello Stato. Il decreto Zingaretti dovrebbe essere ripensato perché il medico detiene la scelta tecnica professionale ribadita anche dalla Corte costituzionale. Di fatto la scelta di applicare uno IUD (Intra Uterine Devices) può derivare solo da un rapporto relazionale medico/ utente…

Quali possono essere le sue riflessioni conclusive dopo l’evento del Comitato di Bioetica?
Credo che bisognerà incontrarsi ancora perché il mondo della bioetica, dell’assistenza e del dibattito accademico non conosce bene l’azione e i valori di riferimento della FNOM. Ho avuto la percezione che è necessario, in un mondo sempre più vasto e complesso, comprendere come esporre le ragioni e le attività della Federazione sia cosa ben lontana dal proporre interessi di inesistenti corporazione. E credo che sia molto utile, con un corretto argomentare, riflettere ancora su etica dei diritti ed etica della cura, sulle prospettive dall’agire con e per gli altri, sull’autodeterminazione e sull’autonomia relazionale che dà spazio ai valori e ai contesti sociale che portano a compiere scelte morali.

Autore: Redazione FNOMCeO

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