Odontoiatria, 2017: un bilancio in attivo, guardando al futuro

Il DDL concorrenza approvato la scorsa estate, l’equo compenso tra luci e ombre, e, sorpresa di fine anno e di fine Legislatura, l’approvazione ‘in corner’ del DDL Lorenzin di riforma degli Ordini delle Professioni sanitarie: è stato un anno importante per la professione odontoiatrica, questo 2017 che sta per finire. Un anno a tratti vissuto al cardiopalma, ricco di vittorie e tormentato da qualche delusione o occasione mancata. Sicuramente un anno vissuto appieno dalla Commissione Albo Odontoiatri Nazionale, in prima linea sotto la guida del suo Presidente, Giuseppe Renzo. Insieme a lui, alla vigilia del passaggio al 2018, ma anche di quello, ancor più importante per la professione, del rinnovo elettorale dei vertici Cao della prossima primavera, abbiamo voluto tracciare un bilancio.

Presidente, è dunque tempo di bilanci. Ma non possiamo certo far passare sotto silenzio la notizia dell’anno, anzi direi degli ultimi dieci anni: l’approvazione, appena avvenuta, del DDL Lorenzin che riforma i vostri Ordini, e che contiene molte novità per l’Odontoiatria. Una riforma lungamente attesa, sulla quale a un certo punto la Cao ha preferito sospendere il giudizio per unità di intenti con la Fnomceo. Quella che mai è stata interrotta, invece, è l’attività istituzionale e politica della Cao  nazionale, che ha portato – e fatto ascoltare-  le istanze della Professione in tutte le sedi possibili. Presidente,  un commento a caldo?

È vero, il DDL Lorenzin è un provvedimento con le sue luci e le sue ombre. Da una riforma che doveva essere ‘epocale’ ci si poteva aspettare un provvedimento più organico, che considerasse le ragioni di tutte le professioni in campo. Tuttavia, per quanto riguarda l’Odontoiatria, non possiamo certo lamentare che le istanze portate dalla Cao nazionale siano rimaste inascoltate: molti saranno gli effetti positivi di questa Legge sulla nostra professione.

Quali?

Innanzitutto l’inasprimento delle pene per i reati di esercizio abusivo della professione e, ancor di più, per il prestanomismo. È una battaglia che la Cao nazionale porta avanti da sempre, è una battaglia che, me lo lasci dire, è diventata anche una guerra personale di Pippo Renzo. Una guerra che può aver dato fastidio, dentro e fuori la Professione, ma che oggi ci vede vincitori: il reato di abusivismo sarà  punito con la reclusione da sei mesi a tre anni,e con la multa da 10mila a 50mila euro. Finalmente sarà prevista la CONFISCA (sinora era solo un sequestro) dei materiali e delle attrezzature, la pubblicazione della sentenza e, per i prestanome, la trasmissione agli Ordini per l’interdizione da uno a tre anni dalla professione. 

C’è di che essere soddisfatti. Come si è arrivati a questo successo?

Oltre a farci ascoltare in tutte le sedi istituzionali e non, è stato importante aver smosso l’opinione pubblica, anche tramite i media. Non più tardi di una settimana fa eravamo qui, in questa sede, a parlare di abusivismo, con i nuovi dati dei Nas, con in mano il nostro Rapporto Eures Cao, che ancora oggi resta l’unico studio organico mai fatto sull’abusivismo odontoiatrico, e ‘armati’ della App ‘antiabusivi?. Bene, la sera tutti i titoli di apertura dei Tg erano dedicati ai ‘falsi dentisti’.

Era questo dunque il vostro intento? Perché alcuni suoi colleghi hanno lamentano malfunzionamenti tecnici della App, e hanno criticato il fatto di non aver prolungato il rodaggio…

 Guardi, su questo le risponderò tra poco. Quello che mi preme sottolineare è che, accanto a queste segnalazioni ‘tecniche’, ci sono tante storie di pazienti finiti in mano ad abusivi o a strutture di dubbia professionalità, che spontaneamente vogliono raccontare a tutti la loro esperienza perché non capiti ad altra gente. Stiamo raccogliendo queste preziose segnalazioni e cercando di rispondere a tutti. Vede, proprio questo era l’intento: sollevare il tappeto, aprire il sipario su questo fenomeno dell’abusivismo che troppo spesso resta sepolto negli scantinati dove questi criminali esercitano. Perché chi cade vittima di questi vergognosi truffatori troppe volte si vergogna persino di denunciare. E il sistema, la politica, a volte è stata connivente. Non potevamo più aspettare, era ora di dire ‘Basta!’, di dar voce a tutte le vittime, di gridare tutti insieme il nostro ‘no’, noi, le altre istituzioni, i giornalisti: mi pare  che i fatti ci abbiano dato ragione.

In quanto agli inconvenienti tecnici – molti non da ascriversi a ‘bachi’ del sistema ma piuttosto all’inesperienza degli utenti, non tutti abituati a ‘smanettare’ con gli smarthpone, e comunque per la maggior parte  risolti in poche ore dal lancio – lei mi insegna che il rodaggio vero si fa su strada: è così persino per i farmaci, dove esiste la fase 4 della sperimentazione, la “sorveglianza post marketing” che può durare alcuni anni, e che evidenzia quegli effetti collaterali  più rari, quelli che negli studi clinici, per quanto ampi siano stati, non potevano emergere. Quindi aspettiamo e sollecitiamo le segnalazioni, che costituiranno una sorta di sistema di ‘farmacovigilanza’ per questo nuovo rimedio contro gli abusivi e, di riflesso, contro i prestanome, che ci permetterà di perfezionarlo.

Quella contro l’abusivismo e il prestanomismo è una convinta azione iniziata da lungo tempo, che non ci ha mai visto recedere dalle nostre posizioni, neanche quando sono state messe in atto minacciose pretese di modificare i nostri comportamenti. Pretese che anticipavano quanto dobbiamo oggi registrare in termini di reazioni ed ingerenze nella normale e democratica gestione dell’impegno ordinistico. Ma non mi faccia parlare… Preferisco qui ringraziare tutti i giornalisti e le testate che ci hanno supportati e ancora ci supporteranno nelle nostre battaglie per la salute del cittadino.

Molte sono state le tappe di questo percorso insieme alla stampa: continuerà nel 2018?

Da sempre convinti che la buona informazione sia uno dei presupposti per la buona salute, a settembre, a Giardini Naxos, abbiamo premiato i cinque vincitori delle diverse categorie del premio GoodWriting, per il buon giornalismo in Odontoiatria, e pochi giorni fa abbiamo presentato la seconda edizione, che si svolgerà, appunto, nel 2018. Abbiamo varato la AppDentistInApp, che permetterà al cittadino di verificare, in tempo reale, se il dentista da lui scelto sia un vero professionista o un abusivo; abbiamo organizzato un corso di aggiornamento accreditato nel programma della Formazione Professionale Continua per giornalisti, un altro evento, sempre accreditato dall’Ordine dei Giornalisti, abbiamo in programma per febbraio; abbiamo inaugurato il portale Cao c’è, che presto si arricchirà di due forum, uno riservato ai presidenti e componenti delle Cao, uno aperto a tutti i professionisti d’Italia: è nostra convinzione che lo scambio di idee, quando costruttivo e non per sterile polemica, sia sempre fruttuoso e foriero di nuovi progetti e avanzamenti per  la professione.

Ma torniamo al DDL Lorenzin: quali saranno, da un punto di vista prettamente ordinistico, le conseguenze sulla Professione?

Molti aspetti impattano sulla Professione Odontoiatrica, cui viene riconosciuta maggiore autonomia a livello gestionale, mentre viene aumentata anche la componente numerica delle Commissioni di Albo, sia a livello provinciale che nazionale. Finalmente è disciplinata anche l’Assemblea dei Presidenti CAO: anche su questo siamo stati antesignani.

Nella normativa del DDL Lorenzin è poi previsto l’obbligo per tutti i soggetti  esercenti l’odontoiatria, in qualsiasi forma giuridica svolgano la loro attività, di iscriversi all’Albo.  Questo rappresenta un altro riconoscimento delle nostre buone ragioni, in più sedi espresse.

Sembra quindi confermato che, nonostante quanto previsto nella Legge Concorrenza, le STP, che possono, anzi devono, iscriversi all’Albo, siano l’unico soggetto societario abilitato all’esercizio dell’attività odontoiatrica.

Altre soddisfazioni raccolte nell’anno che ci lasciamo alle spalle?

Molti emendamenti che erano fortemente appoggiati dalla Cao nazionale sono stati approvati o quanto meno proposti all’interno dei diversi provvedimenti legislativi già licenziati o in via di approvazione in questa Legislatura: penso all’equo compenso, esteso a tutti i professionisti, alla possibilità anche per gli odontoiatri di accedere con una borsa di studio alle Scuole di Specializzazione. a. Penso, ed è notizia di questi giorni, al fatto che tutte le società operanti nel settore odontoiatrico, previste dal DDL Concorrenza, dovranno versare una percentuale del loro fatturato annuo alla gestione – Quota B – del Fondo di previdenza generale dell’Ente nazionale di previdenza ed assistenza dei medici e degli odontoiatri (ENPAM). Lo prevede un emendamento alla Legge di Bilancio approvato dalla Commissione Bilancio della Camera. Si tratta di una innovazione particolarmente positiva che garantisce la parità di diritti e di doveri fra tutti gli esercenti la professione odontoiatrica anche per quanto concerne la previdenza ENPAM. L’eventuale (ma è ben più che un’eventualità) approvazione definitiva di questa disposizione, non risolve, certamente, tutte le criticità, relative all’ingresso delle società nell’ambito dell’esercizio dell’attività odontoiatrica ma costituisce comunque il frutto di un’opera di reciproca e fruttuosa collaborazione fra l’ENPAM, la Cao Nazionale ed i sindacati del nostro settore. Ancora una volta si può serenamente affermare che, laddove vengano realizzate attività condivise, conseguenti e coese fra tutte le componenti della professione, i risultati arrivano anche in ambiti molto complessi nei quali è difficile farsi ascoltare se si parla in modo settoriale e non unitario.

Unità che è stata a volte messa in forse, almeno all’interno della Cao…

Un conto è l’unità della Professione, e quella, lungi dall’essere messa in forse, è uscita rafforzata da questo anno in parte anche travagliato: vorrei solo ricordare le molte riunioni plenarie degli Stati Generali dell’Odontoiatria, quelle con le Società Scientifiche che, prima ancora che il Ministero intervenisse, si sono date un regolamento per il loro stesso accreditamento, regolamento che poi è stata una pronta risposta e un sistema tampone per le criticità prodotte invece, per il nostro settore, dal Decreto attuativo del Ministero, che non ha considerato come, in Odontoiatria, esistano società scientifiche per specializzazioni molto peculiari, quindi con pochi iscritti ma con altissimi requisiti di qualità. E poi le riunioni con le altre Professioni, con la Fnovi (Veterinari), con la Fofi (Farmacisti), oltre naturalmente all’unità, mai venuta meno, con i Sindacati e con l’Enpam.

Altra cosa sono ragioni pseudopolitiche di piccolo cabotaggio, velleità di chi vorrebbe, criticando senza proporre soluzioni, emergere con la politica del ’divide et impera’.

Gran parte delle critiche rivolte a lei personalmente hanno riguardato l’approvazione del DDL Concorrenza, che ha aperto il settore alle società di capitali: vi si rimprovera che non siate riusciti ad evitarlo …

Non ci siamo riusciti noi – e non perché non ci abbiamo provato – non c’è riuscito il Consiglio Nazionale della Fnomceo, non ci sono riuscite le altre forze in campo, nonostante l’impegno speso in tal senso. Tantomeno ci sono riusciti quelli che criticano per il gusto di farlo. Anzi, le dico di più: probabilmente nessuno poteva riuscirci, perché troppo forte e ostinata era la volontà politica di approvare in fretta questa Legge, che giaceva da anni in Parlamento, solo per potersene arrogare i ‘meriti’ politici, giusta o sbagliata che fosse nella sostanza. L’alternativa era stare a guardare e lasciare che le cose andassero: e questo metodo ‘di comodo’ proprio non ci appartiene. La rappresentatività, infatti, non può essere solo di facciata, ma deve essere esercitata con impegno e anche mettendosi ‘contro’, se occorre. In ogni caso, le criticità nella Legge non le abbiamo rilevate soltanto noi, non le hanno rilevate solo le altre professioni, i farmacisti, gli avvocati, gli stessi medici, pur se coinvolti solo marginalmente. Le hanno ammesse proprio le forze politiche. È anche per questo che si è cercato, ancora una volta, di ‘tamponarle’ con emendamenti a leggi successive. Quello che ci auguriamo è che prima o poi, in Italia, si capisca che il sistema legislativo non può andare avanti per pezze e per rattoppi, perché prima si crea la falla e poi si cerca di chiuderla. Bisognerebbe pensarci a monte, con leggi di riforme organiche e condivise.

Tra le ‘riforme’ fortemente appoggiate dalla Cao, una che veramente promette di rivoluzionare il settore sembra essere quella dell’equo compenso, che è stato esteso a tutte le professioni. Crede che queste misure, o misure ancora più forti, come il tariffario minimo, siano compatibili con le norme sulla tutela della concorrenza?

Qui si parla del bilanciamento di due diritti, quello alla libera concorrenza, e quello, di rango costituzionale, alla tutela della salute. Anche se astrattamente fossero in competizione, io non avrei dubbi sulla parte dalla quale far pendere il piatto. In ogni caso, come recentemente affermato anche dal Ministro della Giustizia Orlando, l’introduzione di  standard retributivi minimi – che la Cao richiede come misura  per contrastare il dilagare di tariffe al ribasso incontrollato che, con riferimento alla professione odontoiatrica, vanno a scapito della salute dei cittadini e della qualità della prestazione professionale – è “una proposta che non contrasta  con le norme in materia di tutela della concorrenza e del mercato, tanto più che alcune esperienze europee, come quella tedesca, prevedono a tutela dei professionisti parametri che non sono considerate in contrasto con il diritto dell’Unione europea”.

È poi notizia di questi giorni che anche la Corte di Cassazione, decidendo In tema di liquidazione del compenso professionale spettante all’avvocato, nel vigore della disciplina precedente all’introduzione dell’equo compenso si è espressa in merito alla vincolatività dei minimi tariffari, anche in relazione all’importanza dell’attività svolta. E ricordiamo che sia il diritto alla difesa sia quello alla tutela della salute sono di rango costituzionale.

 La Commissione Nazionale Albo Odontoiatri da sempre ha chiarito, anche a livello deontologico, che gli odontoiatri svolgono una prestazione che è a tutela della salute pubblica e che prevede un onorario che deve essere adeguato alla complessità dell’incarico ma, che non costituisce l’elemento chiave del rapporto medico paziente. In parole povere, non può essere la legge della domanda e dell’offerta a condizionare l’alleanza terapeutica quale elemento di garanzia del successo della cura.  L’equo compenso tutelerà quindi sia il professionista, sia  il consumatore, e, nel caso di specie, il paziente, che potrà finalmente godere di una prestazione sicura e di qualità al giusto ‘prezzo’.

E concludiamo con il DDL Lorenzin: nella  normativa è prevista anche la possibilità per gli Albi che vantano più di 50mila iscritti di chiedere l’istituzione di un proprio Ordine. Crede la coglierete?

 Si tratta di una procedura che prevede una richiesta al Ministero della Salute e che sembrerebbe poter essere applicabile anche alla Professione Odontoiatrica. È evidente che su tale possibile innovazione ci dovrà essere un confronto tra tutti i presidenti Cao, per trovare una possibile linea comune.

Quello che veramente importa è che sempre più consolidato sia, nel sentire comune e nel mondo delle professioni e delle istituzioni, il riconoscimento dell’Odontoiatria quale Professione libera, autonoma e matura. E questa maturità la professione non se la è guadagnata a colpi di provvedimenti ma sul campo’, dimostrando con i fatti di non essere una specializzazione della medicina, ma di avere tutti i requisiti per essere considerata in maniera autonoma e con un ruolo ben preciso nella società. Se l’è guadagnata con l’unità tra le sue componenti, con la condivisione tra i suoi professionisti, con il porsi come soggetto terzo e di riferimento per il settore della Salute. E i riconoscimenti sono arrivati: all’ultimo Consiglio Nazionale della Fnomceo, quindi di entrambe le professioni, quella medica e quella odontoiatrica, è stata approvata per la prima volta, all’unanimità e senza alcuna obiezione neppure nel corso della discussione, una delibera che equiparerà in tutto i presidenti Cao ai Presidenti d’Ordine quando si riuniranno nella loro Assemblea nazionale, ben prima che il DDL Lorenzin suggellasse il riconoscimento delle Assemblee Cao. Un atto di valore quasi simbolico ma di grande significato, che mette sullo stesso piano le assemblee nazionali della Cao con i Consigli nazionali Fnomceo, sottolineando l’autonomia, la libertà e la peculiarità delle due professioni, pur unite in un unico Ordine.

Senza voler apparire presuntuoso, questo, appunto, rappresenta il valore della condivisione e dell’autorevolezza, della lungimiranza e nel contempo della coerenza: valori che, in questi anni, hanno improntato tutta l’attività della Cao nazionale.

Autore: Redazione FNOMCeO

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