OMCeO Palermo. Amato: “I DCA sono un problema di salute pubblica, servono più strutture”

In occasione della Giornata nazionale del Fiocchetto lilla dedicata ai Disturbi del comportamento alimentare

 Amato: “I DCA sono un problema di salute pubblica, servono più strutture”

 L’Università di Palermo avvia un master di II livello per formare medici educatori


Fenomeni pericolosi come anoressia nervosa, bulimia e alimentazione incontrollata (binge eating) sono i primi campanelli di allarme dei Disturbi del comportamento alimentare (Dca), che sono cresciuti in modo esponenziale soprattutto tra i giovanissimi: ad ammalarsi di più sono le ragazze tra i 12 e i 17 anni. Se bulimia e abbuffate incontrollate sono più frequenti, è l’anoressia che miete più vittime. Ma l’isolamento forzato della pandemia, come reazione post traumatica, ha peggiorato il quadro generale: l’incidenza dei disturbi è cresciuta in tutte le regioni d’Italia del 30%, le richieste di prima visita sono raddoppiate e l’età dell’insorgenza si è abbassata a 8-10 anni. Inoltre, sono dati raccolti solo dalle ospedalizzazioni in strutture pubbliche che non tengono conto di chi non arriva al ricovero o si cura privatamente.

Strutture specializzate, formazione di medici educatori, approccio pluriprofessionale e diagnosi precoce per scongiurare danni permanenti sono gli ambiti di intervento decisivi per i soggetti con Dca.

Questo lo scenario descritto dagli esperti intervenuti stamattina a Villa Magnisi, sede dell’ordine dei medici di Palermo, durante la Giornata nazionale del Fiocchetto lilla dedicata ai disturbi alimentari, organizzata  per richiamare l’attenzione di medici e istituzioni sulla necessità di migliorare la prevenzione e l’assistenza dei pazienti con disturbi alimentari.

“Siamo di fronte ad un problema di salute pubblica serio. I disturbi alimentari raccontano sintomi e manifestazioni difficili da riconoscere perché intervengono molti fattori, compreso quello ambientale. I dati ufficiali si riferiscono solo a ciò che si vede e sono solo la punta dell’iceberg. Su questi pazienti è fondamentale intervenire tempestivamente. Per farlo serve un approccio multiprofessionale, formando chi deve educare, a partire dai medici di medicina generale, i pediatri e gli specialisti, il cui apporto è decisivo  anche per sensibilizzare i familiari e indirizzarli ai centri specializzati, che in Sicilia purtroppo sono ancora troppo pochi rispetto ai numeri che si registrano”. A ricordarlo il presidente dell’ordine dei medici di Palermo Toti Amato, consigliere della Federazione nazionale Fnomceo.

Nel frattempo, l’Università di Palermo avvia il primo master di II livello sulla “Gestione integrata e multidisciplinare dei Dca”, aperto a tutti i professionisti di area medica, nutrizionale, psicologica, motoria, farmaceutica e delle Scienze della formazione.

Resta però il grande limite della mancanza di un quadro epidemiologico e di una mappatura del territorio perché  “i dati disponibili –  ha spiegato Rosalba Contentezza, coordinatrice del gruppo di lavoro Dca dell’ordine degli psicologi siciliani (Dprs) – arrivano dalle ospedalizzazioni, ma non è detto che tutti arrivino al ricovero o in strutture pubbliche perché c’è un sommerso ampio che si rivolge alle cure private. Inoltre, individuare le cause di mortalità o di disabilità permanenti rispetto al disturbo alimentare è molto difficile. Molti di questi soggetti, ad esempio, sviluppano malattie cardiovascolari che non vengono censite come disturbi alimentari. In questi giorni stiamo cercando di fare una mappatura nelle scuole del territorio sui ragazzi dai 14 ai 16 anni attraverso un test di rilevazione. Questo ci potrà aiutare per individuare delle ‘sensibilità'”.

La Giornata di sensibilizzazione è stata realizzata in partnership con l’Università di Palermo, il dipartimento di Scienze e tecnologie biologiche chimiche e farmaceutiche (Stebicef ) dell’Unipa, l’ordine dei farmacisti di Palermo, l’ordine degli psicologi della Regione siciliana e l’associazione “IlFiloLilla”.

Autore: Redazione

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