OMCeO Udine. Il chiarimento del Presidente Gian Luigi Tiberio

In merito alle recenti interviste comparse sui quotidiani locali, il Presidente dell’Ordine dei Medici della Provincia di Udine desidera chiarire alcuni contenuti riportati e risultati irrispettosi per i colleghi chiamati in causa dagli articoli.

La prima affermazione che va espressa con fermezza e chiarezza  è che questa Presidenza è solidale con tutti i Colleghi sofferenti, sfruttati, umiliati, messi alla berlina, attaccati per anni dai media, lesi da un sistema sanitario nazionale che si sta dimostrando inadeguato sia nella erogazione delle cure che nella tutela dei suoi dipendenti.

Da quando la gestione del SSN è stata strappata ai medici ed affidata a politici, con la ormai lontana legge 502 del 1992, il sistema si e’  progressivamente collassato, nonostante la ferma resistenza e resilienza dei medici e degli infermieri che hanno operato con grande abnegazione. Anzi, il collasso è stato corrispondente e simmetrico al progressivo aggravamento delle condizioni di lavori dei medici ed infermieri.

Dobbiamo sottolinearlo con grande chiarezza, il servizio sanitario nazionale si regge grazie allo spirito di sacrificio dei suoi operatori, ma è indispensabile e inderogabile un cambio di marcia, non solo a parole. Per troppi anni abbiamo assistito a proclami di riforma basati su di un progressivo de finanziamento.

La delicatezza dell’argomento e  la sofferenza della Categoria tutta, maturata progressivamente negli ultimi 30 anni, e ben evidenziata dalla recente indagine presentata a Roma dalla FNOMCeO, non  può essere descritta con delle battute virgolettate ricavate da un discorso lungo ed articolato, che è stato sollecitato con l’intento di voler spiegare quali siano le ragioni della difficoltà a reperire professionisti disponibili a subentrare ai numerosi pensionamenti in corso. O forse con il desiderio di scagionare i veri responsabili del disastro imputandolo impietosamente ai nostri giovani ed amati colleghi.

La solidarietà al  disagio dei  nostri Giovani Colleghi, colti, forgiati da oltre trent’anni di scuola ed apprendistato, trent’anni di vita da studente, precaria, senza nemmeno la tutela del diritto di poter avere dei figli , una casa , una famiglia.

La comprensione e la solidarietà vanno anche ai nostri Colleghi nel pieno dell’attività lavorativa, che continuano a produrre delle prestazioni di livello eccellente nonostante le gravi difficoltà strutturali ed organizzative, la soffocante e dilagante burocrazia, l’inadeguato riconoscimento economico dello straordinario,  l’assenza di qualsiasi speranza di carriera,  del decremento delle pensioni, defraudate dalla riforma Fornero , che pretende oltre 40 anni di lavoro da chi ne ha gia’ sostenuti trenta di studio, decurtando alla fine oltre metà  del valore della sua retribuzione.  Certo che chi puo’ va subito in  pensione: piu’ aspetti e ti trattieni al lavoro e meno sarai pagato…

Comprensione  e  solidarietà anche per tutti i Colleghi attaccati temerariamente da avvocati  e magistrati che spaccando il capello li accusano e sono costretti  a lotte decennali per dimostrare, nella stragrande maggioranza dei casi, di aver ben agito. Tutto questo per un salario, inadeguato anche solo per recuperare anni di studio non retribuito.

Si, perché bisogna sia chiaro il motivo per cui non si trovano medici che vengono a lavorare nella nostra Regione.  Non si può continuare a lesinare la retribuzione, umiliare la carriera,  ricattare in nome della amata deontologia  una Categoria che resiste eroicamente per decenni.  Anche gli eroi si stancano di combattere per chi in fondo li sottovaluta umiliandoli.

Provate a motivare i professionisti, offrendo loro delle possibilità di carriera basate sul merito, aumentando la paga,  garantendo adeguatamente il lavoro straordinario, pagando le assicurazioni,  e, perché no, una volta l’anno premiando i migliori, o i più stanchi, con una cerimonia ed una medaglia, come si fa per i soldati.  Perché noi siamo soldati. Combattiamo ogni giorno come leoni, e ve lo abbiamo sempre dimostrato,  pagando un prezzo altissimo: 374 professionisti morti durante questa terribile pandemia.

Provate a garantire la pensione, con il suo valore, non stracciata, per gli ultimi anni di esistenza a chi si è giocato la schiena in sala operatoria o si è ammalato per le radiazioni subite, o semplicemente per  cinquant’anni di sonno privato. Sì , perché spesso noi non dormiamo la notte, per studiare. E poi non dormiamo la notte, per curarvi. Per cinquanta lunghissimi anni.

Provate a comprendere il dolore che ciascuno di noi si assume, nel convivere con le vostre malattie, disgrazie e lutti, partecipando e cercando di alleviare, spesso risolvendo, i problemi di salute di corpo e mente dei vostri affetti.  Provate a litigare con tutti, per trovare un posto letto in ospedale o in sala operatoria al vostro congiunto che sta male, letto che non c’é, ma salterà fuori.

Provate, voi che leggete i giornali e vi chiedete come mai nessuno  vuol più fare la nostra vita.

Un abbraccio a tutti i Colleghi, soprattutto a coloro che giustamente sono insorti dopo aver letto l’articolo, perché hanno ragione.  Non era questo il messaggio che volevo trasmettere.

Non era questo il mio pensiero né il mio ragionamento. E credo con questa mia di averlo ben chiarito.

Il Presidente

Dr. Gian Luigi Tiberio

Autore: Redazione

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