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Parlamento Europeo: approvata Risoluzione per “la lotta contro il morbo di Alzheimer e le altre forme di demenza”

In data 19 gennaio 2011 il Parlamento Europeo ha approvato il testo (consultabile a questo link) di una Risoluzione per “la lotta contro il morbo di Alzheimer e le altre forme di demenza”, invitando i governi europei a farne una priorità e a sensibilizzare in merito l’opinione pubblica.

Quattro gli obbiettivi principali che la Commissione ha inteso prefiggersi nella presentazione della suddetta Risoluzione:

  • Promuovere la diagnosi precoce e la qualità della vita;
  • Migliorare la conoscenza epidemiologica della patologia e coordinare le ricerche in corso;
  • Favorire la solidarietà tra Stati membri attraverso la condivisione di buone prassi;
  • Rispettare i diritti delle persone che convivono con le diverse forme di demenza.

Secondo i dati diffusi dalle associazioni di pazienti, ogni anno 1,4 milioni di cittadini residenti nell’Unione europea sviluppano un tipo di demenza. Dopo i 65 anni una persona su venti è colpita da demenza, mentre tra gli ultraottantenni l’incidenza è di una persona su cinque. Secondo le stime, gli europei di età compresa tra i 30 e i 99 anni colpiti da malattie neurodegenerative sarebbero più di 8 milioni, cifra che secondo gli studiosi potrebbe raddoppiare ogni 20 anni.

In oltre la metà dei casi, le diagnosi effettuate è di morbo di Alzheimer. È significativo che solo il 3% delle persone cui è stata diagnosticata la malattia sia sopravvissuto più di 40 anni dopo la diagnosi stessa. Al di là dei dati certi, si è rilevata una persistente disparità di accesso alla diagnosi e al trattamento, non soltanto tra i diversi paesi ma anche all’interno dello stesso Stato.

Nel contesto attuale, le malattie neurodegenerative rappresentano una delle principali cause di inabilità nelle fasce più anziane della popolazione e che il numero di persone affette da tali malattie è destinato a crescere drasticamente.
Le cause all’origine delle demenze sono ancora in gran parte sconosciute. È tuttavia possibile identificare una serie di fattori di rischio che aumentano le possibilità di contrarre la malattia di Alzheimer, ad esempio l’ipertensione, il tasso di colesterolo elevato, l’omocisteina, gli scarsi livelli di stimoli intellettuali, attività sociale ed esercizio fisico, l’obesità e il diabete, nonché le lesioni cerebrali gravi o ripetute. Sembra invece da escludere che si tratti di una malattia a carattere prevalentemente ereditario.

Il testo della Risoluzione è accompagnato da una relazione estremamente circostanziata, essenzialmente orientata verso un miglior coordinamento tra gli Stati membri e una risposta più efficace e solidale in vista della prevenzione e del trattamento delle varie forme di demenza, in particolare l’Alzheimer, a tutto vantaggio dei pazienti e di coloro che li circondano, siano essi professionisti del settore sanitario, fornitori di servizi o familiari. Nella relazione si esprime il convincimento che un’eventuale strategia europea in tal senso potrà funzionare soltanto a condizione che i singoli paesi attribuiscano carattere prioritario alla definizione di piani d’azione nazionali. Essa afferma inoltre che oltre a focalizzare l’attenzione sulla diagnosi precoce e sulla prevenzione, è altresì essenziale puntare sulla raccolta e il trattamento di dati epidemiologici sulla malattia.

Una volta riunite tali condizioni, è necessario avviare un’azione integrata tra i vari paesi che includa i diversi aspetti, dalla ricerca alla prestazione di servizi sanitari. Occorre colmare le lacune ancora esistenti a livello, ad esempio, di formazione dei professionisti del settore, di sostegno alle famiglie (sia dal punto di vista assistenziale che psicologico) e di campagne di sensibilizzazione dell’opinione pubblica nei confronti della convivenza con la demenza.
Un’eventuale strategia europea non può prescindere dall’obiettivo di garantire, oltre alla disponibilità di servizi quanto più possibile generalizzati, la parità in termini di accesso e di trattamento dei pazienti, indipendentemente dall’età, dal sesso, dalle possibilità economiche o dal luogo di residenza.

Anche il rispetto della dignità dei pazienti durante tutte le fasi della malattia e la riduzione delle disparità esistenti meritano di essere considerati obiettivi prioritari. Si tratta di una scelta che implica un maggiore coinvolgimento dei diversi attori – dai corpi medici alle associazioni di pazienti – che possono offrire un contributo fondamentale in vista di una convergenza degli sforzi e dell’adozione di misure efficaci.

Fonte: Parlamento Europeo

Autore: Redazione FNOMCeO

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