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Regionalismo differenziato. La versione di Grillo: “Più autonomia su organizzazione e personale ma più poteri al ministero per assicurare unitarietà ed universalità nel SSN”

Questo, in estrema sintesi, il punto di vista del ministero della Salute che oggi è stata audita dalla Commissione parlamentare per il federalismo fiscale: “Il complessivo equilibrio di un sistema plurale – quale è quello delle autonomie – in particolar modo in un sistema integrato, quale è quello della sanità, impone che al riconoscimento di maggiori poteri debba necessariamente corrispondere l’intensificarsi dei relativi controlli da parte di chi svolge il ruolo di garante dell’unitarietà delle prestazioni su tutto il territorio nazionale”. Toccati anche molti temi della governance del sistema: dai criteri di riparto alla spending review. IL TESTO DELL’AUDIZIONE.

10 APR – “Il Governo crede molto nel percorso avviato sulle nuove autonomie per il quale, allo stato attuale, sono in corso approfondimenti che vanno anche oltre l’ambito sanitario. Le istanze delle Regioni finalizzate ad accrescere le loro prerogative organizzative, ad intensificare l’autonomia nella gestione e nella provvista di personale, nonché ad assicurare ulteriori opportunità di formazione, anche specialistica, sono viste con estremo favore dal Ministero della salute: ciò – voglio precisare – è tanto più vero che, a mio parere, tali facoltà dovrebbero essere riconosciute a tutte le regioni, in modo da avanzare davvero nel percorso di autonomia che la nostra Costituzione già riconosce alle Regioni”.

Ma, “non vi è dubbio che proprio l’ambito sanitario abbia una sua particolare specificità perché – ed è la stessa Costituzione a dircelo – dovranno in ogni caso rimanere invariati i princìpi di fondo del nostro sistema sanitario, riconducibili – in estrema sintesi – ai concetti di unitarietà ed universalità”.

“Allo stesso tempo, non si può sottacere come il complessivo equilibrio di un sistema plurale – quale è quello delle autonomie – in particolar modo in un sistema integrato, quale è quello della sanità, impone che al riconoscimento di maggiori poteri debba necessariamente corrispondere l’intensificarsi dei relativi controlli da parte di chi, nell’ambito dell’ordinamento, svolge il ruolo di garante dell’unitarietà delle prestazioni su tutto il territorio nazionale”.

Questa la presa di posizione ufficiale del ministro della Salute Giulia Grillo, intervenuta questa mattina in audizione presso la Commissione parlamentare per l’attuazione del federalismo fiscale, in materia di attuazione e prospettive del federalismo fiscale e sulle procedure in atto per la definizione delle intese ai sensi dell’articolo 116, terzo comma, della Costituzione.

E il ministro ha chiarito subito a chi spetterà quel “ruolo di garante”: “Pur nella piena consapevolezza della preminenza, ben scolpita nel nostro ordinamento, del ruolo regionale in materia sanitaria, va anche detto che l’attuazione dei piani di rientro, l’andamento dei commissariamenti e l’applicazione dei Patti per la salute ci dicono che il sistema, nel suo complesso, necessita di una “manutenzione straordinaria” che non può prescindere da un ripensamento del ruolo del governo centrale”, ha spiegato Grillo, aggiungendo come, “Ancora oggi, purtroppo, scontiamo gli errori del passato determinati da quella sovrapposizione, squisitamente terminologica, tra un vero ed auspicato decentramento ed un federalismo mai veramente compiuto. Ciò ha avuto un riflesso grave sul sistema, rappresentato da una chiara e netta frammentazione della programmazione sanitaria e dei centri di spesa che sta mettendo a rischio la salute dei cittadini, privandoli, in molti casi, della garanzia costituzionale della tutela e del diritto alla salute”.

Ma Grillo non si è limitata a questi temi. Nel suo intervento (vedi testo integrale) ha anche tracciato le direttive principali per un nuovo modello di governance e di programmazione in grado di ridisegnare l’attuale organizzazione del Servizio sanitario nazionale. “Siamo all’inizio del cammino ma la direzione è quella giusta”, ha spiegato.

Un nuovo criterio di riparto per il Fondo sanitario nazionale. Tra i primi obiettivi annunciati dal ministro c’è quello di rivedere gli attuali criteri di riparto del fondo sanitario, anche grazie alle nuove tecnologie e, in particolare, grazie al patrimonio informativo del Nsis “che aiuterà a determinare più correttamente il fabbisogno di salute”. Si punta ad una redistribuzione delle risorse, “che sia centrata effettivamente sui problemi di salute dei pazienti e le esigenze della popolazione, abbandonando l’attuale sistema di programmazione basato essenzialmente su una logica ‘per fattori produttivi’”.

Non si punterà più, quindi, sui soli strumenti del “costo standard” e delle “Regioni benchmark”. “Il nostro intendimento – ha sottolineato Grillo – è che il monitoraggio della spesa sia finalmente basato su una logica di processo orientata alla ‘patologia’, nonché sulle principali malattie ad alto impatto e sulla misura del ‘valore’. Questo “rovesciamento’ del punto di vista e di gestione della Sanità italiana porterà ad una vera e propria rivoluzione di approccio, di gestione e di misurazione dei risultati. L’obiettivo è, infatti, quello di costruire un ‘modello predittivo’ del fabbisogno di salute della popolazione italiana per simulare scenari a medio-lungo termine in base alle informazioni disponibili”.

Revisione della Griglia LEA. In questo percorso innovativo, assume particolare importanza anche la revisione dei criteri della Griglia Lea. “Lo schema del decreto interministeriale che innova il Nuovo Sistema di Garanzia dei Lea per il monitoraggio dell’assistenza sanitaria – introducendo, finalmente, indicatori omogenei, misurabili e solidi – ha acquisito l’intesa della Conferenza delle Regioni lo scorso 13 dicembre”, ha ricordato Grillo.

“Grazie ai già citati sistemi di interconnessione informativa si renderà possibile una mappatura dei flussi declinati per tipologia di prestazione che consentirà di individuare le situazioni di specifica carenza dell’offerta e di agevolare la redazione di un piano di contrasto alla mobilità passiva in grado di potenziare la capacità di offerta nei settori rivelatisi critici”.

Ridurre le diseguaglianze tra Nord e Sud. “In questi anni il SSN, pur avendo garantito un sostanziale universalismo, sembra avere tradito alcune aspettative: prima tra tutte quella della riduzione delle disparità geografiche. Il primo obiettivo del Ministero della salute non può che essere, dunque, ridurre le diseguaglianze e per far ciò torneranno utili le iniziative rivolte a perfezionare – se non a superare – il meccanismo dei costi standard, ed a contenere – se non ad eliminare – gli ingiustificati differenziali di costo nell’acquisizione dei beni e servizi”, ha aggiunto il ministro.

Elencando le sfide che attendono la sanità italiana, dall’invecchiamento all’aumento delle cronicità, fino ad una crescente domanda di salute e all’arrivo di nuovi farmaci, Grillo ha ribadito l’importanza di “investire nella prevenzione e nella promozione della salute lungo il corso dell’esistenza, per garantire alla popolazione un futuro in salute e all’insegna di uno sviluppo più sostenibile”.

Un nuova governance per il SSN. “Ad oggi, il monitoraggio della spesa per la salute avviene essenzialmente in una logica ‘per fattori’ (ad esempio su farmaci, dispositivi medici, ricoveri, prestazioni specialistiche, ecc.), favorendo il contenimento della spesa in modo immediato attraverso l’uso di budget a ‘silos’ (ad esempio tetti di spesa sui farmaci e sui dispositivi medici) e l’applicazione di tagli lineari su singole voci. L’impatto di queste misure ha certamente consentito, nel breve termine, una effettiva riduzione della spesa pubblica; tuttavia, superato il momento critico dal punto di vista finanziario è ormai necessario rimuovere gli effetti negativi di tale impostazione”.

“Il monitoraggio di consumi e spesa per singoli fattori, infatti – ha sottolineato – fa perdere di vista le interazioni fra questi. Per fare un esempio, una nuova tecnologia – più costosa in sé, ma che consente risparmi in ricoveri, altri farmaci e che riduce il carico economico vissuto dal paziente – rischia di essere solo osservata come costo e non come investimento”.

E quindi per il futuro, stop alla spending review, definita come “uno strumento che non appare più in grado di rendere sostenibile il sistema sanitario nel lungo periodo”. In definitiva, è arrivato il momento di abbandonare i vecchi schemi imperniati sulla “spesa storica” per acquisire “una nuova visione che reingegnerizzi la governance sanitaria”.


Pubblicato su QuotidianoSanità

Autore: Redazione

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