Report: diversità in Sanità

Report n. 44/2010        

DIVERSITA’ IN SANITA’

Una maxi operazione di trasparenza, lanciata dal Ministero della Salute, con tutte le performance sanitarie passate ai raggi x mette in evidenza i migliori e i peggiori risultati conseguiti a livello regionale dalle Asl fino ai singoli ospedali. Questi dati, se messi in fila, mostrano un Paese spezzato in due se non in tre parti. Con una sanità d’eccellenza concentrata in una manciata di Regioni: in particolare Toscana, Veneto ed Emilia Romagna. E il resto d’Italia che si divide tra la promozione con “sufficienza” e bocciature sonanti, tutte al Sud. Soprattutto nelle Regioni con i conti fuori posto e spesso già commissariate: le peggiori performance si registrano dal Lazio in giù. Con Sicilia, Calabria e Campania a fare da fanalino di coda. Un dato, questo, che” dimostra come la cattiva Sanità costi più di quella buona”.

In tutto sono 34 gli indicatori (28 in particolare prevedono veri e propri “voti”) messi a punto nel “Progetto Siveas” dal laboratorio management e sanità della Scuola superiore Sant’Anna di Pisa. Indicatori che misurano le performance di Regioni e ospedali valutando – dall’”ottimo” al “pessimo” – i risultati sui servizi sanitari; come la percentuale di cesarei di cui si abusa al Sud (si va dal 61% della Campania al 23% del Friuli). Oppure la capacità di operare rapidamente le fratture di femore: Bolzano è la migliore con oltre l’83% di interventi entro due giorni contro il 16% della Basilicata.

Per non parlare del tasso di ospedalizzazione: in Puglia si contano ben 155 ricoveri per mille abitanti contro la virtuosa Toscana che ne registra 97. O infine l’indice di “fuga” dei cittadini dalla propria Regione per cercare cure altrove: i valdostani “scappano” più di tutti contro i lombardi che sono invece i più fedeli ai propri servizi sanitari.
I dati a livello di singole aziende sanitarie, mostrano ancora di più un’Italia divisa spesso anche all’interno delle stesse Regioni.

Tra le differenze più macroscopiche ad esempio il dato sulla percentuale di parti cesarei: 73,36% all’Asl di Palermo e 72% circa in quelle di Napoli 1 e Napoli 3, contro poco più del 14% delle aziende sanitarie di Prato e Verona e il 10,64% al Fatebenefratelli Erba di Como.

P.S. Come sempre chi fosse interessato ad approfondire, la documentazione completa è a disposizione presso il Centro Studi e Documentazione della FNOMCeO.

Roma 27/04/2010

Autore: Redazione FNOMCeO

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