Report: la popolazione italiana torna a crescere a ritmi superiori alla media europea

Report n. 12/2010

LA POPOLAZIONE ITALIANA TORNA A CRESCERE A RITMI SUPERIORI ALLA MEDIA EUROPEA; SECONDO PAESE PIU’ ANZIANO

La dinamica di crescita costante e accelerata della popolazione osservata a partire dagli anni 2000, a fronte di una ripresa delle nascite e a seguito dei processi di regolazione degli immigrati, continua a seguire un andamento positivo. Il tasso di variazione medio annuo calcolato fra il 2001 e il 2008 si attesta allo 0,7 per cento e la popolazione è cresciuta nello stesso periodo da quasi 57 a oltre 60 milioni di residenti.

L’indicatore proposto misura la crescita, riportata in media annua, della popolazione residente rispetto a un intervallo temporale definito. Questo indicatore, oltre a essere una misura prettamente demografica, fornisce anche un’indicazione indiretta sulla vitalità complessiva di un paese.

  • L’Italia nel contesto europeo

Con il 12 per cento degli oltre 499 milioni di abitanti dell’Unione europea, l’Italia rappresenta il quarto paese per importanza demografica dopo Germania (82,3 milioni), Francia (64,4 milioni) e Regno Unito (61,6 milioni). Nel 2001-2008 l’Italia occupa la settima posizione rispetto al tasso di variazione medio annuo della popolazione complessiva e si colloca, con lo 0,75 per cento, nettamente al di sopra della media Ue27 (0,48 per cento). Sopra l’Italia troviamo a breve distanza la Francia (0,78 per cento) mentre quattro Paesi si discostano nettamente dagli altri: Lussemburgo (1,69 per cento), Spagna (1,79 per cento), Cipro (1,87 per cento) e Irlanda (2,21 per cento).
Sul fronte opposto, presentano segno negativo quasi tutti i paesi di nuova adesione, anche in conseguenza di accentuate dinamiche migratorie verso i paesi Ue15.

  • Analisi Regionale

Oltre un terzo della popolazione italiana è concentrata in tre Regioni: Lombardia (16,2 per cento), Campania (9,7 per cento) e Lazio (9,4 per cento). Con riferimento alle quattro grandi ripartizioni geografiche il Mezzogiorno è ancora l’area più popolata del Paese con il 34,7 per cento degli abitanti, seguita dal Nord-ovest con il 26,5 per cento. Il Mezzogiorno, in controtendenza rispetto al passato, è l’area che, nel periodo considerato, è cresciuta meno (0,2 per cento), mentre è la ripartizione del Centro che fa registrare il maggiore tasso medio annuo di crescita (1,1 per cento). Il Lazio è la Regione con i maggiori incrementi medi annui (1,4), seguita dalla provincia autonoma di Trento e dall’Emilia Romagna (entrambe 1,2).
Sono invece solo due le Regioni caratterizzate da segni negativi nella crescita della popolazione: la Calabria in misura più lieve e la Basilicata (-0,2) in modo più accentuato.
Si rilevano poi alcune differenziazioni di genere. Anche se numericamente le donne sono più degli uomini (30,7 milioni contro 29,0 milioni), la popolazione maschile cresce più di quella femminile: 0,8 per cento contro 0,7 per cento.

  • Invecchiamento

L’incremento dell’incidenza della popolazione anziana in Italia è fenomeno ormai assodato. Il rapporto tra ultra 64enni e giovani ha assunto proporzioni notevoli e supera, al 1° gennaio 2009, quota 143; in altre parole nel nostro Paese gli anziani sono circa il 43 per cento in più dei giovani. Questo valore, non lontano da quello dell’anno precedente, colloca l’Italia al secondo posto nella classifica dei Paesi europei.
L’indice di vecchiaia è un caratteristico rapporto demografico ed è definito come il rapporto percentuale tra la popolazione in età maggiore di 64 anni e la popolazione con meno di 15 anni. È l’indicatore maggiormente utilizzato per misurare il grado di invecchiamento della popolazione residente in un Paese o in una Regione.
Al 2007, ultimo anno per il quale si dispone dei dati per tutti i paesi Ue, l’Italia è il secondo paese più “vecchio” d’Europa dopo la Germania (che le ha sottratto il primato proprio nell’ultimo anno), anche se la distanza che li separa è minima (146,4 contro 142,8). Il valore medio dell’Ue27 segnala invece un maggiore equilibrio tra le due classi di età (108,6).
Sono complessivamente dieci i Paesi che presentano un indice di vecchiaia superiore alla media europea: oltre ai due già citati, troviamo nell’ordine Grecia, Bulgaria (entrambi intorno a 130), Lettonia, Slovenia, Estonia, Spagna, Portogallo e Austria. All’altro estremo della graduatoria, vi sono Paesi dove il peso delle classi di età più giovani è maggiore. In assoluto è l’Irlanda il Paese dove questo rapporto è più favorevole (52,9) e dove quindi la proporzione tra giovani e anziani è sostanzialmente di due a uno. Tra i Paesi di rilevante dimensione demografica che presentano un bilancio positivo a favore dei giovani vi sono anche la Polonia (87,0), la Francia (87,9) e il Regno Unito (91,7).

  • Anziani per regione

La Regione dove complessivamente risulta maggiore l’incidenza delle persone anziane è la Liguria (236,1), mentre le province con tasso di vecchiaia più elevato sono Trieste e Savona (rispettivamente 249,8 e 241,3); a breve distanza, Ferrara, Genova e La Spezia.
La Campania è l’unica regione per la quale l’indice di vecchiaia è inferiore a 100, mentre le Province che si collocano al di sotto della media italiana sono 40 su 107. Quella di Napoli è la provincia con il rapporto più basso (81,2) seguita da Caserta, Crotone, Catania e Bolzano.
In termini più generali, permangono rilevanti differenze tra il Centro-Nord e il Mezzogiorno, a favore di quest’ultimo, dove si rileva una minore incidenza delle età anziane (indice di vecchiaia pari, rispettivamente, a 158,4 e 118,3).
L’invecchiamento della popolazione è un fenomeno in crescita. Tra il 2002 e il 2009 l’indice, su base nazionale, ha fatto registrare una variazione positiva di 12 punti percentuali. Gli incrementi maggiori si registrano nelle regioni del Mezzogiorno, che si stanno rapidamente allineando con il resto del Paese, anche per effetto delle dinamiche migratorie. La crescita è decisamente più contenuta nel Centro-Nord. In quattro Regioni  (Emilia-Romagna, Toscana, Umbria e Liguria), l’indice di vecchiaia si riduce rispetto al 2002.

P.S. Come sempre chi fosse interessato ad approfondire, la documentazione completa è a disposizione presso il Centro Studi e Documentazione della FNOMCeO

Roma, 05/02/2010

Autore: Redazione FNOMCeO

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